Ciro Giorgini è conosciuto per essere stato uno dei fondatori e curatori di alcuni fra i più interessanti programmi televisivi voluti da Angelo Guglielmi allora direttore di Rai Tre. Stiamo parlando, ovviamente, di Fuori orario. Cose (mai) viste, Blob, Venti Anni Prima e Schegge, programmi nati fra il 1988 e il 1989 dalla mente di Enrico Ghezzi e Marco Giusti, i quali coinvolsero nella nuova impresa una squadra di giovani agguerriti cinéphile, provenienti per lo più dalle esperienze degli storici cineclub (Officina Filmclub, Movie Club, ecc.) o di festival «alternativi» come quello di Salsomaggiore. Fra questi, Ciro Giorgini e Paolo Luciani, Roberto Turigliatto, Marco Melani, Sergio Grmek Germani, Mario Sesti, solo per citarne alcuni. L’impatto allora fu dirompente: di colpo, era diventato possibile vedere in tv, anche se in orari notturni, autori invisibili e maestri consacrati, film «perduti» e film muti, classici mai proiettati in Italia prima d’allora e non solo nel piccolo schermo. Di fatto «la febbre creativa» di quei cineclub che negli anni 70, in Italia, hanno rappresentato un autentico spazio di libertà per il cinema d’autore e di ricerca, si trasferisce con la forza di un uragano sullo schermo di Rai Tre. Stiamo parlando del Filmstudio, del Labirinto, dell’Occhio l’Orecchio la Bocca e dell’Officina Filmclub a Roma, di Cinemauno a Padova, della Cappella Underground a Trieste, del Movie Club a Torino, dell’Obraz a Milano, dell’Arsenale a Pisa, di Spazio Uno a Firenze, del Filmstory a Genova e perché no di Cinemazero a Pordenone. Avevamo conosciuto Ciro, Paolo Luciani e Cristina Torelli – le colonne dell’Officina di via Benaco – negli anni in cui Cinemazero – era il 1978 – aveva cominciato a muovere i primi passi nella vecchia sala dell’ex cral di Torre. Le prove generali di questi nuovi format erano avvenute pochi anni prima, nel dicembre del 1985, con una maratona intitolata significativamente La magnifica ossessione; 40 ore nonstop di film per celebrare i 90 anni della nascita del cinema: dai Fratelli Lumière a Wim Wenders passando per Alfred Hitchcock, John Ford e Orson Welles con degli omaggi curati proprio da Giorgini. Il cinema di Orson Welles, in modo particolare, è diventata la sua magnifica ossessione, al punto tale che divenne uno dei massimi esperti di questo autore tanto celebrato, quanto maledetto. Di Orson Welles egli ha seguito in giro per il mondo tutte le tracce possibili, i tagli, le varianti, i doppi, gli scarti per ricostruire e rintracciare le sue tante opere incompiute, i suoi tanti lavori non finiti.
Ed è proprio grazie a Orson Welles che dopo esserci persi un po’ di vista ci siamo risentiti e rivisti per lavorare, assieme, all’incredibile ritrovamento di un film mitico e, oramai considerato perduto, del regista di Quarto potere: Too Much Johnson. Era l’autunno del 2012 quando su suggerimento del presidente della Cineteca del Friuli, Livio Jacob, chiamai al telefono Ciro perché doveva assolutamente parlarmi di alcuni materiali di Orson Welles che aveva visto a Roma, in gran segreto; si trattava di film provenienti dal laboratorio di restauro del DAMS di Gorizia. Ci sentiamo e, in breve, mi racconta che già un paio d’anni prima si erano rivolti a lui telefonicamente da Gorizia per cercare di identificare alcuni rulli di un film proveniente da un misterioso fondo Welles ritrovato in Friuli. «Mi dissero che si vedeva l’attore Joseph Cotten, allora andai per esclusione; chiesi se poteva essere Quarto Potere o L’orgoglio degli Amberson, ma sembrava proprio di no. Segretamente ho anche sperato che fossero i tagli de L’orgoglio degli Amberson, imposti dalla RKO mentre Welles era in Brasile per lavorare per It’s All True. Poi ebbi una sorta di illuminazione e chiesi se per caso Cotten avesse in testa una paglietta e mi risposero di si, che c’era lui con questo cappello di paglia che correva sui tetti di Manhattan» (1). A quel punto – mi dice emozionato – ero sicuro che si trattasse di Too Much Johnson, il film realizzato da Welles nel 1938 quando ancora aveva 23 anni e che tutti pensavamo perduto nell’incendio della sua casa di Madrid avvenuto nel 1970». Almeno questo era quello che aveva raccontato lo stesso regista in più occasioni. Superato lo shock provocato da queste inattese rivelazioni chiesi a Ciro se fosse a conoscenza del fatto che quel fondo apparteneva a Cinemazero, che ancora nel 2009 lo aveva consegnato al laboratorio di restauro del DAMS di Gorizia. Era necessario inventariare il contenuto delle undici casse di legno maleodoranti, recuperate qualche anno prima a Pordenone nel magazzino della ditta Roiatti Traslochi, uno spedizioniere locale. «No nessuno mi ha parlato di voi, figurati se non ti avrei chiamato immediatamente!». Anzi, ti dirò di più: per essere sicuro che si trattasse proprio di Too Much Johnson avevo bisogno di vedere le immagini, perciò, «il film mi venne mostrato, pur se parzialmente, in una situazione quantomeno inusuale, ovvero d’estate, nel caldo asfissiante della stazione Termini, con un computer poggiato sulle ginocchia e un po’ di fretta, perché chi me lo fece vedere doveva prendere un treno» (2). Una scena degna di Welles ne Il terzo uomo di Carol Reed. Il resto è storia nota, di cui si è già parlato ampiamente nei media di mezzo mondo. Ma la gioia e l’eccitazione di Ciro per questo inaspettato, rocambolesco, ritrovamento di un film – seppure mai finito – del suo amato Orson Welles è un’emozione che non potrò mai dimenticare. Così come la felicità e la commozione al termine della proiezione del film – dopo il restauro – avvenuta in anteprima a Pordenone il 9 ottobre del 2013 al Teatro Verdi nel corso delle Giornate del cinema muto. Pochi mesi prima era apparso in anteprima mondiale il 7 agosto sul New York Times l’annuncio del ritrovamento della pellicola: «Early Film by Orson Welles Is Rediscovered» in occasione dei 75 anni della nascita del Mercury Theatre fondato proprio da Orson Welles.
Una settimana prima della sua scomparsa, avvenuta lo scorso 6 aprile, con Livio Jacob e Paolo Luciani sono andato a trovarlo a casa per un ultimo saluto. Nonostante facesse già molta fatica a parlare, abbiamo discusso nei dettagli dell’organizzazione della proiezione a Roma di Too Much Johnson, cosa che l’anno prima non gli era riuscito di realizzare per impedimenti burocratici e a cui teneva tantissimo. Purtroppo il film verrà proiettato senza di lui alla Casa del Cinema per l’omaggio che i suoi tanti amici hanno voluto organizzare in questi primi giorni di maggio in coincidenza con il centenario della nascita di Orson Welles. Omaggio ad una grande passione che è stato intitolato Too Much Ciro…Welles 100 anni (di magnifiche ossessioni).
Ciao Ciro, ci mancherai tanto.
*(1,2) Intervista a Ciro Giorgini di Alessandro Aniballi e Daria Pomponio in Quinlan Rivista di critica cinematografica, 1 febbraio 2014.