Investendo su solidarietà, lavoro, sviluppo, cura dei luoghi e del paesaggio. Inoltre aver investito sul dialogo con i 5 stelle ha determinato di fatto la collocazione del movimento nel campo democratico; è stato un lavoro faticoso che ha contribuito a spostare il movimento dall’anti politica alla responsabilità di governo. Ed è questa ora la sfida più grande, dimostrare l’utilità sociale del governo Conte. Qui, ora, proprio perché oggi appare un governo più stabile.

Tutelare l’azione di governo accelerando la fase redistributiva e rispettando al contempo il travaglio e la discussione di un Movimento 5 Stelle che deve ripensarsi da capo.

Dentro questo scenario tornano a contendersi il campo in Italia, in Europa e nel mondo la destra nazionalista e razzista con impianto ideologico chiaro e un campo democratico progressista con una agenda e un lessico ancora in formazione. Green deal, promozione sociale, stato di diritto, solidarietà, autonomia di genere, conoscenza sono tutti indizi importanti per una buona ricostruzione. Detto questo abbiamo vinto bene per alcuni semplici motivi.

Bonaccini ha interpretato al meglio il ruolo del sindacalista territoriale in una regione con tradizione di buon governo e senso civico. La centralità delle autonomie e delle comunità locali da presidiare, il ruolo dei sindaci, degli amministratori, dei corpi intermedi e del principio di sussidiarietà.

Abbiamo vinto perché abbiamo messo in campo una coalizione unitaria e plurale aperta non pigra sullo stile di Piazza grande, il movimento che ha accompagnato con successo Zingaretti durante le primarie. Abbiamo vinto perché il Pd ha avuto un grande risultato, frutto di insediamento sociale e anche del vento del nuovo corso, inclusivo unitario e mai rissoso. Abbiamo vinto perché c’era e c’è una grande tradizione del cattolicesimo solidale ben rappresentata dal Cardinal Zuppi.

Abbiamo vinto perché le sardine hanno combattuto strada per strada sfidando il peggior senso comune sdoganato dalla propaganda salviniana. Per questo lavoro coraggioso e gratuito non dovremmo mai smettere di ringraziare i ragazzi e le ragazze che hanno conteso ogni piazza alla Vandea dei nazional populisti.

Da ultimo, va detto, abbiamo vinto perché Salvini ha esagerato, spaventando un ceto medio riflessivo e anche produttivo che in Emilia ha ancora forza e consapevolezza di sé. Uno scenario simile a quello che portò al 40% di Renzi alle europee del 2014, tirato su anche grazie al movimento 5 stelle che prometteva processi sommari sulla pubblica piazza.

Lo dico perché bisogna riconoscere e separare gli elementi specifici non riproducibili da quelli invece riproponibili in altri contesti. Imparare da quanto vissuto sul campo e non dimenticare. Lo dico perché dobbiamo continuare il cambio radicale del nostro campo senza sederci sul successo e senza confidare negli errori di Salvini.

Tra pochi mesi avremo altre partite decisive in diverse regioni del Paese. Aprire porte e finestre, cambiare approccio e linguaggio, promuovere sul campo classi dirigenti irregolari e leader di comunità locali sono le precondizioni. Non temere la nostra identità, storia, memoria. Ce lo hanno ricordato per bene le sardine: per vincere bisogna battersi con coraggio.

Ridando persino valore a un vecchio canto partigiano.

Dunque sin qui tutto bene continuava a ripetere l’uomo che precipitava ne L ’odio di Kassovitz. Con umiltà provare a leggere in profondità quanto accaduto, farne tesoro e farlo diventare pratica quotidiana di rigenerazione politica. Per non ritrovarci tra pochi mesi di nuovo in un buco nero