Venticinque anni lui, diciotto lei. Lui l’aveva incontrata mentre stava lavorando a un disco con alcuni amici. Il suo nome Adrian Thaws e dopo la conclusione dell’esperienza del soundsystem The Wild Bunch, di cui facevano parte anche Robert Del Naja, Grant Marshall e Andrew Vowles, aveva lavorato con loro alla nascita di Blue lines, il primo album firmato Massive Attack datato ’91, dove compariva come Tricky Kid. Lei, Martina Topley-Bird, proprio vent’anni fa aveva registrato Aftermath, un pezzo rifiutato da Del Naja e soci, diventato poi traccia su cui sarebbe nato Maxinquaye, il debutto solista di Tricky del ’94, un disco da Mercury Prize per sussurri, beats e samples dedicato alla madre Maxine, morta suicida lasciando un figlio di soli quattro anni.

In Blue lines e Maxinquaye il ruolo di Tricky era stato fondamentale, «ma togliamo subito di mezzo la parola trip-hop», puntualizza ancor prima di cominciare l’intervista: potrebbero forse funzionare le coordinate geografiche, il Bristol sound, per identificare questa cupa e sinuosa fusione di dub, elettronica e hip hop la cui miccia si è accesa nella cittadina del sud ovest dell’Inghilterra all’inizio degli anni Novanta. Ma ora Tricky, lasciata Bristol per un nomadismo che l’ha portato da Londra, a Los Angeles, a Parigi, è tornato alle origini con False Idols, suo decimo album in studio: «tutto è stato spontaneo come allora, senza pensare troppo, con un approccio alla musica che avevo perso nei due dischi usciti su Domino», Knowle West Boy e Mixed Race. «Due album con cui ho concluso una parte della mia vita. Faccio musica come se scrivessi libri, ogni album documenta un periodo: da Maxinquaye ad oggi avevo scritto differenti capitoli, uno per ogni disco. Con False Idols comincerò un nuovo libro», ma sul dorso dei volumi precedenti c’è scritto il suo passato: dal debutto che porta il nome della madre, a Knowle West Boy, il ghetto bianco di Bristol dove è cresciuto, a Mixed Race: «mio padre è giamaicano, mia madre era mezza bianca e mezza africana. Le influenze musicali per me arrivano da ogni parte del mondo, è da lì che proviene la mia famiglia».

E mentre Tricky ha origini in parte giamaicane ma è cresciuto in Uk, il suo mentore è un inglese cresciuto in Giamaica, il geniale Chris Blackwell, fondatore della Island. Con lui uscito Maxinquaye: «Chris ha sempre saputo capire gli artisti e lasciarli liberi. Non aveva fretta: Bob Marley non ha venduto per anni, i primi due o tre album di PJ Harvey neanche, perfino Tom Waits all’inizio, ma Chris sapeva che avrebbero funzionato e la gente prima o poi li avrebbe compresi». Forte della lezione di Blackwell, sotto l’ala dell’etichetta !K7, Tricky ha avviato la label False Idols, presentandone gli artisti nell’ep Matter of time, che si apre con un beat ridotto all’osso da cui affiora la voce di Liz Densmore, per chiudersi con il rap in francese di Frenglish firmato Pavement Grammar; in mezzo c’è I could di Francesca Belmonte, presente anche nel disco di Thaws insieme a Fifi Rong, londinese di origini cinesi, che firma anche la traccia Forget inclusa nell’ep. «Non è detto che la loro musica o la mia siano amate subito – spiega Tricky – la musica è sempre entrata nella mia vita senza che la cercassi, in assoluta libertà».

Ed è proprio la libertà che interessa a Tricky, come ha raccontato al Guardian: la libertà di «poter essere qualsiasi cosa voglio quando faccio un album. Posso essere vulnerabile, posso essere debole, posso essere odioso, posso essere duro, posso essere buono, posso essere cattivo. Tutte anime che puoi trovare nelle mie canzoni, ma nella società non puoi utilizzare tutte queste personalità, perché sei ammaestrato».

Tra gli strumenti con cui il potere mantiene l’ordine per Tricky ci sono anche i «false idols» che danno il nome a disco e label: «un’espressione presente nei documenti della Cia, un metodo di controllo, che va avanti dall’Antico Egitto, dove alla gente si offrivano falsi dei e idoli. Un esempio: in Uk c’è Katie Price (una modella, ndr), è lei che alcune ragazzine tra gli 8 e i 10 anni hanno citato in risposta alla domanda ’Chi vuoi essere da grande?’, non sognavano di essere delle donne forti e indipendenti. Se una ragazzina diventerà una Katie o una Rihanna sarà sicuramente innocua, non esternerà certo opinioni su una guerra».

Invece le donne che Tricky ammira sono diverse, «molto più forti degli uomini, come mia nonna che mi ha cresciuto. : ecco perché ho spesso scritto le mie canzoni da un punto di vista femminile e le ho fatte cantare a donne che ammiro, come Fran e Fifi, nel caso di [do action=”citazione”]Le donne sono state una presenza solida e positiva nella mia vita, mentre molti miei zii o cugini sono finiti in prigione. Così tra uomini molto violenti e donne molto forti ho scelto le seconde. Da loro arriva l’esempio migliore, sia in famiglia, sia nella musica[/do]False Idols», dove la soulsinger nigeriana Nneka canta in Nothing Matters. Somebody’s sins invece è la traccia d’apertura del disco, una cover del celebre hit Gloria di Van Morrison nella versione di Patti Smith, che ha aggiunto per l’occasione il verso «Jesus died for somebody’s sins, but not mine». «Gesù morì per i peccati di qualcuno, ma non per i miei». «Io – chiosa Tricky -credo nella Storia e nella Natura. Oggi volavo sopra le Alpi, bellissime! Perché credere in qualcosa che non posso vedere, quando c’è così tanta bellezza visibile nel mondo?». Forse l’inferno non è più dietro l’angolo per Tricky Kid.