Mangiare una zuppa oltre a sfamare crea da subito una sensazione di calore e di benessere nel corpo. Ecco perché un progetto di aiuto per i profughi siriani nei campi in Libano punta il focus sulle zuppe: un meraviglioso libro di cucina con ricette di cuochi da tutto il mondo intitolato Soup for Syria – da poco uscito anche in Germania col titolo in tedesco Suppen für Syrien – è “un’occasione fantasiosa e meravigliosa per aiutare e al contempo assaporare”. Recita così la fascia gialla che avvolge il volume dal semplice disegno da ricamo bianco su sfondo azzurro pubblicato dall’editore DuMont con sede a Colonia. Come e quando è nato questo progetto?

Sin dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011 in concomitanza con le primavere arabe ha causato nella sua evoluzione iperbolica di distruzione milioni di profughi che avevano inondato anche la Germania nella tarda estate 2015. Già l’anno precedente si erano creati diversi campi in Libano, uno dei quali nella valle del Beqa’ nel nordest del paese vicino al confine con la Siria, a soli 30 km dalla capitale Beirut e proprio nelle vicinanze della casa di Barbara Abdeni Massaad, fotografa e autrice di libri di cucina. Un giorno lei non ce la faceva più a pensare alle persone in tenda al freddo, a stomaco vuoto, nelle fredde giornate invernali, per cui caricò la macchina con alimenti vari, erbe e spezie, nonché alcune pentole e si recò assieme a un amico nel campo per preparare da mangiare per tutti. Ci sarebbe tornata diverse volte, e dopo un po’ nacque l’idea di pubblicare un libro di ricette e mandare il ricavato dalle vendite agli abitanti del campo.

Poco dopo Barbara Massaad incontra l’editore americano di Interlink Publishing, Michel Moushabek, a Londra e discutendo di profughi emerge la sua idea di pubblicare un libro di cucina per aiutarli. Egli l’ha da subito accolta, avendo lei molto successo negli Usa, convergendo sulle zuppe e propone di fare il grande salto: una raccolta di ricette di grandi cuochi internazionali riccamente illustrata. Furono subito contattati i più famosi nomi della cucina in giro per il mondo e – sorpresa! – avevano risposto quasi tutti con grande entusiasmo: oltre sessanta, tra cui Alice Waters, Paula Wolfert, Claudia Roden, Greg Malouf, Anthony Bourdain, Sally Butcher e Yotam Ottoleghi. Il resto era andato quasi da sé: entrò come partner l’Onu attraverso l’Unhrc per finanziare i progetti di aiuto e nel 2016 il volume era già sul mercato in lingua inglese col titolo Soup for Syria. Recipes to Celebrate Our Shared Humanity.

A questo punto è entrato in scena lo scrittore Rafik Schami, di origine siriana, che vive in Germania sin dagli anni settanta (tra i titoli pubblicati in italiano da Garzanti ricordiamo Il buio della notte e II lato oscuro dell’amore, una saga famigliare che narra la storia della Siria a partire dalla caduta dell’Impero ottomano), il quale venne interpellato da Moushabek per individuare un editore per la versione tedesca. Schami, entusiasta del progetto, si mise alla ricerca ma inizialmente incontrò parecchia resistenza finché due donne della casa editrice DuMont Verlag non soltanto accolsero la proposta di pubblicazione ma decisero anche di aderire in pieno all’intero progetto garantendone il cento percento delle vendite (normalmente è uso destinare il 10% a un progetto da sostenere). Inoltre succede che l’editore americano rinuncia a farsi pagare i diritti e l’editore tedesco – oltre a lavorare gratuitamente al progetto del libro – fa convergere i proventi dalle vendite dell’edizione tedesca all’assocazione Schams (che in arabo significa “sole”), fondata da subito nel 2012 dallo scrittore – oggi 72enne – assieme ad altri amici per aiutare i tanti profughi bambini e adolescenti con progetti di formazione e scolarizzazione istituiti nei campi in Libano, in Giordania e nella Turchia che hanno r/accolto oltre quattro milioni di persone non avendo trovato allora (e a tutt’oggi) una eco favorevole presso i politici europei contattati per mandare a loro volta aiuti nei paesi vicini alla Siria. E questo ancor prima dell’arrivo massiccio di persone in Europa attraverso la rotta est, da Turchia e Grecia, via i paesi balcani.

