La Cremonese ha giocato la sua partita fuori dal campo. Questa volta i play off per salire di categoria non c’entrano, a richiamare l’attenzione di tifosi e autorità cittadine è il nome di un calciatore, Vittorio Staccione, un mediano che a 20 anni giocò in serie A nella Cremonese nel campionato 1924-25, nel corso del quale la squadra lombarda si classificò settima. La targa che il comune di Cremona gli ha dedicato, non è per i meriti sportivi, che pure per l’età che aveva erano indiscutibili e facevano ben sperare, ma per il suo spirito antifascista.

Vittorio Staccione nacque Torino nel 1909 e a 19 anni esordì come centrocampista nella squadra granata nel campionato 1923-24. Alle giovanili lo portò Enrico Bachmann, il forte capitano del Torino, che lo vide giocare sui campetti di periferia. L’anno successivo fu mandato alla Cremonese a farsi le ossa, dove giocò titolare per 25 partite. Tornato a Torino, giocò nella squadra granata per due stagioni di seguito dal 1925 al 1927. Notato dal conte Luigi Ridolfi, amico personale di Mussolini e fascista della prima ora, nonché proprietario della Fiorentina, che allora era appena salita dalla serie B alla A, Vittorio Staccione si trasferì a Firenze dove giocò per quattro stagioni fino al 1931, collezionando 94 presenze. Nei viola giocò con Bruno Neri, calciatore della nazionale guidata da Vittorio Pozzo, che passato alla Resistenza, fu vicecomandante della brigata Ravenna, morì in uno scontro a fuoco con i fascisti nei pressi di Marradi.

A Firenze, Vittorio Staccione conobbe Giulia Vannetti di Fiesole con la quale convolò a nozze. Nel 1930 Vannetti morì di parto, insieme alla bambina che portava in grembo. Il grave lutto influì sul rendimento del centrocampista della Fiorentina, che al termine del campionato del 1931 fu ceduto al Cosenza, squadra che militava nel campionato di serie B, dove giocò fino al 1934. Dopo una breve esperienza nelle file del Savoia, squadra di Torre Annunziata nei pressi di Napoli, Vittorio Staccione chiuse la carriera calcistica e tornò a vivere a Torino, dove lavorò alla Fiat.

Foot-Ball_Club_Juventus_1935-1936

Qui si distinse per il suo antifascismo e per l’attivismo nell’organizzazione dello sciopero contro il regime di Mussolini, che vide gli operai delle grandi fabbriche del nord Italia, in particolare di Torino, Milano e Genova incrociare le braccia il 1 marzo del 1944. Schedato dall’Ovra, la polizia politica fascista, Vittorio Staccione fu arrestato dalle SS il 13 marzo del 1944, insieme al fratello Francesco, anch’egli calciatore e antifascista, e deportato a Gusen-Mauthausen il 28marzo. Nei mesi successivi, a seguito delle percosse delle SS e delle ferite non curate, si ammalò di setticemia, che a sua volta provocò la cancrena di una gamba. Morì un anno dopo la cattura, il 16 marzo del 1945.

Il comune di Cremona, nell’ambito delle iniziative per il 70° della Liberazione, in collaborazione con il Panathlon, il 16 giugno in memoria di Vittorio Staccione nella tribuna d’onore dello stadio Zini ha scoperto una lapide: «Simbolo dell’impegno sociale, civile e politico, lottò sui campi della vita per la libertà e la fratellanza degli uomini».
Alla cerimonia, oltre ai rappresentanti del mondo sportivo, è intervenuto il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, che ha ricordato la figura antifascista di Vittorio Staccione: «Il percorso della memoria ci dice che cosa siamo e che cosa vogliamo essere. Oggi è una tappa importante di questo percorso. Voglio sottolineare una cosa della vita di Vittorio Staccione: il dolore ha colpito questo giocatore antifascista e lui ha deciso di rispondere al dolore dando la propria vita per la comunità, lottando per qualcosa che vale. Consegniamo ai giovani questa targa e soprattutto la consegniamo agli adulti, oggi questa società ha bisogno di persone come Vittorio Staccione, testimoni capaci di confermare che l’interesse privato non vale se non commisurato all’interesse della comunità, al bene comune».

Alla cerimonia, promossa oltre che dal comune di Cremona anche dall’U.S. Cremonese, Anpi, Uisp, Csi sono intervenuti i rappresentanti del Museo della Fiorentina. La violinista trentina Barbara Broz ha suonato innanzi a un folto pubblico il violino della Shoah, trovato in un campo di concentramento. «Il nostro intento è dimostrare che attraverso la figura di Vittorio Staccione, lo sport non si è girato dall’altra parte in alcuni momenti tragici – afferma il promotore dell’iniziativa Luigi Torresani- la targa in memoria di Staccione è stata l’unica iniziativa culturale svoltasi allo stadio Zini dal 1945 a oggi. In futuro proporremo iniziative con gli ultrà su questo tema e coinvolgeremo le scuole di Cremona».

La Cremonese con la targa in memoria di Vittorio Staccione, è la quarta squadra che ricorda una vittima dei campi di concentramento e delle persecuzioni nazifasciste. Prima lo hanno fatto il Bologna nel 2009 e l’Inter nel 2012, scoprendo una lapide in memoria dell’ebreo ungherese Arpad Weisz, allenatore della squadra nerazzurra nel 1930 e con la quale vinse uno scudetto, e della squadra felsinea alla cui guida vinse due scudetti, ed era in testa alla classifica prima che le leggi razziali del ’38 lo costringessero dall’oggi al domani a lasciare la squadra e a fuggire con la famiglia in Francia e poi in Olanda. Per Arpad Weisz non ci fu scampo, finì la sua vita con la moglie e i suoi due bambini a Mauthausen. La terza squadra è l’Empoli, che ha intitolato lo stadio a Carlo Castellani, calciatore antifascista attivo nella Resistenza e deportato a Mauthausen, che giocò nella squadra toscana fino al 1939, segnando 61 reti.

La targa inaugurata allo stadio Zini in memoria di Vittorio Staccione, rappresentata da un pallone dietro il filo spinato, è stata donata dallo scultore e partigiano Mario Coppetti, ancora attivo nonostante i suoi 102 anni. Coppetti ha ricordato di aver visto giocare Staccione quando aveva 13 anni, entrava allo stadio nel secondo tempo, perché non si pagava, non poteva permettersi il biglietto che costava 3 lire.