«Le storie arrivano come immagini e le immagini sono innate, fermentano nelle parole». È proprio la capacità di creare mondi attraverso il disegno quello che caratterizza Suzy Lee. Lei è l’illustratrice/autrice di Seoul che negli ultimi anni ci ha regalato delle vere e proprie sorprese editoriali, sotto forma di silent books. Con i suoi albi ha esplorato il «limite» – L’onda, Mirror e L’ombra – attraverso la gioia di un tratto fluido che anima narrazioni restituendole la lettore come un work in progress, e il gioco curioso di una bambina che affronta la vita, con tutto il suo corredo di desiderio, paure, momenti di sperdimento.

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IN QUESTI GIORNI Suzy Lee è in Italia per presentare il suo lavoro più recente Linee (Corraini, pp. 40, euro 18) attraverso workshop e incontri con il pubblico del Salone del libro di Torino (ieri e oggi) per poi trasferirsi a Milano, sabato, dove presenterà il libro presso il Bookshop Corraini al Piccolo Teatro – Chiostro Nina Vinchi (ore 18.30). «Linee, il mio ultimo albo – spiega l’illustratrice coreana – racconta di una ragazza pattinatrice unendo due ’azioni’: quello dello scivolamento sul ghiaccio e quello dell’atto del disegnare. È qualcosa che ha a che fare con l’illusione e la realtà: il ghiaccio, la superficie dove la protagonista felicemente pattina è anche la carta stessa, la materia-supporto… E così, volteggiando, la ragazza traccia ghirigori. Quando cade, il suo corpo cancella i bei segni elaborati in precedenza».
Sedici anni fa, Lee approdò alla fiera di Bologna e incontrò l’editore Corraini, intessendo un sodalizio tra editore/autrice che ancora oggi funziona e incoraggia l’uno e l’altra a continuare nel proprio lavoro. Per dar vita alle sue storie, ha scelto il campo dei silent books, dei quali ha rivoluzionato il linguaggio, rendendoli interattivi con la lettura, quasi dei film che si srotolano davanti gli occhi, anche senza girare pagina.

«ALCUNE TRAME richiedono una logica visiva, ci sono zone dell’immaginazione che le parole non potranno mai ’coprire’ e racconti che possono essere compresi universalmente senza bisogno di dire nulla; alcuni scaturiscono automaticamente dall’accostamento di due immagini, si completano da soli…».
Conosciuta per la sua «Trilogia del limite», Lee confessa di aver iniziato a pensare in modo diverso quando si è concentrata sulla linea che appare in mezzo al libro se qualcuno lo apre per leggerlo. «Ho voluto utilizzare quel ’luogo di frontiera’ come elemento attivo, renderlo parte della narrazione. Da quel momento, ho capito che viviamo circondati da svariati confini, che non mettiamo mai veramente a fuoco. Quello fra finzione e realtà, oppure fra giorno e notte, o ancora bambini e adulti. Allora le cose sono diventate assai interessanti da esplorare!».

NEL CORPUS della sua produzione, Suzy Lee può contare anche su un grande classico, Alice nel paese delle meraviglie, che però non è stato un personaggio che si èregistrato indelebilmente nella sua infanzia. Anzi, la vera scoperta è avvenuta più tardi, quando studentessa a Londra per studiare i libri d’artista degli anni Venti, si è imbattuta in una mostra retrospettiva dedicata a Lewis Carroll. A quel punto, tutto è cambiato e Alice è diventata una sorta di diario intimo della sua vita dell’epoca.