La morte di Danilo Mainardi è un grave lutto per tutta la comunità scientifica e per quanti ne avevano apprezzato le doti di studioso e divulgatore. Conosciuto dal grande pubblico per le sue numerosissime partecipazioni televisive, Mainardi è stato sicuramente il padre dell’etologia italiana, ma la sua fama era internazionale, essendo stato membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze e dell’International Ethology Society.

IL SUO INTERESSE specifico per la biodiversità espressiva del mondo animale e per le ricadute che tali conoscenze avevano nell’interpretazione di alcuni fenomeni, come l’intelligenza, la cultura, le relazioni tra le specie, ha reso i suoi libri affascinanti diario di viaggio, all’interno della galassia animale. Mainardi sapeva trasmettere l’etologia con uno stile fluido ancorché rigoroso, attraverso una prosa diretta e figurativa, che associava grandi capacità narrative con un guizzo pittorico dal tratto essenziale.

LE DOTI DI SCRITTORE le ha dimostrate in romanzi e racconti, che hanno ricevuto importanti riconoscimenti, ampliando la sua produzione culturale all’ideazione di documentari e programmi per il largo pubblico. La vena artistica di vignettista, insieme alla scuola di ricercatore sul campo, lo ha portato non di rado ad accompagnare i suoi testi con disegni che in una quadro di essenzialità e stilizzazione sapessero rappresentare i profili principali delle specie descritte.

LA SUA ATTIVITÀ di scrittore e giornalista è sempre stata all’ombra di una rigorosa metodologia di ricerca, occupandosi in modo particolare delle relazioni tra le specie e l’ambiente (eco-etologia) e dei comportamenti parentali, in particolar modo della trasmissione materna e dei processi di socializzazione. Al suo attivo, oltre duecento pubblicazioni scientifiche e il titolo di docente emerito di biologia ed ecologia comportamentale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Tra i suoi libri più conosciuti vanno ricordati: La scelta sessuale nell’evoluzione della specie (1968), L’animale culturale (1974), Animali intorno a noi (1985), Dizionario di etologia (1992), Nella mente degli animali (2006).

OLTRE ALL’OPERA dello studioso, va riconosciuto a Danilo Mainardi il forte impegno per la difesa della natura e per il rispetto degli animali, essendo stato presidente onorario della Lipu e dichiarandosi contrario all’impiego degli animali nei circhi e in alcune tradizioni come la corrida.
In nome di un riconoscimento pieno dell’autenticità di ogni specie, Mainardi ha sempre stigmatizzato le forme di antropomorfismo banale e di matrice disneiana, rimarcando tuttavia la continuità tra le specie e attribuendo ai fattori culturali e all’intelligenza un significato adattativo non esclusivamente umano. Nello stesso tempo ha sostenuto, senza mezzi termini, la validità degli interventi di pet therapy, in una logica di rapporto stringente con la natura.
Nel solco della tradizione etologica tracciata da Konrad Lorenz, anche Mainardi ha sostenuto che occorresse correggere la visione miope dell’antropocentrismo per affrontare i grandi problemi ambientali dell’età contemporanea.

D’ALTRO CANTO i suoi lavori sull’insegnamento parentale e sui meccanismi ludico-esplorativi dell’apprendimento rappresentano importanti suggerimenti che meriterebbero di trovare una concreta traduzione anche nella didattica umana.
Mainardi è stato anche un grande amante dei cani e in tal senso non vanno dimenticati opere come Il cane e la volpe (1992), Il cane secondo me (2010) e l’ultimo libro, La città degli animali (2016).

MAINARDI ERA NATO a Milano nel 1933, dimostrando fin dalla giovinezza quella passione verso gli animali che rappresenta il grande filo conduttore dell’etologia, una scienza che è interesse per la vita e per gli animali, ma che non cade mai nel bisogno di trasformare questi ultimi in maschere umanizzate e spogliate della loro autenticità.
È un insegnamento che la nostra società, lontana dai ritmi della natura, rischia di perdere.