All’inizio sembrava una storia semplice. Al termine del Politicamp organizzato a Reggio Emilia da Possibile dal 14 al 16 luglio, Articolo Uno – Mdp, Campo Progressista, Sinistra Italiana e la stessa formazione guidata da Pippo Civati, avevano preso la decisione di presentarsi assieme alle prossime elezioni politiche.

La fotografia dei segretari dei quattro partiti, Roberto Speranza, Alessandro Capelli (presente in luogo di Pisapia, impossibilitato a partecipare), Nicola Fratoianni e Civati che si stringono le mani circolava sul web in questi giorni.

Era senz’altro un’ottima notizia per chi sta aspettando da tempo una proposta politica di sinistra in grado di rappresentare persone, interessi ed idee da troppo tempo trascurate ed era risultato molto convincente Fratoianni quando ha affermato che il rischio di costruire una coalizione litigiosa non deve condurre a costruirne due di coalizioni litigiose. In tutti e quattro gli interventi conclusivi del Politicamp era emersa con forza la volontà di oltrepassare la costruzione di una mera lista elettorale, naturalmente “unitaria” (un acuto osservatore quale Edmondo Berselli ricordava quante difficoltà di integrazione e convivenza si celassero sovente dietro il ricorso a tale termine).

Nei giorni successivi la storia semplice si è ingarbugliata. È nato un dibattito non sempre memorabile sull’abbraccio di Pisapia a Maria Elena Boschi e sui possibili rapporti col Partito democratico.

Noi restiamo dell’idea che si debba costruire una lista unica a sinistra del Pd il cui obiettivo sia la stesura di un programma credibile di governo. Non stupisce che la sede di tale proposta sia stata il Politicamp di Possibile, sia perché questo partito ha sempre perseguito con coerenza l’unità delle forze a sinistra del Pd, sia – soprattutto – perché la sua comunità politica è riuscita a promuovere quattro iniziative programmatiche a livello nazionale in un anno, attivando una decina di gruppi tematici (su temi quali lavoro, ambiente, immigrazione, scuola, università e giustizia). Nonostante la confusione di questi giorni, non solo a Reggio Emilia, ma in diverse occasioni, il confronto fra le forze politiche a sinistra del Pd ha fatto emergere che sono molte più le cose che uniscono rispetto a quelle che dividono e che, riguardo a queste ultime, le differenze non sono inconciliabili – a patto che si cominci a confrontarsi al più presto in modo strutturato, partecipato e condiviso. Per offrire un futuro a tale prospettiva, è necessario che nelle prossime settimane vengano avviate iniziative tematiche gestite assieme da queste forze.

A nostro avviso, questo cammino comune dovrebbe svilupparsi lungo due livelli, fra loro connessi: da un lato, a livello nazionale, i gruppi tematici – condivisi fra le quattro formazioni – dovrebbero agire come una sorta di ‘governo ombra’, di stampo inglese, sottoponendo a critica le decisioni governative e proponendo alternative. Dall’altro, a livello locale, dovrebbero emergere gruppi territoriali orientati, oltre che al dibattito politico nazionale, a far emergere le peculiarità territoriali, aprendosi alle molte risorse oggi esterne ai partiti.

Agendo per tali vie, molti elettori potrebbero ritrovare interesse per delle proposte concrete e molti cittadini attivi potrebbero riscoprire la voglia e la passione di ricostruire una casa comune. Non più ‘unitaria’, ma, finalmente, ‘unita’. Senza eccessi di personalismo e con una prospettiva di cambiamento del Paese.