«In realtà il movimento che sta nascendo per destituire Lukashenko è sì spontaneo ma non è completamente disorganizzato come sembra». A parlare è Anton, attivista anarchico di Brest, 22 anni.

Quali sono le caratteristiche del movimento di questi giorni?

Si tratta della confluenza di settori della società molto diversi tra loro. Ci sono i lavoratori salariati delle aziende statali, sono tanti, che da troppo tempo fanno fatica a tirare a fine mese e sono schiacciati sul posto di lavoro dai «direttori rossi» di Lukashenko. C’è il ceto medio e quello delle micro e piccole imprese che hanno come modello i paesi capitalisti, i paesi dell’est Europa del «miracolo economico» come Polonia e Lituania. Ci sono tanti giovani delle periferie che si arrabattano per vivere e sono nauseati dal paternalismo e dall’autoritarismo del sistema, dalla corruzione dilagante. Si tratta di un’unità momentanea su un chiaro obiettivo: cacciare Lukashenko e la sua cricca, poi è chiaro, ognuno andrà per la propria strada.

Il movimento è organizzato?

Il movimento è spontaneo. Nessuno poteva immaginare quanta gente sarebbe scesa in piazza, quanta gente era disposta a battersi. Noi stiamo attaccando manifestini davanti alle aziende, ai pub, alle fermate dei bus con su scritto: «Basta pazientare, è ora di resistere». E vediamo che la gente reagisce positivamente. In piazza quelli che hanno esperienza di come ci sta, di come ci si deve muovere, siamo noi libertari e gli ultras del calcio. Noi siamo stati in tante manifestazioni e campeggi dei movimenti ecologisti in Occidente in questi anni e abbiamo imparato come bisogna muoversi in queste occasioni. E gli ultras conoscono bene per esperienza gli omon (i reparti speciali antisommossa, ndr) e sanno che è gente pavida, sanno come affrontarli. Abbiamo certamente idee diverse su tante cose, ma con gli ultras si è collaborato bene fino ad ora. Diamo dei consigli ai ragazzi che sono per la prima volta in strada: zainetto con il necessario, punti di riferimento, coordinamento. Cose semplici ma essenziali. E se possibile, consigliamo di scendere in strada una notte sì e una no, la lotta sarà ancora lunga. Che Lukashenko avrebbe spento internet lo immaginavamo e abbiamo preso delle precauzioni.

La scorsa notte, malgrado i tanti arresti di domenica, è scesa ancora più gente in strada. Come mai?

Io non credo nelle elezioni, ma non puoi falsificare così il voto. Non puoi andare in tv e dire che chi scende in piazza sono pecore al servizio della Polonia, non puoi dire che chi scende in piazza sono tutti tossicodipendenti perché poi scatta l’orgoglio. La prima sera, poi, l’indicazione alla gente della candidata dell’opposizione Svetlana Tikhonovskaya era quella di restare davanti alle scuole per controllare lo spoglio perché non ci fossero brogli (anche se poi è stato inutile) e così tanta gente ha protestato nei quartieri. Ieri la gente ha voluto esserci, è voluta sciamare verso il centro. Per certi versi è stata una festa, un ritrovarsi. C’erano anche tante donne nei primi cordoni dei cortei, cosa incredibile da pensare solo qualche tempo fa, in una società misogina come la nostra.

Come pensi che andrà a finire?

Difficile dirlo ora. Intanto si stanno fermando le fabbriche e i mezzi di trasporto e questo è un segnale importante. Vedremo chi avrà più fiato tra noi e loro, visto che lo spazio per un compromesso ora non c’è più. Ma anche se dovesse riuscire a ristabilire l’ordine per qualche tempo, il destino del dittatore è segnato: la crisi del coronovirus in autunno metterà definitivamente in ginocchio l’economia bielorussa.