Il Consiglio dei ministri ha dato il via al nuovo contratto per gli statali e agli aumenti che a regime raggiungeranno in media 85 euro mensili lordi: dai 63 ai 117 a cui sarà aggiunto l’extra per le classi retributive inferiori. In più è prevista un’«una tantum» pre-elettorale: il pagamento degli scatti arretrati già maturati sarà versato entro febbraio sui conti dei circa 270 mila dipendenti della Pubblica amministrazione centrale, meno del 10% dei 3,3 milioni dei lavoratori del settore. Gli arretrati vanno dai 370 euro lordi della fascia retributiva più bassa ai 712 di quella più bassa. La media è intorno ai 492 euro. Il contratto copre il triennio dal 2016 al 2018.

LA SCADENZA elettorale ravvicinata non sembra essere troppo compatibile con la conclusione dell’iter burocratico che ora prevede il «via libera» da parte della Corte dei Conti e poi l’assenso da parte dei sindacati e dell’Aran. La tabella di marcia è serrata in vista dell’ora «X» fissata il 4 marzo. Il rinnovo costa tra i 5 e i 6 miliardi di euro, 2,8 li ha messi lo Statocon la legge di bilancio. Il resto spetta agli enti locali.

SODDISFATTI i sindacati. Sebbene il comparto delle «funzioni centrali» sia il più piccolo «è però molto significativo perché riguarda le funzioni dirette dello Stato e determina un quadro di riferimento» sostiene Susanna Camusso (Cgil) secondo la quale quello del Cdm, è stato un «atto dovuto». Per Ignazio Ganga (Cisl) il passaggio a palazzo Chigi è stato «fondamentale». Il governo ha sottolineato come «l’impegno assunto» sia stato rispettato. Critico, invece, Piero Grasso (Liberi e Uguali): «La “riforma Madia” è stata cambiata perché c’erano tanti di quegli errori che l’hanno dovuta riscrivere, dopo che era stata addirittura promulgata».

MARIANNA MADIA, ministra della funzione pubblica non resta ora che affrontare il vero problema: il rinnovo dei contratti per 3 milioni di persone. «Stiamo lavorando ininterrottamente – ha detto – l’Aran non si è mai fermata, sta lavorando molto sul comparto conoscenza che ha dentro la scuola». «Stiamo lavorando su Enti locali e sanità ma anche su tutti i non contrattualizzati perché c’è una parte di dipendenti pubblici, in particolare il comparto sicurezza, che non è contrattualizzata».
SUL FRONTE della scuola, uno dei settori con circa un milione di lavoratori che aspettano il rinnovo da un decennio, la trattativa avanza molto lentamente e lascia insoddisfatti i sindacati. L’Aran ha presentato un nuovo testo che giudicato migliore rispetto a quelli precedenti, ma non è soddisfacente sull’uso del salario accessorio e sulla mobilità.

I PUNTI CRITICI sono: la proposta di una scansione triennale, a partire dal 2019/2020, le operazioni di trasferimento del personale docente; rendere materia di confronto sindacale l’assegnazione del personale alle sedi e le operazioni di passaggio dei docenti da ambito a scuola. Ci sono state aperture, tutte da verificare, sulla richiesta di ricondurre alla contrattazione nazionale i criteri di distribuzione dei compensi per la valorizzazione professionale.

SUL CONTRATTO sanità, 530 mila lavoratori, c’è ottimismo. Si pensa di chiudere entro fine febbraio e si attende il riscontro del ministero dell’economia. I sindacati Nursind e Nursing Up hanno mobilitato gli infermieri perché giudicano «inaccettabile la richiesta di derogare alla normativa europea sull’orario di lavoro». Promettono uno «sciopero-manifestazione nel periodo pre-elettorale».