Sentite qua.
Qualche tempo fa un milionario di Los Angeles ingaggiò il cuoco più stellato d’America per una cena elegante nella sua villa di Beverly Hills con alcune decine di belle ragazze. Il giorno dopo il cuoco si presenta per mettersi ai fornelli ma il milionario gli dice «sorry, ho cambiato idea, al posto tuo ho appena preso uno che tiene un banchetto di hot-dog a Little Italy: Johnny ’er sugna’. Tu potresti servire i drink, che su questa cosa qua dei drink nessuno mi può dire niente». Qualcosa di simile è poi accaduto anche a Madrid dove un impresario aveva scritturato il matador numero 1 di Spagna per una corrida da trasmettere in mondovisione. Il giorno dopo il matador si presenta bardato di tutto punto e l’impresario gli fa «scusa ho cambiato idea, al posto tuo ho scritturato il matador numero 173, ma visto che ci sei magari prendi un vassoio e vendi due bibite». Quella stessa notte, riferiscono i ben informati, pare che i tori rinchiusi nelle stalle dell’arena al 41 bis, abbiano festeggiato e brindato tutta la notte. E non finisce qui, a questi due casi pieni di strane coincidenze se ne aggiunge un terzo, non meno enigmatico, accaduto a New Delhi, dove una giovane star di Bollywood ricca e famosa però mussulmana, doveva levarsi un dente del giudizio nato storto. Allora la star prenota dal miglior chirurgo paradontologo di New Delhy, ma il giorno dopo poi ci ripensa e si fa operare da un vecchio dentista indu col parkinson.
Ebbene, è sotto gli occhi di tutti come questi tre casi abbiano evidenti analogie; ma siccome la mamma dei complottisti è sempre incinta sarà bene sgombrare subito il campo da ogni sospetto: nulla lega questi tre casi al bollente caso del momento Bonafede / Di Matteo. Un bel nulla! Perché nel caso del milionario di Los Angeles è fin troppo chiaro che per far assumere Johnny ’er sugna’, quello ha subito pesanti pressioni da Cosa Nostra. Come nel caso della star mussulmana di Bollywood, con tutta evidenza minacciata dai violenti attivisti Indù. In quanto all’impresario dei toreri poi, a far forti pressioni sui di lui sarà stata la lobby dei tori.
Ma se a casa nostra il Ministro della Giustizia ha giubilato un magistrato come Di Matteo a favore di un oscuro procuratore aggiunto del tribunale di Potenza, è inutile alambiccarsi con chissà quali retroscena.
Forse la storia è molto più semplice.
Che poi è la storia dello stesso Bonafede.
Ubi minor, major cessat.