Il vertice tra Putin e Obama, previsto prima del G20 di San Pietroburgo, non si farà: «Dopo un esame approfondito siamo giunti alla conclusione che nelle relazioni bilaterali con la Russia non si sono registrati grandi progressi recentemente», ha spiegato un comunicato della Casa Bianca. L’incontro bilaterale avrebbe dovuto svolgersi nei giorni del Summit, il 5 e il 6 settembre, a cui Obama parteciperà. Washington sostiene di aver informato Mosca, «negli ultimi 12 mesi che sarebbe stato più costruttivo rimandare il vertice fino a ottenere un maggior numero di risultati su questioni come la difesa antimissile, il commercio, la sicurezza e i diritti dell’uomo».
Su quest’ultimo tema, Barack Obama ha dal canto suo rimproverato alla Russia di discriminare gay lesbiche e transgender per via di una legge promulgata di recente, che sanziona la diffusione ai minorenni di informazioni sull’omosessualità: «Discriminare per motivi di razza, religione, genere o orientamento sessuale, significa comunque violare la morale di base che dovrebbe trascendere i paesi», ha dichiarato Obama in un’intervista alla Nbc. Quindi ha attaccato il governo russo perché «a volte torna ad assumere una mentalità da Guerra fredda», benché la cooperazione bilaterale continui a funzionare su alcuni punti come la crisi in Afghanistan e la lotta contro il terrorismo, e si potrebbe migliorare in altri campi.

Il punto dolens è invece costituito dal caso Snowden, la talpa del Datagate che ha rivelato le intercettazioni illegali della National Security Agency (Nsa). Il comunicato della Casa Bianca lo ha menzionato chiaramente e Obama ha ribadito la sua «delusione» per non aver trovato ascolto in Putin sulla vicenda: «Anche se non abbiamo firmato trattati di estradizione – ha detto – noi abbiamo sempre cercato di rispettare le loro domande se c’è un fuorilegge o presunto tale nel paese». Il Cremlino, invece, non ne ha voluto sapere di estradare Snowden e il 1 agosto gli ha concesso asilo temporaneo per un anno. In precedenza, anche alcuni paesi progressisti dell’America latina – Venezuela, Ecuador, Bolivia e Nicaragua – si erano detti disponibili ad accogliere l’ex consulente Cia, scatenando ire e ritorsioni di Washington.

Dopo essere fuggito con i file scottanti di cui hanno riferito sia il britannico Guardian che negli Usa il Washington Post, Snowden era approdato a Mosca il 23 giugno: inseguito da un mandato di cattura internazionale per spionaggio e furto di beni dello stato e conseguente decadimento del passaporto. Per questo aveva dovuto abbandonare precipitosamente Hong Kong, dove si era rifugiato dopo aver lasciato l’agenzia a contratto per conto della Nsa nella quale lavorava come tecnico informatico alle Hawaii. A sostenerlo temporaneamente, un permesso di transito temporaneo rilasciato dall’ambasciata ecuadoregna a Londra: quella dove ha trovato riparo da oltre un anno Julian Assange, fondatore del sito Wikileaks.

Ormai al centro di un grande scandalo internazionale che ha rivelato ingerenze illegali non solo nella vita privata dei cittadini Usa, ma anche nelle relazioni con Asia, Europa e America latina, Snowden è rimasto bloccato al terminal dell’aeroporto moscovita di Sheremetievo fino al 1 agosto. In quel frattempo, Cia ha convocato i giornalisti per spiegare le sue motivazioni: mettere un freno allo strapotere delle agenzie di sorveglianza chiamando a discutere l’opinione pubblica. Ha ribadito di essere «un patriota» e di non aver voluto danneggiare il suo paese, agevolando al-Qaeda con le sue informazioni. Le stesse argomentazioni usate da Bradley Manning, il soldato che rivelato il Cablogate a Wikileaks: circa 700.000 documenti segreti, comunicazioni diplomatiche che hanno portato in luce ingerenze e violazioni degli Usa, nelle guerre e negli affari. Manning è attualmente sotto processo, e rischia fino a 90 anni di carcere. Il 30 luglio è stato ritenuto colpevole di 20 capi d’imputazione su 22. Il dibattimento, iniziato ai primi di giugno, è nella fase di audizione di testimoni per determinare l’entità della pena e dovrebbe concludersi entro il 23 agosto.

Intanto, i paesi dell’America latina stanno portando alle istanze internazionali la denuncia dello spionaggio Usa. La Nsa si è giustificata adducendo la prevenzione «al terrorismo» e ha lanciato la grande allerta contro possibili attentati di al-Qaeda alle sedi diplomatiche Usa, chiuse fino al 10. Il questo clima teso, domani si svolgerà a Washington la riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa russi e statunitensi detta “2 + 2”.