Scrive Schami nella sua introduzione: “I veri vinti di ogni guerra sono i bambini che accanto alla leggerezza di un’infanzia spensierata perdono anche molti anni di vita” e prosegue dicendo: “Gli aiuti europei non vennero aumentati, anzi, furono drasticamente ridotti. Tutti i paesi occidentali si rifiutarono di fare pressione sui ricchi paesi arabi detentori del petrolio per accogliere anche loro i profughi siriani e dare aiuti finanziari. E’ davvero difficile da comprendere, oggi nel 2017, che le potenti democrazie occidentali si siano messe e continuano a mettersi in ginocchio davanti agli sceicchi del petrolio. Ecco perché decidemmo di agire – sebbene fossimo in pochi – per sostenere i giovanissimi e cominciammo a istituire scuole, corsi di formazione, e a finanziare insegnanti, psicologi e altro personale per aiutare i bambini traumatizzati dagli eventi bellici. Inizialmente erano un centinaio, nel frattempo aiutiamo oltre millecinquecento bambini e giovani con progetti anche regolarmente sorvegliati e controllati.”

“Già il fatto di tenere in mano questo libro, nutre l’anima”, aveva detto Jim Clancy, ex corrispondente della Cnn e moderatore, al momento della sua presentazione, mentre Alia Yunis, cineasta e autrice del romanzo The Night Counter uscito nel 2010 sulla storia di una Shehrazade a L.A. che aveva conquistato le vette delle classifiche, disse che “una zuppa consola l’anima, la guerra no, ma Soup for Syria crea una dolce miscela tra entrambi essendovi riuniti le più buone ricette e numerose foto di volti sorridenti di profughi siriani”. Il libro è stato un bestseller negli Usa e ha finora venduto oltre trecentomila copie.

 

 

SPEZIE E SPERANZE IL GUSTO DELLA SOLIDARIETA’

Tra le tante appetitose ricette troviamo anche la nostrana Pasta e fagioli (a cura di Claudia Roden), una zuppa di zucca (Helena Zakharia), la ribollita toscana (Martyna Monaco), una zuppa di zucchine armena (Rosina Jerkezian) o il gazpacho estivo (Reem Azoury). Essendo un libro di cucina curato da un’autrice libanese, non possono mancare in nessuna ricetta spezie di tutti i tipi e anche la sola lettura richiama sapori e gusti del piatto cucinato proposto visivamente nelle splendide foto che accompagnano le ricette in tutto il libro. Le zuppe sono presentate ognuna in un contenitore diverso, adatto al tipo di cucina, dalla ciotola tonda di terracotta al vaso con un manico a quella tipicamente araba con un mestolo in rame (per una zuppa di carote inventata da Alice Waters). Colpisce la semplicità nella preparazione delle varie zuppe, per cui è davvero invitante questo libro che stimola anche chi ha poca dimestichezza nella preparazione di brodaglie e specialità culinarie da ristoranti a cinque stelle, come la zuppa iraniana di melograno dal nome Ash-e Anar proposta da Sally Butcher. C’è anche chi accompagna con stile e ironia colui o colei che si appresta a rifare il piatto presentato: Anthony Bourdain suggerisce per la sua Soupe au Pistou di mettere a bagno i fagioli la sera prima e il giorno dopo come prima cosa di accendere la radio per sentire un po’ di musica per poi iniziare a lavare i fagioli, metterli a cuocere in una pentola, ecc., e nel frattempo tagliuzzare tutte le verdure. Continua nella sua descrizione interpellando direttamente con domande del tipo “avete fatto tutto?” o “siete pronti con la mise en place?”. Sarà che Bourdain, classe 1956, è abituato a interagire col pubblico, essendo anche un ottimo narratore. La sua trasmissione Anthony Bourdain: viaggio di un cuoco concepita per la Cnn è stata trasmessa in Italia dal Discovery Channel Travel & Living e poi da Raisat Gambero Rosso. Uno dei suoi due romanzi gialli Bone in the Throat è uscito nel 2007 in italiano, e nel 2013 Avventure agrodolci. Quando aveva girato Parts Unknown a Roma ha conosciuto Asia Argento con cui è attualmente legato sentimentalmente e che ha anche ufficialmente difeso nella sua campagna contro le molestie che aveva dato il via al movimento contro la violenza sessuale sul lavoro #metoo.

In fondo al libro Suppen für Syrien, oltre alle brevi biografie dei vari cuochi che hanno fornito le loro ricette c’è un bellissimo inserto fotografico con alcuni volti di uomini, donne e soprattutto di bambini siriani incontrati dalla curatrice del volume e fotografa Barbara Abdeni Massaad nel campo creato a soli quarantacinque minuti di strada da casa sua nelle vicinanze di Beirut nella valle del Beqa’. Persone le cui storie lei ha imparato a conoscere nel corso di tutte quelle volte che nell’inverno 2014/15 si era recata lì per fare loro da mangiare. Persone a cui lei ha voluto dare una mano esercitando la sua professione. Persone che hanno contribuito a cambiare anche la sua vita, rendendola migliore nel senso che – come scrive nella postfazione – “questa esperienza mi ha insegnato ciò che la maggior parte di profeti, filosofi e maestri di fede vogliono insegnare ai loro allievi”. Oltre alla consapevolezza di non essere da sola e che le tante persone che hanno contribuito al volume hanno contribuito a diffondere questo messaggio della speranza.