«Il titolo dell’appuntamento è ironico ma allo stesso tempo è un reale segno di gratitudine verso lo spettatore, che sceglie di tornare in uno spazio teatrale e nello specifico a Centrale Fies». Così Marco D’Agostin, autore e danzatore, presenta la rassegna Thank you for coming che si svolgerà fino a domenica nella realtà di ricerca di Dro in Trentino, curata insieme alla direttrice Barbara Boninsegna.
Tre giorni di programmazione in occasione della fine della residenza artistica dello stesso D’Agostin, che presenterà in anteprima il suo lavoro SAGA prima del debutto ufficiale a Parigi ai Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis. Nelle sue parole una prima anticipazione: «Abbiamo immaginato che se ci sarà bisogno di costruire una nuova civiltà, quest’ultima si radicherà intorno a un canto. I danzatori e le danzatrici ne hanno inventato insieme uno fondativo e i rapporti che si creeranno tra i loro corpi e le loro voci differiranno ogni volta».

A PARTIRE dallo spettacolo, il tema unificante della rassegna sarà quello dei legami che travalicano la famiglia biologica, una riflessione su ciò che è in gioco in queste connessioni invisibili, sfuggenti e atipiche. Nelle tante relazioni che occuperanno la scena quella tra Marco D’Agostin e Chiara Bersani rappresenta un sodalizio che va avanti da diversi anni. «Abbiamo creduto nel fare rete profondamente, senza dare per scontati i ruoli ma entrando nei lavori l’uno dell’altra, assecondando quell’enorme desiderio di alimentarci a vicenda» racconta Bersani, autrice e performer che ha saputo fare del suo corpo eccentrico un nucleo generativo di narrazioni contro la normatività sul palcoscenico.

SARÀ protagonista, insieme a Alessandro Sciarroni e Elena Giannotti, della performance site-specific Passage. Per quattro ore al giorno il pubblico potrà liberamente accedere ad una sorta di cantiere aperto in una grande sala dell’ex centrale idroelettrica, in cui gli interpreti si trasmetteranno a vicenda tecniche e materiale di repertorio: «Sono tre performer molto diversi e volevo si creasse un cortocircuito proficuo nel trasferire le interpretazioni su dei corpi a cui non appartenevano in origine» spiega D’Agostin, a cui si deve l’ideazione. Sarà un modo per ritrovarsi e allargare le maglie dell’autorialità, secondo le parole di Bersani: «È quasi un appuntamento romantico tra noi tre, siamo molto legati ma non condividiamo una sala insieme da diverso tempo. Con Marco abbiamo ragionato molto sulla gelosia dei propri materiali artistici, credo che sia una tendenza che uccide la riflessione collettiva. Piuttosto che tenere segrete le pratiche è più interessante condividerle e vedere quali forme possono prendere».

UN ACCENTO che viene posto sul processo ancor prima che sul risultato, in corrispondenza con la scelta di Centrale Fies di abbandonare la forma del festival estivo per presentare, in modalità meno canoniche, le azioni artistiche che maturano al suo interno. «Passage rimanda inoltre alla dinamica di chiusura che noi artisti abbiamo vissuto in questi mesi: continuavamo a provare ma senza la possibilità di dar vita ad un contenuto finito da mostrare. Rendere lo spettatore partecipe di quella dimensione ci sembrava il modo più giusto per riaccoglierlo» aggiunge D’Agostin, che presenta poi alcuni degli altri appuntamenti in programmazione: «Nel lavoro di Filippo Michelangelo Ceredi si parla di relazioni familiari, con la storia del fratello scomparso nel nulla; in altri come quello di Emilia Verginelli si racconta di affetti senza una definizione legale, attraverso il suo rapporto con i ragazzi e le ragazze di una casa-famiglia. In Family Affair degli Zimmerfrei prendono la parola tanti tipi diversi di nuclei che abitano l’Europa oggi». Intrecci molteplici che abiteranno le montagne trentine questo fine settimana, sfidando ogni sistematizzazione definitiva.