Piazza Santa Croce è già gremita quando i lavoratori e le lavoratrici della Gkn entrano in corteo da via Magliabechi. Tamburi, campanacci, fischietti e fumogeni danno un ulteriore tocco sonoro e coreografico a una manifestazione che non è soltanto operaia ma di popolo. E non è un caso che sullo striscione del Comitato di Fabbrica ci sia scritto “Insorgiamo”. La stessa parola d’ordine che, fra il luglio e l’agosto del 1944, accompagnò i partigiani nella vittoriosa battaglia di Firenze contro i nazifascisti.

In piazza ci sono almeno 10mila persone, il palco è sormontato da un altro grande striscione, “Firenze difende il lavoro”, pensato dai sindacati confederali per far capire ai distratti che questa è davvero una vertenza simbolo. Perché la Gkn non andava certo male, pur avendo subito come tutto il settore auto i contraccolpi della pandemia. E perché lo stabilimento di Campi Bisenzio è un concentrato di tecnologia. “Stiamo parlando di produzioni avanzate, ad alto valore aggiunto, necessarie per le auto di oggi come per quelle di domani”, ha ricordato alla vigilia il segretario della Fiom Cgil fiorentina Daniele Calosi alla festa di Liberazione del Galluzzo. Uno dei tanti dibattiti organizzati in questi giorni in tutta la provincia, per favorire la mobilitazione e rendere consapevoli i cittadini di quale sia la posta in gioco.

Il messaggio è stato ricevuto: “Nelle altre nazioni si riavvicinano le fabbriche di componentistica alle case madri – segnala una manifestante con i capelli bianchi – qui invece si vuole chiuderle”. Le stesse parole che Francesca Re David, poco distante, sta affidando ai cronisti. Il pensiero corre a Stellantis, ex Fca ed ex Fiat, che da Gkn prende assi, semiassi, e altre produzioni che fanno parte della colonna vertebrale di un’automobile. Poi al governo “dei migliori”, che a parte la combattiva viceministra Todde, e uno sconcertante ministro Giorgetti, è stato fino ad oggi afono, mentre le fabbriche chiudono. “Intervenga Draghi”, dicono allora il sindaco Nardella e il suo collega pratese Biffoni. E’ la richiesta di una piazza intera.

Ai 422 addetti diretti di Gkn vanno aggiunti quelli della mensa Hoster Food, i facchini di Easy Group, i tecnici della manutenzione di Set-Ser. E ancora l’indotto indiretto, per un totale di quasi mille posti di lavoro a rischio. Molti di loro sono qui in piazza, mentre Paola Galgani, che guida la Camera del Lavoro, lancia a sua volta dal palco un messaggio al governo: “Abbiamo bisogno che la politica si riappropri del proprio ruolo, non è possibile che un qualsiasi amministratore delegato conti più dell’interesse generale. Si può fare: lo ha dimostrato il sindaco di Campi Bisenzio, firmando un’ordinanza che prima ancora di un atto amministrativo è un atto politico, di chi sceglie da che parte stare”.

Con Galgani intervengono Fabio Franchi della Cisl e Leonardo Mugnaini della Uil. E parlano altri lavoratori di fabbriche a rischio, vittime di quell’effetto domino che il presidente toscano Giani teme più degli scandali (dai rifiuti tossici delle concerie per fare le strade, alla lentissima campagna vaccinale) che stanno accompagnando il suo primo anno di governo. “In Italia – sembra ricordargli Re David, segretaria generale della Fiom Cgil – si è scelto di non discutere con il sindacato sulle politiche industriali, e neanche di porre vincoli alle imprese. E lo sblocco dei licenziamenti è stato un grave errore del governo, li ha sbloccati solo nell’industria e noi sapevamo che sarebbe successo questo, proprio per il ruolo delle multinazionali e per la mancanza di politiche industriali”.

Dalla piazza si alza il coro: “La Gkn non si tocca, la difenderemo con la lotta”. A cantare anche i lavoratori della Sammontana, sempre in prima fila quando si tratta di dare solidarietà concreta. E fa piacere vedere in piazza Giancarlo Antognoni, oggi anche lui disoccupato, seppur di lusso. Intanto in via Fratelli Cervi a Campi Bisenzio fanno avanti i turni di presidio del cortile e della fabbrica. Aspettando che da Roma arrivino segnali di vita. “Non si cambia la natura di un avvoltoio – chiude un manifestante guardando al fondo Melrose che controlla Gkn – e allora si deve fare in modo che non si avvicini”.