Dal titolo e dall’accattivante copertina potrebbe sembrare un libro eccentrico, una trovata di subvertising, invece Grateful dead economy. La psichedelia finanziaria di Andrea Fumagalli (AgenziaX; pp. 190, euro 15) analizza in maniera innovativa, critica e creativa tre concetti-chiave al centro del dibattito politico contemporaneo: comune, open source e monete alternative.

Andrea Fumagalli è docente di Economia Politica all’Università di Pavia. Le sue ricerche vertono sulla precarietà del lavoro, il reddito di base, le trasformazioni del capitalismo contemporaneo. Una attività di ricerca inscindibile dall’impegno nei movimenti sociali. Oltre a Grateful dead economy, tra i suoi libri vanno ricordati: L’Antieuropa delle monete, con Lapo Berti (manifestolibri); La moneta nell’impero, con Christian Marazzi e Adelino Zanini (ombre corte); Lavoro male comune (Bruno Mondadori); inoltre ha curato Il lavoro autonomo di seconda generazione. Scenari del postfordismo in Italia, con Sergio Bologna (Feltrinelli); La moneta del comune, con Emanuele Braga (DeriveApprodi).

Fumagalli sostiene che un tempo la psichedelia era sinonimo di creatività e sovversione, ma ora regnano l’impotenza e la depressione sociale. Forse è perché la finanza e la mercificazione economica si sono appropriate non solo del corpo ma anche dei cervelli, dei sensi e dell’eros, costringendoli a vivere una vita di elemosina e precarietà? Lo abbiamo chiesto all’autore.

Cos’è la psichedelia finanziaria e qual è la relazione tra i Grateful Dead e la proposta della moneta alternativa «commoncoin»?

I Grateful Dead sono stati non solo uno dei gruppi musicali che più hanno inciso sulla controcultura, ma anche un tentativo di cooperazione sociale. Oggi, l’esperienza della costruzione di un esodo costituente fa tesoro dello spirito innovativo della controcultura.

Il progetto della «commoncoin» è la continuazione dell’esodo della nave spaziale di «Blows against the Empire», celebre disco dei Jefferson Staship con Jerry Garcia tra gli ospiti, o della riflessione di Marx sull’importanza delle comuni agrarie della Russia pre-sovietica?

Recupero la riflessione di Marx sulla Comune e sull’accumulazione originaria. Ma faccio riferimento anche al fatto che negli Usa le forme di conflitto nel mondo del lavoro assumono una forma diversa di quelle in Europa. Là c’è sempre stata la possibilità della via di fuga rappresentata dalla frontiera e dal suo mito, una forma di esodo che trova continuazione nelle comuni degli anni Sessanta e nel cyberspazio delle controculture di fine Novecento. Queste esperienze dimostrano però che le forme di alternatività al capitalismo sono destinate a diventare canali di innovazione del capitale se non si dotano di un’autonomia economica.

Nel tuo libro manca l’ipotesi di un pensiero sulla strategia rivoluzionaria. Un concetto chiave nel pensiero di Marx…

Nella cultura marxista, la rivoluzione è realizzabile solo se viene individuato un soggetto di riferimento. Senza soggetto rivoluzionario non c’è possibilità di rivoluzione. Questo tema rimanda alla definizione di classe. Al momento non si può più parlare di classe sociale ma di condizione sociale. Infatti non uso la definizione «classe precaria» ma scrivo di condizione precaria. Le condizioni sociali, di lavoro e di vita si sovrappongono: questo rende più complesso il processo di omogeneizzazione. La presa di coscienza diventa processo di soggettivazione.

Nel recente passato parlavamo di operaio-massa, che esiste ancora ma non è più il centro unico della valorizzazione che oggi deriva dallo sfruttamento delle economie di rete, delle economie di apprendimento e dalla riproduzione sociale. I lavoratori di questi segmenti non sono in grado di definire un soggetto rivoluzionario se non si completa il processo di soggettivazione. E tale processo è oggi tanto più difficile quanto questi segmenti sono facile preda dell’immaginario capitalista. Forse è possibile procedere attraverso forme di esodo in grado di assediare il capitale, che è cosa diversa da trasformarlo dall’interno, strategia forse oggi più improponibile che la rivoluzione stessa. È necessario acquisire competenze migliori per affrontare la frontiera tecnologica. Bisogna saper creare algoritmi altrettanto potenti di quelli utilizzati dal capitale.

In questo mesi sto seguendo, da osservatore, le lotte dei riders di Foodora: nel loro caso le comunicazioni digitali tramite algoritmi diventano le forme che definiscono anche giuridicamente le forme di comunicazione dei rapporti di lavoro. È possibile sviluppare un contro-algoritmo che decida la distribuzione delle commesse in maniera più consona alle esigenze dei riders? O è meglio creare un algoritmo che fa opera di sabotaggio? Le competenze tecnologiche forse è meglio utilizzarle per creare alternatività qui e ora, anche se non è da escludere l’intervento sui rapporti di forza.

Come si combinano elementi di teoria marxista e sapere hacker? Come si costruisce un circuito finanziario alternativo?

I movimenti controculturali e quelli cyber hanno cercato di creare le premesse per un mondo liberato. Ma non hanno definito una cassetta degli attrezzi in grado di garantire questa autonomia, che sviluppi una consapevole autodeterminazione culturale e politica del singolo e la possibilità di dotarsi di sostenibilità economica e finanziaria, condizione necessaria, anche se non sufficiente, affinché le iniziative alternative siano in grado di autosostenersi senza correre il rischio di essere riassorbite.

I primi elementi di questa cassetta degli attrezzi sono costituiti dallo sviluppo di una moneta alternativa in grado di definire un circuito monetario e finanziario alternativo, non assimilabile a quello capitalistico, non condizionato dalle oligarchie finanziarie, ma capace di creare le basi per una psichedelia finanziaria dal basso; e dall’introduzione di un reddito di base incondizionato, inteso come remunerazione della vita messa a valore, finanziato dalla stessa moneta alternativa. Una sperimentazione che val la pena di tentare.