In questa stagione di liste e classifiche e’ significativo considerare che i due oggetti audiovisivi forse piu’ visti, dibattuti e commentati dell’anno non sono stati film o prgrammi TV ma video musicali rimbalzati via internet a notorieta’ virale e controversia planetaria. Blurred Lines e We Can’t Stop hanno fatto rumore, scalpore e soprattutto visualizzazioni: milioni e milioni di click in rete che li hanno resi un tormentone universale, commentato e deprecato, si capisce,  da centinaia di siti  e giornali che non hanno potuto tuttavia esimersi dal riprenderne –  per dovere di cronaca, chiaro  –  gli accattivanti forogrammi di ragazze discinte. I video sono provocanti, non c’e’ dubbio  ma anche, a ben vedere, operazioni piu’ sofisticate del semplice idioma commerciale; artefatti che appropriandosi dell’iconografia pubblicitaria la contaminano col lingiaggio della performance e della videoarte con effetti prorompenti.  Blurred e’ il video che correda l’omonima canzone di Robin Thicke e Pharrell Williams in cui i due cantano una canzone dalle sonoriota’ decisamente evocative di  Marvin Gaye (o, secondo una querela sporta dagli eredi di quest’ultimo, un evidente plagio di almeno quattro brani di Gaye). La polemica principale attorno al video e’ pero derivata dal casting di modelle seminude che ballano attorno ai cantanti in giacca e cravatta. Un iconografia fra le conigliette Playboy e le foto Toni Richardson,  che ha provocato accuse di misoginia  e sessismo.  Pochi giorni dopo l’esordio a marzo (2 milioni di visualizzazioni nella prima settimana) il video e’ stato rimosso da Youtube, assicurando l’ulteriore moltiplicarsi delle visioni. Un paio di mesi dopo appariva in rete We Can’t Stop, il video del singolo omonimo di Miley Cyrus in cui la soubrette della trasgressione pop, sprovvista di supervisione adulta inscenava un compendio di varia scostumatezza in una casa di Hollywood con alcuni amici dediti ugualmente a trastulli poco edificanti. Nel video la cattiva ragazza allergica agli indumenti si impegna energicamente in una “rivista” di comportamenti illeciti, “twerking” e assortite contorsioni fino a provocare l’apprente incendio delle proprie mutande. Una clip ingannevolmente low-tech e piena di contaminazioni pubblicitarie e videoartitstiche che rimandano alle opere di Mike Kelley, Damien Hirst e, nuovamente, Richardson. Insomma un’altra operazione molto ben congegnata per un inevitabile immediato rioscontro globale in visioni e polemiche. Quest’ultime ancora una volta all’insegna delle accuse di volgarita’, misoginia e sfruttamento della protaginista. Entrambe le opere sono frutto della irrequieta cinepresa di Diane Martel, una regista che da oltre 20 anni ha puntato uno sguardo unico e originale sulla videomusic.  Martel, newyorchese, ha navigato l’esplosiva  geografia della sessualita’ Hip Hop si dagli albri del rap a Brooklyn. Gia’ coreografa, comincia a lavorare dietro la cienepresa per Mariah Carey poi con Alicia Keyes,  Snoop Dogg e  Pharrell Williams. Uno sguardo trasgressivo ma anche inconfondibilmente femminile  che spesso ribalta diametricamente l’ossessione machista dei rapper palestrati accessioriati di “bitches” e catenone. Un opea di guastatrice culturale che raggiunge l’apice quest’anno.

 

Queste due clip sono certamente state viste piu’ di qualunque film quest’anno. Segui la classifica delle visualizzaioni?

 

Certo, i numeri li vedo, ma mi interessano di  piu’ i commenti che stimolano; spesso sono esilaranti pieni di drammaticita’, convinzione, scalpore e ispirazione. Buona lettura, davvero.

 

Si ma a proposito di commenti, ti hanno sorpreso le accuse di misognia? E’ stata una provocazione calcolata?  

