Jack Ma ha fondato un Impero. Giunto a 48 anni ha detto qualcosa come, «mi ritiro, sono troppo vecchio, spazio ai giovani». Il suo Impero si chiama Alibaba, nato come piattaforma di «business to business» on line è divenuto nel tempo, il principale sito di commercio elettronico in Cina. Oggi significa essere primi al mondo. Così, quando l’Economist – un paio di mesi fa – pose la cinese Alibaba sulla sua copertina, il mondo scoprì l’esistenza di Alibaba. Una «rivelazione» ridicola, se si pensa che da almeno cinque anni tutto quanto si muove nell’e-commerce cinese, ormai il più grande mercato del mondo, avviene proprio attraverso la creatura di Jack Ma, Alibaba. Capace di soppiantare Ebay in Cina, di creare un sistema di pagamento on line Alipay, sullo stile di Paypal e creare anche una linea di micro credito per le piccole e medie aziende.

In Cina Alibaba è stranota e solo la miopia dell’informazione italiana ha fatto che si che rimanesse considerata all’interno del mondo cinese. Chi invece aveva scelto di parlarne con sufficiente anticipo ha dato una grande mano a quegli imprenditori colpiti dalla crisi e desiderosi di trovare nuovi sbocchi commerciali ai propri prodotti. Alibaba infatti è una piattaforma di e-commerce che ormai viene utilizzata da molti produttori europei, visto che offre soluzioni vantaggiose, non costa quanto aprire e affittare un negozio o uno spazio e permette di raggiungere circa 500 milioni di potenziali acquirenti. Non è una storia cinese, è una storia mondiale. E lo sarà anche Wechat, l’applicazione della Tencent, che ormai in Cina spopola e che si prepara ad essere anche «americana». Alibaba e Tencent si dividono di fatto il mercato cinese in tema di e-commerce e applicazioni mobile. Una divisione conclamata e accettata di buon grado? Non sembra, visti gli ultimi «movimenti»: Alibaba vuole entrare nel mondo dei social network attraverso Weibo (considerato riduttivamente il Twitter cinese), mentre Tencent vuole sviluppare la piattaforma di e-commerce per smartphone. Matrimoni e guerre, quindi, all’interno di un mercato che dice molto di più della Cina di tanti altri spunti offerti dal Dragone. E soprattutto cerca di rispondere ad un quesito che attanaglia i social network occidentali: come monetizzare il «social».

Vocazione globale

Quando si parla di Cina c’è una sorta di difficoltà a concepire come un prodotto cinese possa diventare globale. Di solito viene considerato «troppo cinese». Come se alla nascita di Twitter si fosse esclamato «è troppo americano». Così si finisce per arrivare in ritardo su processi mondiali. Basti pensare a Baidu, il principale motore di ricerca cinese, considerato «cinese» e invece già globale, avendo investito in SudAmerica, Africa e Asia. Uguale il caso di Alibaba, piattaforma di e-commerce cinese, ma disponibile anche in inglese. In queste ultime settimane Alibaba ha annunciato un matrimonio d’affari con Sina, produttrice di Weibo il social netwrok più utilizzato dai cinesi. Cosa potrebbe significare? Un’alleanza intanto capace di affermarsi sul mercato interno, ma anche la possibilità di monetizzare i milioni di utenti che utilizzano Weibo, il Twitter cinese. I numeri sono i seguenti: Sina Weibo ha più di 500 milioni di utenti registrati. Il servizio di microblogging vanta 47 milioni di utenti attivi al giorno, il 75 per cento dei quali accede al servizio tramite smartphone o tablet. Taobao.com ha 150 milioni di utenti «mobili». Il servizio di pagamento online Alipay ha 800 milioni di utenti registrati e 5 milioni di transazioni al giorno, attraverso i dispositivi mobili, che rappresentano circa il 15 per cento delle transazioni di Alipay su base giornaliera.

L’e-commerce è la nuova frontiera: secondo il Wall Street Journal ci si aspetta che il totale delle vendite online in Cina eclisserà quelle degli Stati Uniti nei prossimi anni, salendo a 356,1 miliardi di dollari nel 2016 dai 169,4 miliardi di dollari dell’anno scorso, secondo Forrester Research. Le vendite al dettaglio online negli Stati Uniti dovrebbero raggiungere i 327 miliardi di dollari dai 226 miliardi per lo stesso periodo. «Siamo convinti che questa alleanza strategica contribuisca a creare un Weibo più forte», ha detto il fondatore di Alibaba Jack Ma nel comunicato stampa di Sina.

Movimenti futuri

A contrastare il sogno Alibaba-Weibo c’è Tencent. La società, il cui quartier generale non è a Pechino, bensì a Shenzhen, sud est del paese, ha fatto sapere di essere pronta ad investire 1 miliardo di dollari nella sua piattaforma di e-commerce nei prossimi anni. «Anche se è solo un piccolo attore nel mercato, Tencent si è dimostrata abile in passato nel vendere servizi, come giochi, agli oltre 700 milioni di utenti della sua applicazione di messaggistica QQ», ha scritto il Wall Street Journal. Tencent ha visto i prori ricavi dalle attività di e-commerce crescere in modo rapido: una crescita nell’ultimo anno del 49 percento per 272,6 milioni di dollari nel quarto trimestre rispetto al terzo trimestre.

Secondo la Tencent si tratterebbe di un risultato «geografico», ovvero l’espansione del business anche in altre aree del paese. Infatti, è dato per imminente uno sbarco nella Capitale e nel nord della Cina. Tencent è leader del mercato della messaggistica, grazie a Wechat (Weixin in cinese) pronta a sbarcare sul mercato americano. Si tratta di una specie di What’sApp ma più completa: un sistema che permette di inviare messaggi, foto, audio video e sms. Twitter, Facebook, Instagram, tutto insieme nella stessa applicazione.

E- commerce e social network dunque al centro della battaglia, che dalla Cina suggerisce una strada: il futuro sarà sempre più «mobile».