Da un paio di giorni a Doha, capitale del Qatar, si aggira una strana coppia. Una foto ritrae i due seduti sul divano della hall di un hotel di lusso, sorridenti, con in mano una tazzina di caffè. Entrambi uomini, hanno alle spalle storie molte diverse. Unite dall’Afghanistan.

Uno è Anas Haqqani, figlio di Sirajuddin, fondatore di un vero e proprio impero del terrore ai tempi dell’occupazione sovietica del Paese, quando la Cia – tramite il Pakistan – faceva arrivare soldi e danari ai mujahedin in funzione antisovietica. A governare la rete Haqqani oggi c’è il figlio di Sirajuddin, Jalaluddin, il numero due dei Talebani, di cui Anas è fratello minore. Alle spalle migliaia di morti, gli Haqqani sono affiliati ai Talebani, pur mantenendo margini operativi e finanziari di indipendenza. Sono l’ala oltranzista, stragista del movimento, i duri e puri del «no a ogni compromesso».

Eppure pochi giorni fa il New York Times ha ospitato un editoriale ecumenico di Jalaluddin Haqqani, in cui promette pace, ricerca del consenso, diritti delle donne. Sono passati i tempi in cui il governo Usa definiva gli Haqqani il più grande pericolo per le truppe americane in Afghanistan, includendoli nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. Oggi sono della partita, così assicura Jalaluddin. Anche grazie a suo fratello Anas, membro di spicco della rete, arrestato dai servizi segreti afghani nella provincia orientale di Khost nel 2014 e da allora in carcere.

È stato liberato nel novembre 2019, per facilitare il dialogo diplomatico tra i Talebani e gli Stati uniti che a settembre aveva quasi portato alla firma di uno storico accordo, fatto saltare da Trump. Serviva un gesto simbolico di fiducia reciproca per ricucire in fretta la rottura diplomatica di Trump. Lo scambio di prigionieri era la cosa migliore.

Oltre ad Anas, sono stati liberati dalle carceri afghane altri due militanti barbuti. I Talebani, probabilmente gli Haqqani, hanno liberato due docenti occidentali, sequestrati a Kabul nell’agosto 2016. Uno è lo statunitense Kevin King, 63 anni.

L’altro è l’australiano Timothy Weeks, 50 anni. È l’uomo al fianco di Anas Haqqani nella foto di Doha, dove entrambi oggi presenzieranno alla cerimonia diplomatica con cui gli Stati uniti e i Talebani firmano uno storico accordo.