I l gruppo di proprietà della famiglia
Caltagirone – editore
del Messaggero, il Gazzettino, il
Mattino e una serie di giornali
locali come Corriere Adriatico,
Nuovo Quotidiano di Puglia oltre
che al free press Leggo – è
un gruppo editoriale fondato
nel 1999 ed è stato quotato in
Borsa dal 2000 anno in cui i ricavi
ammontavano a 241 milioni.
Dai primo anni duemila fino al
2007 i fatturati del gruppo crescono
a ritmo eccellente visto che dal primo
bilancio chiuso nel dicembre
2000 a quello del 2007 la corsa alla
crescita registra per il gruppo complessiva
di 86 milioni ovvero +36%.
Maproprio dal 2007 i ricavi vanno in
picchiata verso i 163 milioni chiusi
nell’ultimo bilancio annuale. Una
flessione del 50% che vanifica tutta
la crescita realizzata nellaprimaparte
della vita del gruppo.
Se guardiamo alle singole voci
dei ricavi colpisce la relativa limitata
flessione dei ricavi diffusionali:
flettono per la diffusione «solo»
del 16% nei cinque anni tra il 2011
e il 2015. I ricavi diffusionali – fatta
100 la flessione totale dei ricavi
di 63 milioni di euro nel medesimo
periodo – pesa il20%mentre la crisi
della pubblicità il 77%.
Proprio la pubblicità sembra la
maggiore se non quasi l’unica vera
«colpevole» del declino dei ricavi in
Caltagirone. La sostanziale tenuta
della diffusione (e delle vendite) conferma
anche che a livello locale il
gruppo ha ancora un radicamento
sul territoriomache difficilmente si
riesce a convertire efficacemente nei
ricavi aumentandone la portata grazie
agli investitoripubblicitarilocali.
Se guardiamo infatti ai numeri di
Piemme, la concessionaria pubblicitaria
del gruppo, vediamo che ormai
datreannihaunrapportocosti-ricavi
negativo. Se ancora nel 2010 erano
positivi per 2,8 milioni nel 2011
lo sono per un’inezia 0,1 milioni e
poisolosegnonegativodai 5,2 milioni
del2013ai 4,3 milioni del 2015. In
praticala concessionaria pubblicitaria
per assurdo invece di rappresentare
una risorsa è invece un costo.
Un aspetto che è anche un fedele
specchio di quello che oggi la crisi
dell’editoria – anche a livello locale
– abbia stravolto equilibri e struttureinternedeglieditori
(enonèuncaso
che già da alcuni anni più di un
giornale abbia deciso di chiudere la
proprie strutture dedicate alla raccolta
pubblicitaria). Ed infatti anche
Caltagirone ha deciso nel 2015 di
«trasferire» Piemme nel diretto controllo
della capogruppo.
Per quanto riguarda il digitale nel
documento di bilancio del 2014 alla
voce «attività editoriale» si ammette
che«Relativamenteallevenditediabbonamenti
ecopiemultimedialidelle
testate delgruppo,i datinonrisultanoancora
significativi,e la loro incidenza
sui ricavi diffusionali del
gruppo risulta ancora marginale».
C’èdadirechemonetizzareil digitalenonè
semplice alivello nazionale,
e lo è ancora di più a livello locale.
Questononsolo in Italia,chesuquesto
fronte registra molti ritardi, ma
anche a livello internazionale. Certo
è che rinunciare a ricavi da digitale
rende difficile progettare il futuro
per un gruppo come Caltagirone.
Per quanto riguarda il personale
gli organici hanno subito un taglio
del 24% si è passati dai 1.079 dipendenti
al 31 dicembre 2010 agli 801
del dicembre 2015. La categoria che
ha subito più tagli è quella degli impiegati
e quadri con 138 unità inmeno
dal 2010 al 2015 (-37%) quella che
ne ha subito meno sono i giornalisti
checon78unità inmenonelmedesimo
periodo sono diminuiti del 15%.
Nelcomplessoil tagliodeicostidel lavoro
del gruppo è stato di 22 milioni
dieuro(ilperiododiriferimentoèancora2011-
2015)conuntaglio del tutto
simile a quello degli organici
-23%. Il costo medio per dipendente
è passato quindi dagli 95.978 euro
del 2013 ai 88.999 euro del 2015.
Tagli che a leggere i risultati di bilanciodel
primo semestre 2016 non
sembrano sortire effetto positivo.
Infatti, nei primi sei mesi dell’anno
vi sono stati ricavi per 76.1 milioni
di euro (80,3 milioni di euro nel primosemestre2015),
unmargineoperativo
lordo negativo per 1,6 milioni
di euro (positivo per 67 mila euro
nel primo semestre 2015) ed un risultato
netto negativo per 270 mila
euro (positivo per 614 mila euro nel
primo semestre 2015).Insommatagliarenonbasta
senonsi trovailmodo
di generare nuovi ricavi.