 

Ci sono siti liberi, accessibili a tutti e davvero apertamente misogini come quelli di pornografia estrema …e la gente si scandalizza per un video perche’ contiene nudi che molto semplicemente celebrano la nudita’. L’ho detto prima e lo ripeto ora, capisco l’intento delle associazioni che  denunciano gli stereotipi negativi delle donne, rispetto il loro punto di vista ma non condivido la loro opinione. Divertirsi senza vestiti addosso e’ una cosa buona. Le ragazze nel mio video stanno bonariamente sfottendo i ragazzi. E’ semplice divertimento. Essere nude per me non e’ un dato negativo ne necessariamente lo e’ fotografare il nudo femminile come nella moda. Non e’ un fenomeno nuovo ne’ blasfemo.

 

Anche in passato hai usato immagini fortemente erotiche, come le differenzi da quelle tipiche del rap “maschile”, ad esempio nei video di artisti come Nelly?

 

E’ vero. Ad esempio ho realizzato una clip intitolta “Lap Dance” per la band N.E.R.D., un gruppo progressita di Pharrel Williams, mentre Nelly e’un rapper tradizionale. Il suo video per Tip Drill e’ pieno di spogliarelliste. Anche nel nostro abbiamo usato attrici porno ma la differenza fondamentale e’ nell’intentoartistico; il nostro video e’ scherzoso e ironico, non si prende troppo sul serio. Io e Pharrell ci siamo incontrati proprio su quel video e siamo rimasti amici e collaboratori fino ad oggi.

 

Hai anche lavorato con molte artiste donne. Le Pussycat Dolls ma anche Alicia Keyes e Khia, artiste che non hanno mai fatto segreto della loro concezione di potere femminile. Consideri il tuo lavoro il prodotto di uno sguardo femminile?

 

Considero di avere uno sguardo umano, uno sguardo che considero libero e libertario, e cerco di trasmetterolo ai miei attori. Cerco di riprendere  gli attori in modo da riflettere la loro essenza al momento delle riprese. Alcuni artisti sono piu’ naturalmente  esibizionisti,  ed altri piu’ riservati, ognuno ha un diverso “potere”. A volte considero quello inerente delle donne e ultimamente sto lavorando con troupe femminili, ma non e’ qualcosa su cui mi sono consciamente concentrata nella mia carriera. A volte, e’ vero,  penso alla politica di “gender”  e per esempio al potere che hanno certi uomini gay, che hanno qualita’ sia maschili che femminili.

 

Ultimamente in America compaiono alcune immagini femminili non-convenzionali, ad esempio nelle pubblicita’ di American Apparel. Ti sembra che si profili un fondamentale mutamento  nell’immagine femminle commerciale? Hanno un senso per te termini come femminismo o post-femminismo?

 

La fotografia pubblicitaria ha sempre giocato con la sessualita’, sono sempre esistite rappresentazioni di donne sia dominanti che sottomesse. Oggi noto piu’ giovani donne disposte ad interagire con la propria immagine e sessualita’ per il proprio piacere, non a favore dello sguardo maschile, e in questo mi sembra ci sia una bella nuova sensazione di femminismo, un attitudine positiva verso  il sesso e il corpo. Io credo che un cosa sottomessa possa in fondo essere anche dominante e vice versa. Non e’ una divisione netta, e’ piu’ interessante.

 

Trovi che il tuo bagaglio di Hip Hop vecchio stile ti permetta di riutilizzare e ricontestualizzare meglio di altri i canoni del genere in maniera inedita?

 

La mia esperienza deriva dal teatro, dal hip-hop, punk, new wave, dalla danza classica, la performance, il burlesuqe, lo striptease, la TV trash, le mie esperienze personali, squilibrate e pericolose, quando ero adolescente a New York negli anni 80. Il mio lavoro e‘ un mash-up di tutto questo.

 

Tu in passato hai lavorato anche con Britney Spears, consideri Miley Cyrus l’ultima incarnazione di quel  filone trasgressivo che e’ anche di Madonna e Lady Gaga? E’ un  operazione collaudata?

 

Posso dirti che Miley e’ una ragazza ben sveglia e con un forte intuito naturale. Certo che sa benissimo cosa sta facendo con la sua “trasgressione”, come potrebbe non saperlo? Mi stupisce che ci sia ancora chi se lo chiede. Miley e’ una persona straoridanria e una ragazza molto giovane ma molto forte.

