Il senso della giornata lo riassume Leoluca Orlando: «Se in nome della sicurezza si cominciano a calpestare i diritti, allora stiamo andando verso una dittatura», avverte. Il sindaco di Palermo parla a margine dell’incontro che ieri – chiamati dal fondatore della ong Open Arms, Oscar Camps – ha riunito in un albergo romano otto sindaci di altrettante città italiane e spagnole che negli ultimi mesi si sono distinti nell’accoglienza dei migranti. Con Orlando ci sono la sindaca di Barcellona Ada Colau, quello di Saragoza Pedro Santisteve e i colleghi italiani Luigi De Magistris (Napoli), Virginio Merola (Bologna), Damiano Coletta (Latina) e Francesco Italia (Siracusa). Presente, in rappresentanza del comune di Milano, l’assessore alle Politiche sociale Francesco Majorino, mentre la sindaca di Madrid Manuela Carmena, che pure ha aderito all’iniziativa, alla fine non ha potuto partecipare.

Un incontro «informale» coordinato dal presidente dell’associazione A buon diritto Luigi Manconi, e servito a gettare le basi per la creazione di una rete di città che, in vista delle elezioni europee di maggio, provi a contrastare le politiche sovraniste di chiusura dei porti alle navi delle ong che salvano i migranti nel Mediterraneo. «Una chiamata ai sindaci e alle sindache per salvare l’Europa da se stessa», per usare le parole scelte da Ada Colau per il suo manifesto servito da stimolo alla discussione e al quale adesso si spera aderiranno anche altri sindaci.

Si guarda all’Europa, ma anche a quanto accade a casa nostra come gli effetti che il decreto sicurezza avrà nei territori governati dai sindaci. «Non possiamo essere lasciati soli ad affrontare un problema che per strategia politica punta a creare una guerra tra poveri», spiega Coletta. A fare da battistrada nel contrasto di questa strategia è stato proprio Orlando con una direttiva che autorizza, contrariamente a quanto previsto dal decreto Salvini, l’iscrizione dei cittadini stranieri all’anagrafe di Palermo. Dal 2 gennaio a oggi sono stati 200 gli immigrati che hanno potuto approfittare di questa possibilità. Il risultato, spiega il sindaco, «è che quattro migranti hanno potuto avere un contratto di lavoro, regolarizzare la propria posizione e cominciare a pagare le tasse. Allora mi chiedo: chi crea insicurezza e chi, invece, lavora per la sicurezza dei cittadini?».

Quello che si chiede ai sindaci italiani ed europei è quindi di lavorare in difesa di valori ce dovrebbero essere scontati e che invece non lo sono più. Ma come farlo? «Dobbiamo creare una rete parallela e integrata di solidarietà», dice il primo cittadino di Bologna Virginio Merola.«L’allarme sicurezza è infondato, son oro che alimentano la paura e dunque dobbiamo fare atto di disobbedienza costituzionale verso un decreto che è incostituzionale».
Senza dimenticare quanto accade tutti i giorni nel Mediterraneo, le tragedie provocate anche da tre anni in cui si è criminalizzato il lavoro delle ong. «Salvare vite è un dovere, lasciare persone in mare è un crimine», ripete allora ancora una volta il sindaco di Napoli De Magistris, per il quale il governo «vuole distruggere i modelli di integrazione, mentre noi lavoriamo per integrare, il decreto sicurezza alimenta l’insicurezza».

Per quanto importante l’incontro tra i sindaci è però solo un primo passo. «L’obiettivo – spiega infatti Manconi a conclusione dei lavori – è organizzare per dopo le elezioni europee una grande assemblea in una città del Mediterraneo per proseguire il discorso».