Siamo abituati, nel parlare comune, a dare per scontato il significato di festa, interpretandolo come un raduno di persone rumoroso, allegro e più o meno periodico. In realtà, osservandola più da vicino, la festa è molto più difficile da definire: cosa accomuna una notte di Natale e uno stordente rave party? Ancora: la festa è un rito o ne è una sua parte? E in che relazione è con il mito?
Natale Spineto, in un nuovo volume della collana Biblioteca Essenziale Laterza (La festa, serie «Religione» diretta da Giovanni Filoramo, pp. 186, euro 14), ci guida con competenza e chiarezza nella foresta dei simboli e dei significati legati al mondo della festa, più vivo che mai nonostante il tanto sbandierato «declino del sacro» degli anni ’60 e ’70 e il meno pubblicizzato – ma più oggettivo – spostamento di popolazione dalle campagne alle città che ha portato a un azzeramento della classica scansione contadina del tempo, legata ai lavori agricoli e alle cerimonie ad essi connessi.

L’argomento è stato oggetto negli ultimi decenni di una completa ridefinizione grazie a studi socio-antropologici che hanno evidenziato la maggiore parcellizzazione della società, sempre più divisa in gruppi di dimensioni limitate, ognuno dei quali con proprie esigenze di coesione, identità e con le sue gerarchie, più o meno istituzionalizzate. Altre caratteristiche della festa contemporanea sono una decadenza dell’aspetto cerimoniale a vantaggio di quello ludico e di una progressiva sostituzione di elementi come parossismo, eccitazione, esaltazione con la distensione e il riposo consentito dalla sospensione delle attività lavorative. Come se l’uomo affidasse la propria salvazione dalla routine meccanizzata del tempo lavorativo non al piano dell’astoricità e soprannaturalità del mito, bensì – come scriveva Alfonso M. di Nola – all’«esplosione periodica ritualizzata del ’tempo libero’».

Consapevole della limitatezza di ogni generalizzazione: l’autore invita a considerare le feste «caso per caso» – il volume spiega con chiarezza la differenza tra festa «popolare», secondo alcuni studiosi caratterizzata da una maggiore «semplicità», dal suo carattere «locale» e dalla sua «invenzione», e festa «religiosa». In quest’ultima categoria, oltre al Natale e alla Pasqua, troviamo innumerevoli celebrazioni slegate dal calendario liturgico «universale» che, ricordando santi e avvenimenti locali, riaffermano identità e coesione dei vari gruppi. Interessante, qui, si fa il discorso sulla presunta «arcaicità» delle feste, in genere proiettate verso un lontano passato che dovrebbe tutelarne l’autenticità e in qualche modo nobilitarle, pure in mancanza di fondamenti storici. Ma i miti di fondazione, per definizione, sembrano impermeabili a ogni storiografia.

Corollario inevitabile del discorso sulle feste civili è quello sulla religione civile, che nell’accurata analisi di Spineto diventa strumento per comprendere la forma in cui si è declinato il rapporto tra società moderna e religione. Tra le tante tipologie di celebrazioni sono messe in rilievo, come casi di studio, quelle americane (Indipendence, Memorial e Thanksgiving Day), poste alla base della coesione nazionale, quella coesione che sembra mancare a feste come il nostro 2 giugno.

In una catalogazione pressoché esaustiva ma mai noiosa, non sono dimenticate le feste di partito, quelle appartenenti alla «liturgia umana» come quelle della mamma, del papà, degli innamorati – utilizzate anche recentissimamente (14 febbraio, piazza San Pietro) da autorità religiose per veicolare messaggi di etica familiare – e le feste private. Ciò che risulta chiaro dal volume è che la festa, oltre ad essere un concetto «aperto», è un insieme di gesti che, nelle sue differenze tipologiche e interpretative, comporta un’eccedenza di senso, un far scaturire «qualcosa di più» dalla ricombinazione del reale che la festa necessariamente comporta. Una ricombinazione, ma anche una sospensione della vita ordinaria, che apre lo spazio dell’extra-ordinario, uno spazio in genere occupato dalle religioni. Non è un caso, quindi, che Natale Spineto insegni Storia delle religioni a Torino.