Innocenza e altre deviazioni è un romanzo firmato da Massimo Triolo e pubblicato dalla casa editrice Nulla Die (pp. 124, euro 12). La vicenda che viene raccontata è particolare fin dal suo principiare, a causa di un sogno che il protagonista Joel fa mentre, apprenderemo in seguito, si trova ricoverato presso un ospedale. È proprio all’interno di questo nosocomio che Joel esplicita al proprio psichiatra, il dottor Bloom, la volontà di uccidersi. Comincia Joel a riavvolgere la propria vita, nelle suture sostanziali che partono dalla innocenza contenuta nel titolo del libro. Che cosa è l’innocenza viene a distinguersi nelle parole di un uomo come Joel che mostra, seduta dopo seduta, cosa implichi il nocumento interno al termine; se innocente è chi “non nuoce”, l’azione del nuocere è collegata a doppio filo alla biografia del protagonista letterario di Triolo; chi ferisce, chi si lascia ferire, chi non può fare a meno degli altri anche nella asprezza e nel rischio che ciò vuole dire.

Autore principalmente di testi poetici, Triolo, è alle prese con una materia più difficile che però maneggia con duttile raffinatezza, muovendosi tra le molte citazioni inserite nella storia, sia nel loro collegamento l’una con l’altra. In questo viaggio sotterraneo dei sentimenti, somigliante a un noir psichico e mobile, i temi affrontati sono diversi: dal risentimento alla collera, dalla tenerezza al dolore, dalla nefandezza alla liberazione. Non si danno, questi temi, una volta per tutte bensì brillano come un neon stanco e indifeso di costellazioni culturali e poetiche. Con quel sogno iniziale, violento e privo di pietà, Joel comincia infatti un corpo a corpo che lo condurrà fino ai pertugi indicibili per la maggior parte degli esseri umani, la sua fragile scommessa, il suo sguardo sovente orbo e oscillatorio è un po’ come la vita.

Le “deviazioni” dallo stato iniziale, mai perduto del tutto, sono arterie – principali e secondarie – che hanno nomi indiscutibilmente evocativi: Lizbeth, Rose, Lorna, e poi ancora Jane e Andrew. Il soggetto in conversazione con l’agorà del proprio Sé, chiama all’appello ognuno di loro tracciandone addestramenti cadute e conquiste, territori scoscesi ma intensi per cercare un senso, una direzione che non determini giudizio e punizione; sono essi luoghi amorosi, sessuali, erotici, reali e ancora proiettivi. È infatti, l’esercizio di Massimo Triolo, anche meta-letterario nella misura in cui riesce a spostarsi nell’intreccio di generi – dal diario al memoir, dalla indagine al racconto autonomo nella sua brevità – mostrandoci come si possa utilizzare un diverso linguaggio per ogni esplorazione narrativa, dal sentire la realtà alle sue numerose rappresentazioni. Siano esse vere presunte o immaginarie, l’importante è saper costruire e decostruire mondi possibili e dare voce all’oppressione del vivere.