C’erano una volta i Cannibali, sono passati 25 anni e rotti da allora e quello stesso spirito da qualche parte rimane, almeno sottotraccia, e potrebbe aver trasmigrato in una masnada di giovinastri, quelli che animano La Nuova Verde. Da quella rivista – con buona pace della prospettiva per cui non si dovrebbe scrivere su una rivista per arrivare a pubblicare con gli editori – sono uscite alcune fra le cose più interessanti di questi ultimi anni.

L’ULTIMA, in ordine di tempo, è la raccolta di racconti di Alessio Mosca, Chiromantica medica (nottetempo, pp. 144, euro 14). Dai Cannibali Mosca ha appreso a chiamare le cose col loro nome quando si tratta di marche («gli occhiali a maschera Dior», i boxer con l’elastico che spicca dai pantaloni col cavallo al ginocchio che «so’ di Calvin Klein») o di personaggi (il commissario Silone e il collega Ortese), a mescolare il basso con l’alto in una girandola di rimandi al trash nazionalpopolare che partono fin dagli eserghi con Wanna Marchi e Giuseppe Cruciani, ma soprattutto dei Cannibali ha saputo riattualizzare temi e archetipi. E così ritroviamo i coatti col doppio taglio che vanno in giro a lanciar sassi ai «travestiti» o si fanno i finestrini delle auto parcheggiate per svoltare la giornata, gli arricchiti della Roma bene impegnati con la loro Alfa in un poverty safari a Torre Angela da cui scopriranno cose su di sé, sul mondo e su TikTok.

LADDOVE OSA CON I RACCONTI, la lingua di Mosca spesso si attarda su una certa prudenza, ma su questo canovaccio già visto si innesta una componente occultistica radicalmente nuova e allora Rocco Siffredi diventa il dio Pan dei culti abruzzesi legati al latte pecorino, strani riti magici fanno stramazzare al suolo gli animali dell’Agro Pontino («terra di Cotral azzurri come i loro occhi»), accoppiamenti molto poco giudiziosi fra i ghiacci arrivano a risvegliare leviatani e l’Ikea diventa «un covo di neofascisti» dove i libri finti sugli scaffali vengono d’improvviso sostituiti da una biblioteca minima degli autori di destra, da Brasillach a Spengler. Gli episodi più convincenti di Chiromantica medica, che già dal titolo racconta di questa doppia anima, sono proprio quelli in cui avviene questa unione impossibile fra razionale e irrazionale, fra pulp ultrarealista e mitologia oniricheggiante.

SEMBRA SOPRATTUTTO un modo di rigettare il materialismo, sublimandolo, e allora «le foreste sono bestie sacre», «gli alberi sono grotte e i rami orizzonti», le foglie invece diventano «squame». In questo ricorda da vicino Ligotti e il suo più nobile antesignano Lovecraft, per non dire di Giordano Tedoldi che è anche bizzarramente citato come simpatizzante nazista in uno dei racconti. Nel suo esoterico centro-Italia, in cui «Spinaceto è una Betlemme di cemento» e i cessi degli autogrill sono progettati da ingegneri pazzi e da due gloryhole escono cose indicibili che schiudono nuovi orizzonti di senso, Mosca delinea una topografia arcana, «una sorta di trattato di dermatologia e urbanistica» che investe un’epidermide fatta di pustole ed escrescenze, in cui uomo e territorio sono la stessa cosa.