Ha tempo venti giorni Marcello Fiori per spiegare alla Corte dei conti come ha speso oltre 80 milioni di euro nell’anno (il 2010) in cui è stato commissario straordinario a Pompei.

La magistratura contabile ha disposto la scorsa settimana il sequestro di 6milioni ma solo virtualmente perché il manager ha nel tempo ceduto gratuitamente quasi tutti i propri beni a moglie, ex moglie e figlio.

Al processo penale si somma anche quello civile. Invitati a dedurre anche nove alti dirigenti, componenti all’epoca della Commissione ministeriale di indirizzo e coordinamento: avevano il compito di approvare il piano degli interventi preposto da Fiori e di assicurarne «la congruità rispetto all’obiettivo della messa in sicurezza e salvaguardia dell’area».

Secondo i magistrati non hanno mosso un dito di fronte alle irregolarità. Si tratta, tra gli altri, di Salvatore Nastasi (capo di gabinetto al Mibac), Giuseppe Proietti (segretario generale del ministero), Stefano De Caro (direttore generale antichità), Raffaele Tamiozzo (Avvocato dello Stato), Jeannette Papadopoulos (ex direttore generale dell’Archeologia del Mibac).

Fiori attualmente è coordinatore dei club «Forza Silvio» ma aveva cominciato in Legambiente, poi vicecapo di gabinetto di Rutelli sindaco di Roma. Folgorato dal Cavaliere e dal suo braccio operativo alla Protezione civile, era diventato l’uomo di fiducia di Guido Bertolaso e proprio dalla Protezione civile venne pescato dal ministro Sandro Bondi per sostituire il prefetto Renato Profili a capo della struttura commissariale insediata a Pompei nel 2009.

In appena un anno è stato capace di stravolgere il Teatro Grande, II secolo avanti Cristo, con ruspe e martelli pneumatici, blocchi di tufo e cordoli di cemento armato. Un disastro travestito da restauro, irreversibile.

A luglio 2008 il capo di gabinetto del Mibac Nastasi chiede a Bertolaso di adottare gli atti di competenza per promuovere lo stato di emergenza a Pompei: 79 milioni di euro stanziati per il sito.

Fiori li spende tutti e anche di più: la soprintendenza scopre un buco ulteriore di 6 milioni 131mila euro senza copertura finanziaria. Secondo i magistrati contabili non c’erano le condizioni per chiedere lo stato d’emergenza.

Viene nominato Profili che presenta un piano mutuato dalla Soprintendenza. Passa un anno e viene sostituito da Fiori a cui, senza motivo, vengono ampliate le competenze includendo campagne di informazione, attivazione siti web, produzioni multimediali, promozione a mezzo stampa in Italia e all’estero. Si legge negli atti: la gestione Fiori «è stata caratterizzata in buona parte dalla realizzazione di interventi diversi rispetto a quelli della messa in sicurezza, conservazione e restauro».

Il piano degli interventi viene presentato il 13 novembre 2009 e poi modificato a marzo 2010 con azioni destinate «a finalità stravaganti ed esorbitanti rispetto ai compiti assegnati», la previsione di spesa non è chiara, addirittura molte iniziative sono state avviate quando lo stato d’emergenza era stato revocato.

Il Teatro grande è il luogo dei maggiori disastri: nel piano Profili erano stati stanziati 450mila euro per opere di restauro e per migliorarne la fruizione. Con Fiori la cifra lievita fino a circa 5 milioni 800mila euro grazie a due varianti: si aggiungono una lista di lavori che stravolgono il monumento per trasformarlo in una arena moderna per spettacoli. Se ne occupa l’Ati Caccavo srl – CG costruzioni srl.

Con la seconda variante, quella da quasi 5 milioni, resta a occuparsene la sola Caccavo e spunta il teatro San Carlo. Il 31 marzo 2010 al Mibac c’è una riunione, all’ordine del giorno il Teatro Grande in cui fare un programma culturale estivo in collaborazione con il lirico: dalle parole di Fiori si capisce che la decisione è già stata presa nonostante «i problemi di compatibilità tra l’evento e le esigenze di tutela e salvaguardia del monumento».

Nastasi propone di nominare una commissione di esperti ma, come spiegano i magistrati del processo penale in corso a Torre Annunziata, serve solo a lasciare agli atti una traccia, la commissione rimane lettera morta.

Nessuno chiede conto a Fiori. Nei due anni di commissariamento si sono succeduti i crolli: il più famoso è il collasso della Schola Armaturarum nel novembre 2010. A noi però resta il teatro sfregiato dove fare spettacoli glamour.