crispr

La scoperta più importante del 2015, la tecnologia Crispr che permette di modificare i geni con una facilità inedita, continua a far parlare di sé. Anche nel 2016 sarà l’argomento di conversazione preferito dagli scienziati, soprattutto sui social network. Ora, più che i progressi scientifici (che continuano a ritmo forsennato) fa discutere la gara a fregiarsi del titolo di «inventore di Crispr». Non è un titolo solo accademico. In ballo c’è un brevetto che stabilisce chi potrà utilizzare la tecnologia Crispr a scopo commerciale. Per ora nessuno è in grado di farlo, visto che siamo ancora in fase sperimentale. Ma i progressi realizzati, favoriti soprattutto dall’estrema facilità di applicazione di Crispr, si tradurranno presto in farmaci e terapie.
Il brevetto per ora appartiene a Feng Zhang, giovane e geniale ricercatore del Broad Institute di Boston. Gran parte della comunità scientifica, tuttavia, ritiene che a scoprire Crispr siano state Jennifer Doudna (università di Berkeley, in California) e Emmanuelle Charpentier (del Max-Planck-Institut tedesco). Gli articoli scientifici di Doudna e Charpentier sono stati pubblicati prima di quelli di Zhang. Il quale però è stato più veloce nel chiedere e ottenere il brevetto. L’ufficio brevetti Usa dovrà pronunciarsi sulla controversia nel mese di marzo. Per molti esperti, si tratta già del brevetto del secolo, perché con Crispr l’ingegneria genetica potrebbe fare un salto in avanti inimmaginabile.

Mentre finora i rivali avevano dimostrato un certo fair play, negli ultimi giorni il clima si è surriscaldato. Tutta colpa della rivista scientifica Cell, una delle più importanti del mondo. L’episodio è apparentemente insignificante. La rivista ha chiesto a Eric Lander di raccontare lo sviluppo della tecnologia Crispr dai suoi inizi a oggi. Poteva trattarsi di uno dei tantissimi articoli scientifici sul tema (solo nel 2015 ne sono stati pubblicati oltre un migliaio). Eric Lander, però, è il direttore del Broad Institute in cui lavora Zhang e che detiene una parte del brevetto su Crispr, nonché uno degli scienziati più potenti del mondo, essendo anche uno dei principali consiglieri scientifici di Obama. Lander ha raccontato la storia a modo suo, dando ogni merito a Zhang e mettendo in secondo piano il contributo di Doudna e Charpentier. Perciò, la pubblicazione dell’articolo di Lander ha creato un fortissimo scandalo tra i colleghi, coinvolgendo i protagonisti diretti della ricerca scientifica, tutta gente in odore di Nobel.

Tra le regole deontologiche dei ricercatori figura l’obbligo di citare correttamente le ricerche, nel giusto ordine. Non è solo una questione di onestà professionale: un ricercatore che cita «bene» il lavoro dei colleghi permette al lettore (cioè un altro ricercatore) di seguire utilmente il percorso della ricerca e magari dare un suo contributo originale. Se cade questo principio, il lavoro di migliaia di ricercatori in tutto il mondo rischia di diventare una Babele inestricabile di dati privi di un filo logico. Ciò che ha preoccupato i ricercatori è che Lander abbia piegato le regole della ricerca alla propaganda commerciale. Su di lui sono piovute accuse varie, dal conflitto di interessi al sessismo, visto che la sua controparte è tutta femminile. Le stesse Doudna e Charpentier hanno contribuito a alzare i toni, intervenendo personalmente sul portale scientifico PubMed per denunciare le falsificazioni di Lander avallate dalla rivista Cell.

Le cose però non sono così semplici. La rivista, da parte sua, ritiene di aver svolto correttamente il suo lavoro di fact-checking, facendo esaminare l’articolo di Lander ad altri esperti del settore. Il guaio è che nella accesa rivalità tra gruppi di ricerca, trovare esaminatori «obiettivi» è difficile.
Ma anche Lander, dal suo punto di vista, si è dimostrato coerente con la verità. La versione di Lander, infatti, è la stessa che Zhang (un suo dipendente) sosterrà nella controversia brevettuale. Documenti di laboratorio alla mano, Zhang afferma di aver sviluppato la tecnologia Crispr già nel 2011. Se ciò fosse confermato, Zhang meriterebbe il titolo di inventore di Crispr.

Dunque, Lander si è trovato in una sorta di «Comma 22». Avrebbe dovuto ricostruire i fatti in modo più bilanciato, perché sulla base delle pubblicazioni scientifiche Doudna e Charpentier vantano un primato indubbio su Zhang. Ma così avrebbe contraddetto la linea che il suo stesso istituto terrà di fronte all’ufficio brevetti, basata su documenti di laboratorio informali e privati, ma presumibilmente autentici. Lander poteva scegliere se perdere la sua credibilità di fronte alla comunità scientifica o davanti all’ufficio brevetti — la sua preferenza è stata piuttosto chiara.
La figuraccia rimediata da Lander, quindi, dipende solo in parte dalla sua deliberata malafede. Quando le scoperte scientifiche diventano brevetti, non avviene solo un’appropriazione individuale di un prodotto naturalmente collettivo. Si scontrano due sistemi diversi di concepire il progresso, l’uno basato sulla condivisione e l’altro sul monopolio, con regole e strategie tra loro incompatibili. Lander, scienziato e manager, ha fatto solo il suo lavoro. Solo che di lavori ne ha due.