C’è un elemento fondamentale che da sempre caratterizza le opere narrative di Valerio Evangelisti, e in particolare il ciclo di romanzi dedicato alla figura dell’inquisitore Eymerich. Tale elemento è la sorprendente aderenza al momento storico in cui il libro viene proposto in libreria. Certo, da sempre l’autore bolognese ha sostenuto il ruolo assunto da una certa narrativa di genere – e a scapito di quella mainstrem tradizionalmente deputata a tale funzione – nell’indagare, criticare e svelare i processi sociali, economici e politici in atto. Ma, ormai a quasi venticinque anni di distanza dall’inizio della saga – il primo romanzo, Nicolas Eymerich, inquisitore è, infatti, del 1994 – non solo è possibile vedere come il discorso critico sia andato via via sviluppandosi ma anche come l’autore sia stato in grado di far risaltare di volta in volta, in ogni libro, gli aspetti contamperanei più immediatamente percepibili dei cambiamenti in atto.

COSÌ IN UN MOMENTO come quello attuale, in cui sembrano dominare le passioni tristi, grande è la confusione sotto il cielo e la crisi, economica e politica, continua a imperversare dovunque, in quale altro periodo storico poteva essere ambientata l’ultima avventura dell’inquisitore se non in quello del grande scisma d’Occidente? E difatti Il fantasma di Eymerich (Mondadori, pp. 266, euro 20) si svolge proprio nel 1378, anno in cui Gregorio XI riporta la sede del papato a Roma e in cui iniziò quella drammatica scissione della cristianità durata quasi quarant’anni. La storia narrata prende le mosse dall’evasione di Eymerich dalla prigione in cui l’aveva rinchiuso il re d’Aragona e dal suo arrivo, dopo una significativa tappa a Minorca, a Roma dove papa Gregorio è in punto di morte e ci si prepara al conclave per l’elezione del nuovo papa. In una città che quasi non è più una città, in completa decadenza fisica e morale, dove domina la corruzione e il potere reale è in mano a varie bande e improbabili capopopoli, l’inquisitore si trova a combattere un antichissimo culto pagano che conta seguaci fin nell’alto clero e mira a distruggere la cristianità.
Ci sono, come di consueto, altri livelli temporali che intersecano la storia. Il primo, ambientato in un futuro non troppo lontano dalla nostra epoca, narra dello scienziato Marcus Frullifer giunto nell’unico stato europeo neutrale nella guerra che sta sconvolgendo il mondo, la repubblica di Catalogna, per costruire l’astronave Malpertuis (apparsa già nel primo libro della saga) sulla base delle sue rivoluzionarie teorie sulla fisica e in particolare sul tempo.

UN ALTRO LIVELLO si svolge in un futuro molto lontano dove l’umanità si è trasformata in qualcosa di diverso e da cui proviene il fantasma del titolo che intersecherà la strada dell’inquisitore nel 1378. Ancora una volta sarà centrale un testo, o meglio le illustrazioni contenute in un libro, l’Ars brevis di Raimondo Lullo. Tra personaggi vecchi, primo fra tutti padre Jacinto Corona, e nuovi, figure storiche, come Caterina da Siena, intrighi e colpi di scena, la vicenda decolla tenendo sempre avvinto il lettore alla pagina grazie alle mirabili doti di costruzione dell’intreccio, di scrittura, di approfondimento dei personaggi come al solito evidenti nello stile di Evangelisti.
E su tutto si staglia ancora una volta quella strana e inquietante figura di anti-eroe che è Nicolas Eymerich pronto a scegliere, per i propri fini, tra le canaglie sempre la peggiore e nello stesso tempo conscio che «Non è missione degli angeli, milizie di Dio, distribuire amore. Se qualcuno prevarica, solo il terrore lo tiene a bada. Serve la spada, e il Cristo, nella sua apparente mitezza, lo ha ribadito molte volte. Disarmato, l’umile sarà ulteriormente umiliato».