Strumentale. Come altro definire la polemica sul dove son state fatte accomodate le terga di Charles Michel e Ursula von der Leyen ad Ankara? Metti che fossero andati a trovare gli eschimesi in Groenlandia e a Michel avessero offerto la moglie di uno sciamano spalmata di grasso di foca, piuttosto che in missione presso i Korowai della Papua Nuova Guinea e a Ursula avessero servito un cosciotto d’uomo arrosto, scommetto che qualcuno avrebbe magari storto il naso ma poi, in nome del relativismo culturale, tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone.

Qui però c’era da fare il solito tiro al bersaglio sul povero Recep Erdogan, per cui invitare a sedere un’anziana signora su un comodissimo e costosissimo divano, diventa atto d’insopportabile maschilismo. Quanta malafede: oltremodo rispettosi di usi e costumi altrui se son casi da manuale d’antropologia culturale e quando c’è da rispettare i valori di 80 milioni di turchi diventiamo tutti pasdaran di #metoo! Ignorando bellamente che nel vecchio adagio «paese che vai, usanza che trovi», per «paese» s’intende Nazione, mica tribù in via d’estinzione. Concetto ben chiaro invece al buon Michel, che non ha ceduto il posto a Ursula non perché cafone patentato e succube dell’ennesimo dittatore coi baffi, ma perché tempestivamente informato dal suo staff che per Protocollo Presidenziale, a cedere il posto a sedere sugli autobus turchi, per esempio, non sono gli uomini alle donne ma le donne agli uomini. Così, quando in nome del medesimo protocollo, la Presidente della Commissione Europea è stata mandata in cucina a sbucciare le patate e poi ha servito a tavola con la crestina, Charles non ha avuto nulla da eccepire e mentre Ursula sparecchiava e lavava i piatti, lui si accomodava con l’amico Recep in sala hobby a fumare sigari e bere cognac. Si tratta, per intenderci, del medesimo Protocollo Presidenziale in virtù del quale, praticamente tutti i deputati d’opposizione e migliaia tra magistrati, giornalisti, intellettuali, artisti e dipendenti pubblici marciscono in galera senza processo.

Ma quello Presidenziale Turco non è l’unico protocollo etnico davanti al quale si genuflettono tanti politici occidentali: c’è il Protocollo Presidenziale Egiziano, per dirne una, in nome del quale il presidente francese Macron glissa sull’omicidio Regeni e consegna la Legione d’Onore al generale Al Sisi, e c’è, per dirne un’altra, il Protocollo Principesco Saudita che il senatore di Rignano Renzi venera a tal punto da scagionare il sultano Bin Salman dall’omicidio del giornalista Khashoggi.