Lo sfruttamento dei boschi, come gli incendi che li divorano o la deforestazione incontrollata, sono tra le conseguenze di un’incuria che minaccia gli ecosistemi forestali, e mostra quanto sianecessaria una politica di gestione sostenibile del patrimonio arboreo. Dalle grandi foreste ai piccoli appezzamenti delle comunità locali, fino ai parchi urbani e alle alberature stradali, appare evidente la necessità di uno strumento di controllo dei processi e della qualità.

LA TENUTA DI CASTELPORZIANO, a Roma, una delle residenze del Presidente della Repubblica, lancia un messaggio simbolico importante adottando lo standard di Gestione sostenibile Pefc per le sue magnifiche foreste, un gioiello di biodiversità e natura. La tenuta la è prima nel Lazio a ottenerla, mentre lo standard Pefc, scarsamente diffuso al centro-nord, è di fatto ancora sconosciuto al sud.

IL SISTEMA DI CERTIFICAZIONE Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification scheme) sulla gestione sostenibile delle foreste, con sede a Ginevra, comprende 54 certificazioni nazionali. Tra queste c’è Pefc Italia. «Da vent’anni», come riferiscono dall’ufficio stampa Press Play, da quando cioè il Consorzio Forestale dell’Amiata, in Toscana, ha ottenuto la prima certificazione nella penisola, «46 foreste e 1331 aziende hanno ottenuto il riconoscimento, e il vincolo, di gestione sostenibile». Un 9% del patrimonio boschivo italiano che si avvicina all’11% mondiale, il quale dovrebbe però confrontarsi con il 95% delle foreste certificate in Finlandia e l’80% in Germania. L’ultima, e con una valenza simbolica importante, è appunto la tenuta di Castelporziano della Presidenza della Repubblica, la prima nel Lazio, seguita subito dopo dalla Comunità dei Monti Cimini, nel territorio viterbese.

«SEI MILA ETTARI DI FORESTA di grande valore naturalistico e con un grande livello di biodiversità», informa l’Agenzia stampa Dire, presente alla presentazione della certificazione il 18 novembre scorso, «un polmone verde di Roma che custodisce al suo interno oltre 3000 specie animali e oltre 1000 varietà floristiche. La Tenuta ha attivato da più di vent’anni un programma di monitoraggio ambientale basato anche su strumenti innovativi di indagine, rivolto alle componenti biotiche e abiotiche: vengono rilevati gli agenti inquinanti, la consistenza organica dei suoli, i livelli di falda freatica, le caratteristiche delle acque sotterranee e della salinità, lo stato di conservazione del patrimonio forestale, la consistenza delle popolazioni faunistiche e avofaunistiche, con censimenti primaverili e autunnali, anche registrando attraverso le stazioni meteorologiche i valori termo-pluviometrici in relazione ai cambiamenti climatici. In Italia oggi sono 900 mila gli ettari a cui è stata riconosciuta la certificazione, distribuiti in 13 regioni».

LO SFRUTTAMENTO delle risorse boschive, quanto la salvaguardia del patrimonio arboreo, come pure le pratiche di buona cura e manutenzione del verde oggi sono diventati temi centrali. Da qui nasce la necessità di una gestione corretta delle foreste, con un controllo sugli enti che le curano e sulle aziende che vi operano. Una gestione complessa che vede la relazione tra uomo e natura al centro dei temi economici, ecologici e sociali.

TRENTINO ALTO ADIGE, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, Toscana e ora il Lazio. Nord e centro Italia, gli Appennini. Al sud solo la Basilicata ha zone boschive certificate, ma presto entreranno anche il parco delle Madonie e dei Nebrodi, in Sicilia. La direzione è dunque quella di una presa in carico del patrimonio comune, di ecosistemi molto spesso abbandonati all’incuria, al bracconaggio, a pratiche di sfruttamento insostenibili, agli incendi.

LO STANDARD INTERNAZIONALE, che prevede un controllo iniziale, monitoraggi annuali e una revisione quinquennale, include 80 indicatori, come il bilancio arboreo di taglio e ricrescita, cura, divieto di introduzione di ogm, uso di biotecnologie solo dopo adeguata sperimentazione, raccolta dei prodotti forestali non legnosi sostenibile. Anche l’estetica boschiva ha un valore per l’ente certificatore, vista anche la valenza turistica del patrimonio arboreo.

UN ALTRO ASPETTO DI PEFC è quello della Catena di Custodia, che impone parametri rigidi alle aziende certificate che sfruttano le risorse boschive: questo in caso di mescolanza di materiali certificati con altri materiali. «Attualmente stiamo lavorando anche sul patrimonio arboreo urbano», spiega Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia, «sono i cittadini che chiedono una maggiore cura degli alberi. Entro un anno si potrà avere un parametro di gestione sostenibile che tuteli il verde delle città. Le leggi ci sono, ma a volte non vengono rispettate, è per questo che c’è bisogno di un ente che certifichi e controlli la gestione degli alberi.

IL TAGLIO ILLEGALE DEGLI ALBERI è alla seconda voce di illegalità a livello globale, con un giro di 100 miliardi, secondo solo al traffico di droga. La nuova politica di gestione delle foreste sancita dalla Cop26, ha lanciato un messaggio che significa ‘fermiamo la deforestazione’, a livello italiano si deve pensare ad una politica di riforestazione, ad una gestione attiva delle foreste, ad una gestione del patrimonio comune, dove fino ad ora c’è stata una mancanza di politica, visto che l’Italia ha il 39% del proprio territorio coperto dai boschi».

UNA CERTIFICAZIONE «garantisce dunque», conclude l’agenzia Dire, «una pianificazione per prevenire i problemi legati ai cambiamenti climatici, all’insorgere di nuove malattie, agli incendi dolosi e alla sovrappopolazione di animali».

Il messaggio lanciato dalla Presidenza della Repubblica su Castelporziano vuole dire che «la tutela delle risorse naturali è una priorità», commenta Daniele Cecca, vicedirettore della Tenuta romana: «Questa certificazione vuole essere un esempio anche per altre realtà istituzionali».