L’Associazione NonUnodiMeno con l’adesione del Cidi nazionale e della Camera del Lavoro Metropolitana Milanese ha organizzato ieri a Milano il Convegno nazionale di formazione sull’attualità feconda e dirompente di Don Milani, con la partecipazione di centinaia tra studenti, docenti e cittadini. «Non crediate che Don Milani sia un fossile da relegare nell’archivio della storia», così Adele Corradi, la maestra di Barbiana, presentando alla Mostra del cinema di Venezia il film inedito Barbiana 65, una sorta di pubblico testamento di Don Lorenzo.

Come Associazione NonUnodiMeno non abbiamo inteso metterci sul terreno della polemica con chi ha screditato o calunniato il pensiero e l’opera di Don Milani. Li abbiamo lasciati nella loro miseria culturale. Né tanto meno ci siamo voluti accomunare ai tentativi di appropriazione come quello della ministra Fedeli che da una parte ha celebrato Don Milani e dall’altra ha affermato che «il metodo milaniano non è un canone ripetibile», aggiungendo «credo che molto dello spirito di Don Milani sia già contenuto all’interno della Buona Scuola». E’ come mettere assieme il sacro ed il profano. Due idee opposte di scuola e di società . Noi al contrario abbiamo inteso attualizzare il messaggio della Scuola di Barbiana per renderlo vivo, per praticarlo, per analizzare la realtà di oggi con il rigore di Don Milani, se è vero che le diseguaglianze sociali e culturali sono cresciute nel nostro paese e nel mondo.

Ogni giorno cerchiamo di mettere in pratica il suo insegnamento dando vita a Milano a diverse Scuole Popolari, un’esperienza di volontariato per contrastare la dispersione scolastica, per dimostrare che è possibile cambiare questa scuola, profondamente e modernamente classista. In questo sforzo ci può aiutare la metodologia di Barbiana che ci ha insegnato come la Parola può diventare uno strumento, ancora oggi essenziale, per il riscatto culturale e sociale, come la scuola pubblica statale possa diventare una “Comunità di vita”, di cooperazione, di inclusione, di sapere critico. Tutto il contrario della concorrenzialità meritocratica.

Fu un precursore Lorenzo: «oggi i ragazzi di Barbiana vengono dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’America Latina. Milani era l’uomo del futuro, soprattutto perché aveva sognato una scuola che oggi stentiamo ancora a realizzare, ma a cui non possiamo rinunciare. E’ la scuola del maestro che si mette in gioco e guarda negli occhi il suo scolaro» (Eraldo Affinati) E’ «la scuola dove nessuno insegna a nessuno. Tutti gli uomini imparano insieme» diceva Paulo Freire nella Pedagogia degli oppressi. Da qui è partita l’esigenza di una radicale innovazione nelle metodologie e allora l’apprendimento cooperativo, l’educazione tra pari, il tempo pieno… perché l’ora di lezione dovrebbe essere come un risveglio che apre nuovi orizzonti, nuovi interessi e non quel riciclo di cose trite e ritrite che generano solo quell’anoressia intellettuale che i giovani ben conoscono.

Per padre Balducci «Barbiana e Milani non sono più nel Mugello – hanno assunto il valore di un’immensa e mirabile metafora del tempo nuovo. Milani ha operato una rivoluzione culturale». Noi diremmo una vera e propria rivolizione antropologica.

Lettera ad una Professoressa fu un gigantesco appello al riscatto, fin oltre la scuola, fu un messaggio che cambiò profondamente la vita di ciascuno di noi che cercavamo un nuovo impegno, una nuova visione del mondo.

Ma la risposta delle autorità ecclesiastiche e della classe politica sollecitata dalla borghesia locale e da gran parte della stampa fiorentina ha riservato all’”esule di Barbiana” un atteggiamento miope e ostile, mai comprendendo le scelte umane, sociali e civili a favore degli emarginati e degli esclusi.

Il mondo militare soprattutto lo ha perseguitato con ostinata durezza fino al punto che i cappellani militari in congedo pubblicarono un ordine del giorno che riteneva l’obiezione di coscienza “un espressione di viltà”.

Alla ferma presa di posizione di Don Milani nella Lettera ai cappellani militari egli verrà denunciato per vilipendio e apologia di reato, processato ed in appello condannato. Noi nel Convegno abbiamo apprezzato che lo scorso 20 giugno Papa Francesco, recandosi a Barbiana sulla sua tomba, abbia riabilitato con autorevolezza Don Milani spazzando via così cinquanta anni di ostracismo ecclesiastico. Ecco lo stesso atteggiamento pretenderemmo dallo Stato Italiano.

Il Convegno ha approvato all’unanimità una petizione che rivolge un Appello al Capo dello Stato affinché, nel rispetto della nostra Costituzione, da Don Milani prediletta ed esemplarmente insegnata, sappia trovare strumenti, opportunità e forme per presentare le scuse ufficiali dello Stato italiano per una piena e formale riabilitazione della nobile figura di un sacerdote che è stato ineguagliabile maestro di impegno umano per la crescita culturale e civile degli oppressi e degli emarginati della società.

* Presidente dell’associazione nonunodimeno