Sul sito www.paperoniale.it gestito dal Centro Studi Argo di Torino, si raccolgono le firme per una petizione (non un appello) che chiede al Parlamento di introdurre un’imposta sulla ricchezza finanziaria, con esenzione delle famiglie meno abbienti. Ricchezza finanziaria, quindi non sulle case. Il testo è il seguente:

«Noi cittadini italiani chiediamo, in ottemperanza all’art. 50 della Costituzione che sancisce il diritto dei cittadini di rivolgersi direttamente al Parlamento, che:
“1. Il Parlamento impegni il governo a introdurre un contributo di solidarietà sulla ricchezza finanziaria (quindi con esclusione delle case e degli altri beni immobili), con aliquote progressive (comunque non superiori all’1%) e una quota esente;

2. Nella norma in materia venga espressamente stabilito che i proventi di questo contributo devono essere interamente investiti nel miglioramento dei servizi per i cittadini, in particolare a vantaggio delle persone maggiormente in difficoltà, e per creare lavoro per i giovani disoccupati.
Entro questo ambito la ripartizione dei fondi dovrà essere oggetto di una rigorosa valutazione tecnica.

3. Riteniamo che decidere quali aliquote applicare, e quindi quali somme ottenere, debba essere valutato del Parlamento.
Quanto segue quindi è solo un suggerimento. Proponiamo la totale esenzione per la metà delle famiglie a più basso reddito, un’aliquota media intorno allo 0.8% per il decimo più ricco, e un’aliquota media intorno allo 0.15% per le altre. Dato che in Italia la ricchezza finanziaria è molto concentrata, il gettito dovrebbe essere superiore ai 20 miliardi.”

La proposta è stata elaborata da un gruppo di economisti e sociologi delle Università piemontesi, sulla base della loro preparazione scientifica.
Sul sito vi sono i necessari approfondimenti, ma può essere utile ricordare, a sostegno della petizione, alcuni dati che dovrebbero essere ovvi e purtroppo non lo sono.

1. La ricchezza di cui parliamo è quella ufficialmente censita, quindi l’imposta potrebbe essere riscossa “con un click”, come già avviene per l’imposta di bollo sui risparmi. È per questo che si chiede di tassare la sola ricchezza finanziaria, e non quella immobiliare, cosa che richiederebbe pratiche complesse.

2. I grandi patrimoni finanziari sono perlopiù frutto di redditi da capitale, che sono tassati in modo proporzionale e non progressivo, in contrasto con la Costituzione. Quindi l’imposta che suggeriamo, avendo aliquote progressive, è pienamente coerente col dettato costituzionale.

3. Al di là di ogni altra considerazione, siamo in un’emergenza: le risorse vanno trovate là dove sono e dove è facile reperirle.

4. Infine, è giusto chiedere la solidarietà dell’Europa; ma ci sembra profondamente sbagliato che l’Italia non contribuisca a questa solidarietà chiedendo un contributo ai propri cittadini in grado di darlo. E sarebbe ora di affermare il principio che chi deve fare dei sacrifici, quando è necessario, deve soprattutto essere chi ha di più, e non chi ha di meno.

Quanto sopra è tutt’altro che rivoluzionario; in effetti aliquote più alte di quelle suggerite sarebbero del tutto giustificate. Ma è presumibile che ci saranno difficoltà a trovare adeguato riscontro sui grandi canali televisivi e sui grandi giornali. Vi preghiamo quindi non solo di firmare la petizione, ma anche di diffonderla. Ripetiamo il sito: www.paperoniale.it.

* * * I promotori dell’iniziativa

Filippo Barbera, Università
di Torino; Maria Luisa Bianco, Università del Piemonte Orientale; Giancarlo Cerruti, Università
di Torino; Bruno Contini, Università di Torino; Federico Dolce,
direttore del Centro Studi Argo, Torino; Ugo Mattei, Università di Torino; Guido Ortona, Università del Piemonte Orientale;
Serena Pellegrino, già vicepresidente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati;
Francesco Scacciati, Università di Torino; Andrea Surbone, scrittore; Pietro Terna, Università di Torino; Dario Togati, Università di Torino; Willem Tousijn, Università di Torino.