Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite ha approvato ieri una risoluzione di condanna ai «fondi avvoltoi». La risoluzione, presentata dal ministro degli Esteri argentino, Hector Timerman, è stata approvata con 33 voti a favore, 5 contrari e 9 astensioni. Di recente, l’Assemblea generale dell’Onu ha chiesto – con l’approvazione di un’altra risoluzione – che venga stabilito un quadro di regole generali per la ristrutturazione del debito.

Un problema bruciante per l’Argentina, a rischio di default dopo diverse sentenze del giudice nordamericano, Thomas Griesa. Sentenze che hanno accolto la richiesta dei fondi speculativi, decisi a lucrare sul debito argentino dovuto alla bancarotta del 2001. Il governo Kirchner è riuscito a negoziare il debito con la gran maggioranza dei creditori, e ha proposto un negoziato alle stesse condizioni anche alla piccolissima percentuale di «fondi avvoltoi». Questi, però, hanno adottato una linea intransigente, e pretendono un risarcimento pieno, in questo supportati dalle sentenze di Griesa.

Il magistrato ha anche bloccato la rata di pagamento inviata dall’Argentina ai fondi che hanno accettato il negoziato. E per questo, a seguito di un’interpellanza della Citibank Usa, sollecitata dal governo argentino, ha fissato una nuova udienza, prevista per lunedì. Nel frattempo, la presidente Cristina Kirchner ha esposto il punto di vista argentino in tutti gli organismi internazionali, ottenendo un indubbio successo diplomatico. Ma la scure del default è ancora in agguato, soprattutto perché, in base a una clausola in scadenza a dicembre, anche gli altri fondi che hanno negoziato potrebbero richiedere l’intera somma e provocare la bancarotta.