L’imminente visita del ministro degli Interni Salvini in Israele è motivo di allarme per molti ebrei italiani per almeno due motivi:

1) Il governo italiano conduce un’accanita campagna volta a creare un vergognoso clima di ostilità contro diritti umani universalmente riconosciuti e contro gli immigrati, i rifugiati e coloro che li soccorrono, o che puntano a una razionale politica di integrazione che limiti la condizione di irregolarità. Al contrario, il governo opera per costringere alla irregolarità il maggior numero di persone, per aumentare le paure sociali che ne derivano, paure su cui specula politicamente. Le iniziative intraprese da Salvini e dal suo governo dovrebbero allarmare chiunque abbia a cuore elementari principi di civiltà, solidarietà e giustizia sociale e sia consapevole delle sciagure che il nazionalismo e l’istigazione all’odio etnico hanno sempre portato per tutti, e in particolare per gli ebrei italiani ed europei.

2) Riteniamo allarmante che Netanyahu stia per conferire al ministro degli interni italiano una patente filo-israeliana, che lo scagioni dal sospetto di antisemitismo mentre continua nella sua campagna xenofoba e razzista e nelle sue alleanze con forze antisemite in Italia e in Europa. Siamo invece d’accordo con le parole pronunciate di recente alla Knesset dal Rabbino Pinhas Goldschmidt (presidente della Conferenza dei Rabbini Europei) che ha messo in guardia le comunità ebraiche dall’avallare politiche nazionaliste che sono spesso «razziste, ostili alla libertà di religione e ai valori fondanti delle democrazie liberali».

Il monito di Pinhas Goldschmidt rammenta a tutti, e in particolare agli ebrei italiani, che l’intesa tra la destra italiana ed europea e l’attuale governo israeliano costituisce un problema per la democrazia e il pluralismo a cui gli ebrei della diaspora dovrebbero essere moralmente e politicamente interessati.

Per queste ragioni crediamo che la comunità ebraica italiana debba riflettere criticamente sui motivi che spingono Netanyahu e Salvini a stringere un’intesa che sembra sorda tanto agli avvertimenti del presidente della Conferenza dei Rabbini Europei, quanto alle esigenze degli ebrei e di altre minoranze etniche e politiche in Italia e in Europa.

***Stefano Levi Della Torre, David Calef, Beppe Damascelli, Bruno Segre, Deborah Taub, Tamara Levi, Giovanni Levi