Erano passati appena due minuti dalla chiusura dei seggi e Jaroslaw Kaczynski si presentava davanti ai suoi sostenitori stipati nel quartier generale di Prawo i sprawiedlivosc (Pis). Gli extit-poll di Ipsos, alle 21 in punto, lo incoronavano vincitore di questa tornata elettorale col 42,4%. Le prime parole del Prezes di Pis (appellativo col quale i polacchi chiamano Kaczynski in quanto capo partito) andavano dritto al punto: «Abbiamo vinto. Ma da domani ci toccherà lavorare duramente per rivincere le elezioni parlamentari di ottobre».

Ieri mattina, i risultati ufficiali: Pis al 45,38%, staccando di 7 punti le opposizioni unite. Gli ultraconservatori hanno stravinto, mentre il calderone elettorale di Koalicja europejska non è andato oltre il 38%. A niente è valsa la frequenza record del 45,58% (quasi il doppio rispetto al 24% delle europee 2014) che aveva fatto sperare Coalizione europea in un clamoroso sorpasso.

Da ieri anche loro, le opposizioni, dovranno pensare al da farsi: continuare l’esperimento che mette insieme neoliberisti, ex comunisti, centristi, verdi e cespugli vari o trovare una formula alternativa? Se per tutta la campagna elettorale appena conclusa il mantra era stato tutti contro Pis purché non vinca, per le politiche di ottobre sarà necessario trovare contenuti e programmi politici che, attualmente, non si vedono né si scorgono lontanamente all’orizzonte. Kaczynski in questi anni di governo, benché abbia fatto di tutto per trasformare la democrazia polacca in un’autocrazia che tanto assomiglia a quella ungherese di Orban, ha soprattutto avviato una serie di politiche sociali con lo scopo di aiutare le famiglie a basso reddito e gli anziani con pensioni da fame. «Un uomo con le tasche vuote non è un uomo libero», ha detto in più occasioni il leader di Pis. E in un paese come la Polonia, dove il neoliberismo a trazione turbocapitalista degli ultimi 20 anni ha accentuato il divario tra ricchi e poveri, tali politiche sociali, hanno dato respiro ad una grande fetta dell’elettorato polacco che, nel segreto dell’urna, hanno premiato proprio chi quelle politiche le ha pensate, volute e applicate.

La domanda che dovrebbe porsi quella sorta di armata Brancaleone di Coalizione europea è: come mai gli ultimi, i poveri, gli operai, i pensionati e le famiglie a basso reddito non ci votano? Forse, partendo dai fondamentali, saranno in grado di arrivare all’appuntamento di ottobre con le idee un po’ più chiare. Wiosna, invece, è la sorpresa di queste elezioni europee. Il movimento progressista e libertario guidato da Robert Biedron (sindaco dichiaratamente gay di Slupsk) ha preso il 6,06%. Flop invece per Kukiz15, l’alleato polacco del Movimento 5 stelle in Europa, che non ha superato la soglia di sbarramento del 5%. Notte profonda anche per la sinistra di Lewica razem con l’1,24%. Forse a pesare è stata la tagliola del voto utile a Coalizione europea, forse. Ma se la sinistra in Polonia vuole tornare ad essere protagonista, specialmente ora che se ne sente il bisogno, dovrebbe pensare meno alla sociologia e alle teoria politica e più alla società reale. In poche parole, dovrebbe farsi vedere nelle campagne e nelle periferie.

I 27 europarlamentari di Pis andranno a rimpinguare le fila a Bruxelles dei Conservatori e riformisti europei (stesso gruppo di Giorgia Meloni), divenuto il terzo gruppo parlamentare e che potrebbe allearsi con Salvini e la Le Pen. Intanto, ieri è già partita la campagna per le politiche di ottobre, non è mai troppo tardi per cambiare direzione.