Luce verde per tutti, per dare nell’occhio. Certe volte sarebbe meglio saltarle, ma le ricorrenze sono come i compleanni, stanno lì appese al calendario. E così ci tocca anche festeggiare la giornata mondiale dell’ambiente nonostante Donald Trump (5 giugno). Bisogna sforzarsi di onorarla per la 45esima volta, da quando l’Onu l’ha istituita nel 1972, anche se nel mondo sta tirando una brutta aria. Ci provano le municipalità più virtuose sforzandosi di esibire la promessa di buone pratiche giocando sul simbolico facile. Quest’anno, con il Canada padrone di casa delle celebrazioni, si sono tenute migliaia di iniziative nelle città di tutto il pianeta, da New York a Milano, da Dubai a Parigi (tanto per mettere il dito nella piaga di un accordo sul clima già modesto di suo che rischia di venire spento dal voltafaccia degli Stati uniti).

Domina l’immaginario – per l’ebrezza di chi crede che la realtà abbia qualcosa a che fare con l’effetto moltiplicatore dei social – il monumento colorato di luce verde, un clic nelle foto-gallery per raccontare le tante iniziative che si sono tenute ieri sulla Terra. Lo slogan è “Riconnettersi con la natura”. L’agenzia dell’Onu che si occupa della tutela del pianeta (Unep) lo ha spiegato così: “Il tema di quest’anno ci invita a pensare a come siamo parte della natura e a quanto dipendiamo da essa. Ci sfida a trovare modi divertenti ed emozionanti per sperimentare e amare questa relazione vitale”.

E’ la questione del XXI secolo, sentirsi “verdi” con il cellulare va bene ma è logico che in questi giorni il dibattito sia rovente ed “estremo” come i fenomeni metereologici che dimostrano gli effetti già devastanti del cambiamento climatico in corso (per Coldiretti, in Italia, stimabili in 14 miliardi di euro solo negli ultimi dieci anni). Ognuno dice la sua. Si passa dal Wwf, secondo cui saremmo di fronte alla prima estinzione di massa della storia causata da una specie (l’uomo), al parere di Rick Perry, segretario Usa all’energia, secondo cui nonostante il voltafaccia sull’accordo d Parigi il suo paese continuerà ad essere leader mondiale nella produzione di tecnologia per la produzione di energia pulita.

L’affermazione più credibile di questo 5 giugno 2017 illuminato di verde è un tweet definitivo di Papa Francesco: “Non dimentichiamo mai che l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti”, riassunto dell’enciclica Laudato si’ che è riduttivo definire ambientalista.

Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un messaggio articolato ha voluto sottolineare l’importanza della sfida, una riflessione più appassionata del solito. “Abbiamo una comune responsabilità di fronte all’umanità: garantire il diritto alla vita. Questo comporta che lo sfruttamento delle risorse non oltrepassi la loro capacità di riproduzione e che la distribuzione di beni sia ordinata nel segno della giustizia, senza costringere i più deboli alla marginalità e senza depredare di opportunità le generazioni che verranno”. Senza fare alcun riferimento all’imprevedibile nuovo amico americano, Mattarella ha detto che tutti – stati, istituzioni internazionali e società civili – devono fare la loro parte per onorare gli accordi di Parigi: “Le vicende del nostro tempo continuano a dimostrare che la qualità e l’equilibrio dell’ambiente hanno una relazione strettissima con il rispetto della legalità, con la riduzione delle diseguaglianze sociali, con il rifiuto della guerra e della violenza, con la sicurezza e la salute delle popolazioni, con una crescita economica sostenibile nel tempo”.

Come se fosse Bergoglio, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni invece ha soppesato la riflessione con un tweet di rara inconsistenza: “Oggi in tutto il pianeta contro i cambiamento climatico e per l’ambiente”. Sapevamo, grazie. Più coraggioso il suo ministro Maurizio Martina (Agricoltura), anche lui con i mesi contati e già in campagna elettorale: “La scelta di Trump è non solo irresponsabile ma inaccettabile. Negare il cambiamento climatico, uscire unilateralmente da un patto sottoscritto da 195 paesi, significa mettere gli Stati uniti in una posizione di isolamento che non ha precedenti nella storia recente”.