Politica

Una strada per Allende, la via democratica alla rivoluzione

L'iniziativa Un convegno dell'Archivio del movimento operaio lancia la proposta. Perché il culto dell'icona del presidente cileno è pari alla rimozione del programma dei suoi mille giorni

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 8 settembre 2013

«Allende in Cile è presente in maniera invisibile. Lo si nomina poco. Subisce una forma di rimozione nazionale. Non a caso che il documentario su di lui di Patricio Guzman ha fatto fatica a trovare sale. E negli anni della transizione alla democrazia contro di noi, famiglie delle vittime della dittatura, di chi soffrì la tortura, l’esilio, perse il lavoro, hanno usato tutta la stampa. Ci hanno trattato come persone rancorose, che non accettavano di chiudere con il passato. Senza capire che per costruire la democrazia, il futuro anche dei loro figli, con il passato è necessario fare i conti». Così testimoniava nel 2005 Patricia Verdurgo, scomparsa tre anni dopo, la giornalista cilena cui più si devono le inchieste sulla dittatura.

È passato tempo da queste parole, ma l’esercizio della memoria su Salvador Allende, sulla sua via democratica alla rivoluzione socialista, è ancora importante per battere la rimozione: in Cile e nell’Italia che tanto partecipò delle vicende cilene. Una rimozione che non riguarda l’eroica figura del presidente, ma i principi e il concreto attuarsi del suo programma, che solo un golpe militare appoggiato dalla Cia di Nixon riuscì a soffocare nel sangue l’11 settembre 1973. L’Italia, che nella politica cilena si rifletteva come uno specchio, divenne meta dei perseguitati e epicentro della riflessione politica sul golpe (culminata nel celebre saggio di Enrico Berlinguer sul compromesso storico).

A quarant’anni di distanza, la città di Roma merita uno spazio urbano, una via o una piazza, dedicata ad Allende, segno della battaglia culturale contro questa rimozione. La proposta verrà lanciata all’indirizzo del sindaco Ignazio Marino lunedì alle 11 in un convegno dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio, con l’Istituto per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, la Cineteca Nazionale, Cinecittà Luce, l’Università Roma3, la Fondazione Basso, Amnesty International Italia, la Soprintendenza archivistica per il Lazio. Due municipi romani, il VII e il Primo, si sono già schierati per il sì. Alla proposta, seguirà una tre giorni di proiezioni e dibattiti. Lunedì alle 18 all’Aamod (via Ostiense 106) il film clandestino Acta general de Chile (1986) di Miguel Littin, oggi impegnato in un nuovo film su Allende. Martedì 10 al Nuovo cinema L’Aquila dalle 18 El golpe de Estado (P. Guzman, 1979), Intervista a Salvador Allende: la forza e la ragione, (1973, R.Rossellini), La guerra delle mummie (1974, Heynowski e Scheumann).

Mercoledì 11 settembre, stavolta alla Casa della memoria (via S.Francesco di Sales, 5) partiranno i dibattiti. Fra gli altri: Carlo Felice Casula, Ugo Adilardi, Alberto Cuevas, Raul Morales, Tano D’Amico, Patricia Mayorga. Finale italiano con Calle Miguel Claro 1359 (2006, T. D’Elia, U. Adilardi, D.Preziosi), sull’esperienza dei nostri diplomatici che salvarono più di 600 asilati nell’ambasciata italiana di Santiago.

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