È stata riaperta al pubblico e prolungata fino al 21 giugno la mostra di Luigi Presicce al Mattatoio di Roma. L’esposizione, a cura di Angel Moya Garcia, raccoglie l’intero ciclo delle Storie della Vera Croce, un progetto iniziato quasi dieci anni fa e che, per la prima volta, può essere visto nella sua totalità. La storia del legno sul quale venne crocefisso Gesù è al centro dell’intero impianto espositivo, formato da dieci episodi composti da diciotto performance, a loro volta presentate attraverso una documentazione video. «Avendo lavorato fin dal 2012 con le Storie della Vera Croce – spiega l’artista – era doveroso trovare un formato che un giorno avrebbe reso giustizia a questo ciclo di opere, per cui fin da subito la scelta di non realizzare fotografie dei tableaux vivants, ma solo ed esclusivamente video per tutti quelli che sarebbero diventati un giorno dettagli di un’unica grande Storia». Quest’ultima si dipana per tutti i 1000 mq del padiglione 9B, le cui pareti sono state dipinte color oro, fatta eccezione per i riquadri che ospitano le proiezioni. «Il Mattatoio – aggiunge Presicce – ha chiuso un cerchio, come Santa Croce ha delimitato lo spazio di azione di Agnolo Gaddi e San Francesco quello di Piero della Francesca». Il ciclo di performance e video trae ispirazione dagli affreschi del Trecento e del Quattrocento oltre che da La Legenda Aurea di Jacopo Da Varagine, classico della letteratura cristiana medievale a cui i due artisti avevano fatto riferimento.
«Dagli affreschi di Piero della Francesca alle mie Storie della Vera Croce sono trascorsi sei secoli, ma le problematiche di allora rimangono le stesse di oggi per una questione puramente ingestibile della memoria umana. Si continua a perpetrare la stessa identica violenza che si usava duemila anni fa per conquistare i popoli e imporre un credo, un Dio, che molto probabilmente è solo un’invenzione dell’uomo (come tutte le cose della terra)», conclude l’artista.
Dal sapore esoterico, più antropologico che mistico, le storie di Presicce marcano la distanza temporale che intercorre tra lui e i suoi illustri predecessori, e gli episodi si caratterizzano per un aspetto fortemente corporeo della visione in cui l’immagine pittorica ha la stessa densità di quella di un sogno.
La mostra prosegue anche a video spenti secondo la programmazione consultabile sul sito del Mattatoio e prevede una rassegna cinematografica (tra cui si trovano non casualmente le pellicole di Derek Jarman, Pier Paolo Pasolini e Carmelo Bene), sedute di disegno dal vero e la realizzazione di tableaux vivants.