Le ultime due notizie, in ordine di tempo, evidenziano quale sia il nuovo ruolo di Cassa Depositi e Prestiti. La prima riguarda il recente acquisto, da parte di Cdp attraverso il Fondo Strategico Italiano, del 59,3 % di Sia, società milanese leader in infrastrutture e servizi di pagamento elettronici. Quale sia l’interesse economico generale, cui dovrebbero rifarsi gli interventi di Cdp, di tale acquisizione risulta incomprensibile; molto più evidente l’interesso privatistico, avendo Cdp – il cui Presidente, Franco Bassanini, è espressione delle fondazioni bancarie- comprato le quote sinora detenute da Intesa (28,9%), Mps (5,8%) e Bnl (4,5%), regalando alle loro casse in affanno 765 milioni di euro. La seconda riguarda l’annuncio fatto da Cdp di aver avviato, sempre attraverso il Fondo Strategico Italiano, lo studio per la costituzione di una holding dedicata ad investire in equity nei servizi pubblici locali, con la messa a disposizione di 3 miliardi di euro e con la possibilità di apertura del capitale ad investitori privati fino al 49%; si tratta del tentativo di generalizzare il modello Hera-Aps Acegas, ovvero la consegna a grandi multiutility collocate in Borsa dei beni comuni dei cittadini. Già garantito, su questo versante, il consenso di Fassino, presidente dell’Anci,(ma anche membro del CdA di Cassa Depositi e Prestiti), che ha annunciato la proposta di un provvedimento che obblighi tutti gli enti locali a non possedere più del 35% del capitale delle società di servizi pubblici locali.

Sono solo gli ultimi due esempi della trasformazione avvenuta di quello che fino a undici anni fa era un ente di diritto pubblico con il compito di convogliare il risparmio postale dei cittadini per sostenere a tassi agevolati gli investimenti degli enti locali ed oggi è diventato la leva finanziaria per la svendita del patrimonio e dei servizi pubblici locali, nonché per il sostegno a strategie economiche tutte fondata sul paradigma delle grandi opere o su scelte industriali, la cui utilità sfugge ai più, ma come sempre non ai pochi.

Continua a rimanere misterioso il silenzio della politica su un evidente strappo democratico: possibile che le strategie economiche del nostro paese siano sottratte alla discussione parlamentare e avvengano dentro gli stretti confini di un Consiglio di Amministrazione di un soggetto privatistico, che amministra 240 miliardi di euro di risparmi prodotti dai cittadini?

Per fortuna, c’è una terza notizia, e questa volta positiva : il 10 maggio scorso, il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale ha fatto il suo quarto incontro nazionale per dare corpo alla campagna per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti. Le decine di realtà territoriali hanno deciso tre filoni di mobilitazione : a) gli enti locali, attraverso la campagna “100 delibere in 100 comuni”, per far prendere parola agli enti locali con la richiesta di far uscire dal patto di stabilità tutti gli investimenti legati ai ben comuni e al welfare locale e con la richiesta di un nuova funzione pubblica e sociale per Cdp; b) i cittadini, attraverso la proposta di una legge d’iniziativa popolare per la socializzazione di Cdp, che, dopo un’adeguata discussione partecipativa,verrà lanciata in tutto il Paese nel 2015; c) le realtà sociali, attraverso la costruzione nel prossimo autunno di una carovana itinerante che faccia staffetta tra tutte le esperienze di riutilizzo sociale e produttivo del patrimonio pubblico, oggi sotto attacco grazie ai processi di svendita finanziati da Cdp.

La mobilitazione per la riappropriazione della ricchezza sociale prodotta nel paese prova a fare un salto di qualità: un’altra Cassa Depositi e Prestiti è sempre più necessaria, per garantirci un futuro.

Attac Italia