La Prima alla Scala più blindata che si ricordi a causa dell’allarme lanciato dall’FBI su un possibile attentato jihadista all’indomani della strage di Parigi, la contestazione (annunciata) più contenuta di sempre (giusto un presidio dei sindacati di base sotto Palazzo Marino e una «sfilata popolare» di moda organizzata dal collettivo Cantiere), la piazza del teatro bonificata dagli artificieri, guardata dall’alto da tiratori scelti ed elicotteri, presidiata da centinaia di poliziotti e militari e dal solito reticolo di transenne. Tutto questo poco prima che sulle assi del palcoscenico, sotto gli occhi delle autorità (non il presidente della Repubblica, né presidenti di Camera e Senato, sì il premier Renzi, i ministri Franceschini e Delrio e Madè, il sindaco Pisapia ecc., il console di Francia Brochet, il governatore di Salisburgo Haslauer e una serie di sovrintendenti stranieri, da quello della Musikverein di Vienna a quello della Philharmonie di Parigi), iniziasse a svolgersi Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi, che proprio lì ha avuto la sua prima esecuzione il 15 febbraio 1845 e che non vi viene eseguita dal 1865.

La ripresa di quest’opera dopo 150 anni s’inserisce nella linea artistica e culturale che il discusso sovrintendente Alexander Pereira e Riccardo Chailly, al suo primo Sant’Ambrogio da Direttore Principale, hanno deciso per le stagioni dei prossimi anni. L’idea è quella di riproporre le opere nate alla Scala e, recita il comunicato stampa del teatro, «riallacciare il legame con l’immensa tradizione del nostro melodramma allargando il numero dei titoli, alternando i più famosi alla riscoperta di capolavori meno eseguiti e portando in palcoscenico le edizioni critiche».

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Giovanna d’Arco, presentata nell’edizione critica curata da Alberto Rizzuti per Ricordi, è la settima opera composta da Verdi e la quinta scritta per la Scala. Il libretto di Temistocle Solera è liberamente tratto dal dramma Die Jungfrau von Orléans (1801) di Friedrich Schiller. Al debutto Giovanna ebbe un caloroso successo di pubblico, testimoniato dall’elevato numero di rappresentazioni e dalla popolarità del valzerino intonato dagli spiriti maligni, che diventò un tormentone degli organetti da strada. La stampa, invece, fu assai fredda.

Certo Verdi, scrivendo a Piave dopo la prima, non mostrò alcuna incertezza: «La mia opera migliore, senza eccezione e senza dubbio». Al di là della spavalda risolutezza della reazione paterna, Giovanna resta, tra i titoli dei cosiddetti «anni di galera», il più gravido di futuro, una partitura sperimentale che fa da cerniera tra le esperienze giovanili e la «trilogia popolare». L’opera torna a Milano due volte: nel 1858 e nel 1865. Per riascoltarla i milanesi dovranno poi attendere il 1951, quando Alfredo Simonetto dirige una leggendaria esecuzione in forma di concerto con l’Orchestra della RAI, solisti Renata Tebaldi, Carlo Bergonzi e Rolando Panerai.

Ieri sera l’opera è andata in scena con la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier. Nel cast la diva Anna Netrebko, Francesco Meli, Devid Cecconi, che ha rimpiazzato all’ultimo minuto Carlos Álvarez. Ha diretto, come già ricordato, Chailly, cimentatosi per la prima volta con quest’opera a Bologna nel 1986, con la regia di Werner Herzog. Lo spettacolo è stato ripreso da Rai5 e trasmesso in diretta televisiva in 13 paesi europei, cui si aggiunge in differita il Giappone; alla diretta radiofonica hanno aderito 22 emittenti europee.

Sono state effettuate dirette cinematografiche in Italia, Francia, Spagna e Germania e differite in Corea, Giappone, USA e Australia. Parallelamente si è svolta la diretta in streaming dal backstage sul sito della Scala: le riprese sono state realizzate grazie a una collaborazione ormai pluriennale con la laurea magistrale in Televisione cinema e new media dell’Università IULM di Milano.

Il 29 novembre Chailly ha incontrato gli studenti delle università milanesi, che hanno assistito a una prova dell’opera: inaugurato in occasione della Turandot che ha aperto a maggio la programmazione per Expo, il dialogo con gli studenti, accanto all’anteprima per gli under 30 voluta da Lissner, resterà un appuntamento fisso nei 7 dicembre diretti dal maestro.