Finisce dai giudici come in tutti i matrimoni falliti, la presunta alleanza tra Marine Le Pen e Vladimir Putin. Ieri la compagnia russa Aviazapchast ha intentato una causa presso il tribunale arbitrale di Mosca contro il partito francese Rassemblement National di cui Le Pen è presidente, per il recupero di un prestito di 9,14 milioni di euro.

A suo tempo, nel 2014, la notizia della sua emissione aveva provocato scandalo. I giornali e i partiti francesi accusarono la dirigente neofascista di essere al servizio del Cremlino, un’accusa alimentata non solo dalle sue ricorrenti prese di posizione filo-russe ma anche suggellata da un incontro avvenuto nel 2017 a Mosca proprio tra il presidente russo e la primula nera d’Oltralpe.

Una brutta tegola per Le Pen. Infatti i soldi del finanziamento pubblico ricevuti dal suo partito dovranno essere utilizzati per restituire 4,2 milioni di euro che il partito deve al suo ex presidente Jean-Marie Le Pen mentre resta aperta la pendenza con lo Stato di 11,6 milioni di euro per le irregolarità nel finanziamento delle presidenziali del 2012.

La richiesta russa di restituzione – dal punto di vista politico – è il segnale dell’allontanamento inequivocabile da parte della Russia non solo dalla destra francese ma da tutta l’area del sovranismo radicale europeo di cui la Lega di Salvini è la spina dorsale. L’emarginazione politica del blocco dei partiti ultra-sovranisti nel parlamento della Ue e l’avvicinamento di Macron alla Russia, hanno reso inevitabile il divorzio tra destra estrema e Cremlino. Non è un caso che Salvini si sia schierato nettamente dalla parte di Trump su tutti i principali avvenimenti internazionali degli ultimi mesi. Tuttavia la vicenda francese è interessante per capire il canovaccio di come queste “relazioni particolari” si dipanino. Inizialmente il prestito a Le Pen fu emesso dalla First Czech-Russian Bank, fondata nel 1996. Per lungo tempo, il principale azionista della banca fu la Stroytransgaz, tra i maggiori appaltatori di Gazprom.

Nel luglio 2016 la Banca centrale della Federazione però revocò la licenza alla banca per illegalità e irregolarità. Solo qualche mese prima tuttavia il debito del partito neofascista era stato ceduto prima alla società Conti e quindi rivenduto, nel novembre 2016, alla Aviazapchast.

Il Washington Post afferma che la Aviazapchast nacque nel passato come «braccio commerciale estero del ministero dell’aviazione sovietica», 3 dei 4 suoi dirigenti attuali hanno trascorso decenni nelle forze armate. La società inoltre deterrebbe una licenza di segreti governativi del Fsb.

Secondo lo schema ipotizzato da Aymeric Chauprade, ex dirigente del Front National, i legami tra forze politiche straniere e Russia non sarebbero alimentati direttamente dal Cremlino ma «spuntano dal basso, o scorrono ai margini, con broker di potere che offrono supporto ai simpatizzanti del Cremlino all’estero, in modi da non richiedere per forza la benedizione di Putin».

Il “prestito Le Pen” sarebbe un esempio di come funziona. Dopo che Putin definisce la “linea di politica estera”, elementi all’esterno del governo iniziano, per così dire, a eseguirla, sperando di ottenere entrature se tutto andrà a buon fine. Forse qualcosa di simile, si può ipotizzare, è avvenuto anche nel caso del presunto finanziamento russo alla Lega, il cosiddetto «affaire Savoini-Hotel Metropol», che portò a un passo dalla crisi il primo governo Conte questa estate.