I sindacati dei medici annunciano un altro sciopero per il 25 gennaio 2019, dopo quello del 23 novembre scorso. I camici bianchi protestano contro il governo gialloverde che non ha risposto alle richiesta di aumento dei fondi destinati al servizio sanitario nazionale nella legge di bilancio. Risorse ritenute essenziali per il rinnovo del contratto nazionale dei medici e dei dirigenti sanitari, fermo da dieci anni, e per rimuovere il blocco della spesa ferma al 2004 per il personale sanitario. Tale blocco è stato inserito nel 2010 da Tremonti insieme al blocco del turn-over. La terza rivendicazione dello sciopero riguarda le borse di specializzazione ai medici neolaureati. Le coperture previste sono solo per 800 borse a fronte delle tremila necessarie.

La manovra prevede lo stanziamento di un miliardo per il servizio sanitario, ma questa cifra è in realtà il frutto di una decisione del precedente governo Gentiloni, che è stata semplicemente stata confermata dall’attuale esecutivo. Apparentemente quindi si potrebbe pensare che i finanziamenti alla sanità ci siano, in realtà sottolinea Andrea Filippi, segretario nazionale di Fp Cgil Medici secondo il quale, tuttavia, «mancano due miliardi all’appello, gli stessi che il governo Renzi nel 2015 decise di tagliare nell’ultima notte della legge finanziaria, il servizio sanitario scenderà di questo passo al 6,5 per cento del Pil; la soglia limite indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità come valore importante per garantire le cure essenziali ai cittadini». Per Filippi il rapporto della spesa sanitaria aumenta in proporzione al Pil. Per questa ragione la sanità ha bisogno di continui investimenti che nel tempo crescono con l’avanzamento delle tecnologie e dell’ingegneria biomedica legata allo sviluppo dei farmaci. La popolazione inoltre sta invecchiando e aumentano anche le patologie croniche che hanno bisogno di cure costanti. «C’è molta confusione – aggiunge Andrea Filippi – perché si parla di “reddito di cittadinanza” ma contemporaneamente si prosegue con una politica neoliberista di taglio al welfare in coerenza con la Flat Tax».

«Oggi mancano 10 mila medici e l’anno prossimo con i pensionamenti previsti dalla legge Fornero si prevede di arrivare a 40 mila, ai quali andrebbero aggiunti quelli della cosiddetta “quota 100” – ricorda il segretario generale del sindacato Anaao Assomed Carlo Palermo – Senza parlare della carenza di 50 mila dipendenti tra infermieri e operatori sanitari. Se la spesa non aumenterà e non ci saranno nuove assunzioni, non sarà possibile garantire un’adeguata copertura del personale per dare accesso alle cure e mantenere il servizio efficiente».
L’altra rivendicazione dei medici riguarda il mantenimento dell’esercizio della libera professione «intramoenia». Questo tipo di prestazione a pagamento per metà finisce all’azienda sanitaria e per l’altra metà resta al medico. Tuttavia la categoria che fa concorrenza al servizio pubblico sono in realtà soprattutto i così detti medici «extramoenia» che svolgono la loro attività all’esterno in ambulatori e cliniche private. La soluzione perciò, ribadisce Palermo, è un forte investimento nel servizio pubblico».