L’ambito in cui si muove una Fondazione di ricerca quale Firab è l’agricoltura biologica ed è a tali aziende che ci rivolgiamo in questi giorni per conoscere tenuta economica, preoccupazioni, azioni di mitigazione dell’impatto, richieste alle Istituzioni.

Lo facciamo, in cooperazione con Aiab e altri nostri partner, tramite un questionario specificamente dedicato all’impatto del Covid-19 sul mondo del biologico italiano, per comprenderne i riflessi sulle capacità operative nonché sullo spirito degli operatori, ma anche per traguardare nuove opportunità.
Il questionario è online al link http://www.firab.it/site/impattosubiocovid19.

Può sembrare un microcosmo parziale, ma ai nostri occhi la finestra che apriamo sulle – e per le – aziende biologiche ha un molteplice senso: il bio ha maturato il suo successo grazie al credito di cui gode in termini di salubrità delle sue produzioni, aspetto particolarmente sensibile in questi giorni duri; presenta fondamentali economici migliori della media del settore e quindi una eventuale forte sofferenza di reddito e liquidità rappresenterebbe un campanello di maggiore allarme; rappresentando un’avanguardia dell’agroalimentare può indicare percorsi innovativi di ripresa a valere per l’intero settore.
Non ultimo, il biologico è nato e si è sviluppato a partire da approcci etici, solidaristici ed ecocompatibili che devono ora divenire spirito guida per la ricostruzione morale e materiale del Paese.

I primi riscontri che il questionario ci consegna segnalano quanto temevamo e ampiamente prevedibile: una situazione di diffusa prostrazione economica e psicologica da parte dei produttori biologici, ma anche prodromi di cambiamenti adattativi: in Sicilia un’azienda ha registrato un forte aumento delle richieste per la farina di frumento, ma la crescita delle vendite non compenserà le perdite dell’agriturismo che soffre disdette da tutta Europa.

In Toscana, invece, l’olio ora si vende in tanichette e meno in bottiglie e così il vino, per il quale vanno a ruba i bag-in-box che permettono di aumentare lo stock domestico e ridurre il costo della spesa. Si bada all’essenziale e anche il non indispensabile prende forme più sobrie.
La ripresa non dovrà essere solo produttiva, ma anche morale, ancorandola a una visione ridefinita di mezzi di produzione, posizione dell’uomo nell’ecosistema, relazioni di e tra le comunità, politiche pubbliche.

Queste sono particolarmente importanti: assistiamo con piacere al veloce e progressivo ripensamento di approcci rigoristici e alla ridefinizione di priorità da parte delle Istituzioni che ora guardano alle esigenze primarie della società e al bene pubblico flettendo a tal fine regole e primazie economico-finanziarie.
Queste nuove priorità dovranno anche accompagnare la ripresa con un ridefinito ruolo del pubblico volto a sostenere la capacità economica e occupazionale, così come a guidarne l’indirizzo in una rinnovata logica di sostenibilità e sufficienza.

* Segretario generale Firab