«Il contagio avviene a causa di particelle che non rientrano nei nostri sensi…» così Marsilio Ficino nel Concilio contro la pestilenza Firenze 1481.
« Un’epidemia ? Quale epidemia? Lo scirocco è un’epidemia ? La nostra polizia è per caso un’epidemia ?…» Thomas Mann in Morte a Venezia 1912.
«Le misure non erano draconiane e sembrava di aver sacrificato molto al desiderio di non inquietare l’opinione pubblica…» La peste 1947 Albert Camus.
«Strade intere sembravano essere desolate, e non soltanto perché chiuse ma perché svuotate dei loro abitanti…» Diario dell’anno della peste, Daniel Defoe 1665.

In tempi di epidemia la letteratura può insegnarci qualcosa ? I romanzi o i saggi scientifici ? Ha senso rivolgerci al passato? Domande che mi sono posto prima di tentare questo percorso di lettura.
Esistono un gran numero di testi che parlano di epidemie, di cosa sono, di come e dove si sono diffuse, di come e se è possibile combatterle.
Le epidemie fanno parte della nostra storia. Si sono evolute con la specie umana. Spesso sono diventate pandemie.» Un’epidemia con la tendenza a diffondersi, a invadere rapidamente territori e continenti»…secondo la Treccani.
Le epidemie hanno fatto da sfondo a grandi opere letterarie, dal Decameron di Boccaccio a Manzoni (vedi la Storia della colonna infame). Da René de Chateauebriand a Josè Saramago da Gesualdo Bufalino a Tucidide da Dante fino alla Bibbia…

Quella più drammatica è stata probabilmente la Spagnola (1918 – 1920). In un anno uccise più persone di quante ne avesse uccise in un secolo la Peste Nera del Medio Evo e più persone in ventiquattro settimane che l’ AIDS in ventiquattro anni. Su una popolazione dell’epoca di un miliardo e 800 mila persone se ne ammalarono 500 milioni con una percentuale di morti fra il 5 e il 10 %… In Italia, con la mortalità più alta di altri paesi europei (eccetto la Russia) qualsiasi manifestazione di dolore, in pubblico, era vietata per legge, e sui giornali nemmeno una riga. Il capo del governo, il liberale Vittorio Emanuele Orlando aveva imposto una censura severa.

L’epidemia non si sviluppò in Spagna. Furono però i giornali madrileni a parlarne per primi (chiamandola «il soldato napoletano» da una canzone di una commedia popolare). Il paese era neutrale e non c’era censura, mentre la stampa francese, tedesca o britannica non ne faceva parola anche se i morti erano migliaia: venne chiamata la «spagnola».

La spagnola, come tutte le pandemie, anche l’attuale Covid 19, era stata causata dall’incontro di un microorganismo, un virus con l’essere umano.
Medicine per combattere i virus si diffusero solo dal 1960 , e gli antibiotici furono disponibili dopo la Seconda guerra mondiale.

La medicina usava per lo più estratti d’erba, chinino, la stricnina e perfino i salassi…In assenza di strategie sanitarie si consigliava di evitare il contatto umano. A Milano il direttore del Popolo d’Italia, Benito Mussolini, fa scrivere: «Che si impedisca ad ogni italiano la sudicia abitudine di stringere la mano, e la pandemia scomparirà nel corso di una notte.» Una ricostruzione efficace e dettagliata è stata fatta da Laura Spinney in L’influenza spagnola. L’epidemia che cambiò il mondo , 2018

La maggioranza degli scienziati ritiene oggi che l’epidemia sia stata causata da un virus che si è trasmesso dagli uccelli all’uomo. Un processo molto simile a quello del Covid19. (Vedi anche: Richard Collier, L’influenza che sconvolse il mondo 2005 e John M. Barry, The great influenza, 2004).

I microbi hanno una storia più antica della nostra e la lotta fra umani e microbi è incominciata fin dall’evoluzione di Homo sapiens. (Dorothy H.Crawford Deadly Companions, 2007 ). Eppure il primo microbo è stato scoperto solo circa 140 anni fa. La nostra società complessa, la domesticazione degli animali, l’ammassarci in megalopoli, le guerre, i continui scambi commerciali hanno fornito ai microbi molte nuove opportunità spesso per noi funeste…

Per comprendere come nascono le pandemie e perché sono diventate sempre più frequenti è interessante la lettura di The viral storm, 2011, di Nathan Wolfe.Il biologo americano che per anni ha studiato la jungla africana e le foreste del Borneo alla caccia di nuovi virus. «I virus -dice-si evolvono più rapidamente di qualsiasi altro organismo sulla terra ma di loro sappiamo meno di ogni altra forma di vita…Durante gli ultimi secoli la rivoluzione dei trasporti ha creato una interconnettività senza precedenti nella storia dell’umanità…Abbiamo più di cinquantamila aereoporti, venti milioni di miglia di strade, settecentomila miglia di binari ferroviari e centinaia di migliaia di navi sugli oceani…questo ha radicalmente cambiato i modi con cui i microbi si muovono sul nostro pianeta. Le nuove tecnologie hanno creato un singolo mondo interconnesso: un gigantesco veicolo per agenti infettivi che prima rimanevano isolati…»

Nuove malattie sono conseguenze involontarie di nostre azioni…Lo spiega con chiarezza David Quammen nel suo Spillover, 2012 : il termine indica il passaggio di un microbo da una specie a un’altra.«Stiamo sbriciolando tutti gli ecosistemi: là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna , i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie…» Non ce l’hanno con noi siamo noi ad esser diventati molesti e troppi… (vedi anche La Peste nella storia William McNeill 1981).

Per il passato basti pensare alla conquista dell’America e a i nativi che furono decimati dal vaiolo portato dalla Spagna intorno al 1520 dalle truppe di Cortés (Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond 2014).

Non ci resta che leggere il Diario di Samuel Pepys, un politico inglese, che nel 1665, dopo che la peste bubbonica aveva ucciso un quarto dell’intera popolazione di Londra scrive: «Non ho mai vissuto così allegramente…come ho fatto durante questo tempo di peste» Alleluia.