 

Come riassumeresti il concept di “We Can’t Stop?”. 

 

House party postomoderno.

 

Comunque hai gia’ ambientato altri video in feste, sin dai tempi di “Whatshappening” di Method Man e Busta Rhymes. Perche’ i party?

 

Una festa “giusta” per me e’ piena di gente disinibita che si lascia andare al massimo.

 

Gente come Spike Lee ha sollevato recentemente la questione dell’appropriazione “indebita” della cultura black e l’accusa e’ stata fatta anche per i tuoi video – l’R&B in Blurred Lines ad esempio, e il “twerking” di Miley Cyrus. Che ne pensi?

Io penso che ormai la “musica nera”  equivalga alla musica pop, altrettanto fruita cioe’ da ragazzi bianchi che emulano cio’ che vedono  come comportamenti “neri”. Un sacco di volte il risultato e’ terribilmente impacciato e capisco che possa anche risultare offensivo, possa sembrare una beffa. La bellezza di ogni cultura e’ la purezza  la fluidita’. E’ vero che oggi vengono attraversati dei confini, a volte con rispetto e apprezzamento  e altre volte in modo volgare e irresponsabile. Detto questo credo che la dance music debba sia un veicolo ideale di dialogo e di incontro, specialmente per i giovani. La cosa principale da ricordare e’ che il razzsimo nei confronti dei non-bianchi e’ ancora un enorme problema nella nostra societa’ cosiddetta avanzata. E’ giusto che ce ne ricordiamo, e che ce lo ricordino, quotidianamente.

 

Per “Blurred Lines” hai dettto di esserti siprata alle immagini di Helmut Newton. In “Can’t Stop” a me e’ sembrato di vedere immagini che ricordano Damien Hirst e I film-performance di Paul McCarthy e Mike Kelley. E’ cosi’?

 

No quelle immagini le ho trovate nella mia testa e in rete, su Tumblr per esempio. Ora e’ possibile che siano state ispirate dall’arte degli anni 80 e 90 am non posso dirlo di sicuro. Certo nella mia testa ci sono sempre residui di perfomance art, di pop -art, dei  Residents, Devo, John Waters, trip in acido.

Comunque a me sembrano entrambe una perfetta collusione di arte e iconogrfia pop. Credi che una videoclip possa stimolare il discorso culturale?

 

Beh, certo, pare che di discorso questi due ne abbiano stimolato molto. La cosa particolare e’ che in entrambi i casi non c’e’ stata alcuna intereferenza creativa delle case discografiche. E’ stata una gioia per me essere cosi’ completamente libera. Sia Robin che Miley e Pharrell mi hanno dato completa carta bianca e mi hanno appoggiato al 100%.

 

Hai dichiarato che Blurred Lines l’hai pensato in parte in chiave di “marketing di video su internet”. In che modo?

 

Penso a cio’ che suscita l’interesse della gente, cio’ che puo’  essere visto su piccoli schermi, un telefono, un iPad, piccoli spazi. Il contenuto di un video deve funzionare a molti livelli: graficamente, emozionalmente, musicalmente e allo stesso tempo non esser troppo facile da “leggere” cosi’ ti viene voglia di rivederlo. Anch’io sono costantemente online  e vedo quello che attira la mia attenzione. Ormai istinitivamente  lavoro per internet, non piu’ per lo schermo TV. Uso Reddit e Tumbler e Instagram, li visito tuti i giorni e cerco di creare contenuti che la gente possa apprezzare.

 

All’inzio della tua carriera “virale” al massimo significava prendersi un raffreddore. Com’e’ cambiato il tuo mestiere nell’era dei video su internet?

 

Internet e’ ensusiasmente e’ pieno di energia, la connettivita’ che permette e’ incredibile, non esiste piu’ la solitudine, puoi essere amico di gente che nin avresti mi potuto conoscere, imparare tutto ed esplorare come un ossesso. Significa che posso avere accesso a tutto quello di cui ho bisogno ad ogni momento.  E’ vero, a volte mi mancano i libri e ogni tanto devo assolutamente comprarmi $200 di riviste per rammentarmi delle immagini che si possono tenere in mano, il piacere tattile che possono dare,  anziche’ solo guardarle su uno schermo.