Domenico Tarsitano detto Mimmo è la star di una televisione privata, TeleNapoli Nuova. È il mago, quello che dà i numeri da giocare al lotto. È calabrese ma vive e ha raggiunto il successo a Napoli. Se la passa più che discretamente: ha soldi, donne, fama.

SIAMO NEL 1977 e tutto sta cambiando. Anche la camorra, con cui Mimmo ha rapporti che vuole sfruttare per riuscire a ottenere di più, per prendersi la sua fetta – una fetta grande – di potere.
La sua storia è raccontata da Claudio Metallo nel suo recente romanzo, intitolato Tutti sono un numero (CasaSirio Editore, pp. 214, euro 15).
Metallo è calabrese, è un video-maker che ha lavorato con varie emittenti, dalla Rai ad Al Jazeera, e collabora con il magazine online di Jacopo Fo People for Planet. Da anni si occupa di n’drangheta e camorra e la sua esperienza è alla base di questo, come di altri suoi romanzi. Si respira, infatti, un’aria di realtà, di verosimiglianza nelle vicende raccontate, nel carattere e nei modi di fare dei personaggi camorristi, nel loro modo di pensare e di intendere la vita.
Anche la scrittura è fondamentalmente realistica, attenta ai dettagli, agli ambienti, alle situazioni, ma su questo sostrato di verità si innestano spesso elementi grotteschi e quasi comici.

BASTI PENSARE allo scoppiettante inizio del romanzo in cui si assiste all’irruzione durante la trasmissione di un cliente insoddisfatto del mago – un contadino sospettoso – che inizia a sparargli contro in diretta. Da questo momento in poi, il lettore comincia ad assistere all’irresistibile ascesa di Tarsitano all’interno del mondo criminale. Le sue avventure, banditesche ed amorose, si intrecciano con i flashback relativi al suo passato e con la descrizione della vita di una piccola emittente e dei suoi programmi.

UNA SITUAZIONE che offre spesso il fianco alla comicità e che sembra non troppo differente da quella attuale, almeno per quanto concerne i programmi sportivi in cui «mediamente gli ospiti non capivano un cazzo di pallone, ma lo schermo gli dava quell’autorevolezza che rendeva tutti soddisfatti».
Ciò che però colpisce di più del romanzo è proprio la figura del protagonista. Tarsitano è un comunicatore, uno che da un lato conosce le tecniche, antiche, dei maghi per «arravogliare» la gente, dall’altro sa come parlare con le persone, quali trucchi usare e i tempi giusti. Sembra rappresentare quella nuova figura che, negli anni Ottanta, riuscirà a prendere il potere utilizzando le sue capacità comunicative, attitudini che facevano parte di un certo tipo di cultura – Tarsitano le apprende dallo zio mago di paese – e non dallo studio o dalla comprensione delle nuove tecnologie.
Abilità, o meglio virtualità, in qualche modo nuove perché perfette per la nuova situazione, sociale e politica, che si va configurando.
Interessante per il discorso che sembra prefigurare, avvincente nella scrittura e nel ritmo, Tutti sono un numero nel raccontare la realtà del mondo criminale sembra però dimenticarsi totalmente di quanto anche a Napoli avveniva nelle strade e nelle piazze nel 1977 e dintorni.

DA SOTTOLINEARE, poi, vari errori e imprecisioni a livello di editing che sarebbero stati facilmente emendabili come una Justine che viene chiamata quasi sempre Justin, al maschile, o il protagonista che durante una sua avventura amorosa tuffa il viso «in mezzo alle cosche», invece che alle cosce. Risaltano, infine, per gli appassionati del principe Antonio de Curtis i nomi di due personaggi, ovvero Mezzacapa e Laquaglia.