Dopo essere approdata tra le mani di coloro che avevano avuto il fiuto e la sagacia di acquistarla in preorder, il secondo volume dell’antologia di genere targata «Diabolo Edizioni» è finalmente disponibile nelle librerie. Come anche nel caso di Materia Degenere vol.1, curato da Marco Galli e uscito nel 2018, l’antologia è una creatura composita, multiforme. Il progetto nasce come una raccolta di racconti firmati da giovani fumettiste, semi esordienti, riunite sotto la curatela di un autore affermato. La spinta creativa dell’underground e dell’autoproduzione è incanalata in un processo editoriale anomalo che ha obiettivi molto chiari: lasciare alle autrici la libertà di sviluppare il soggetto proposto, senza chiedere loro di pronunciarsi su un tema specifico e creare un format potenzialmente replicabile.

L’immaginario di Tuono Pettinato, mentore di questo secondo volume, si rintraccia facilmente tra le storie; ritroviamo elementi dalle sue narrazioni precedenti (e future) nei soggetti offerti, volutamente stravolti e restituiti nelle visioni e nel linguaggio di Upáta, Louseen Smith, Roberta Scomparsa, Nova e Ferraglia, che generano storie distanti tra loro nel gusto ma vicinissime nel sorprendente, spiazzante risultato. Ognuna di loro ha ricevuto, letto, nutrito un soggetto per consegnare al libro una storia dove la propria autorialità si esprime a pieno; il risultato dell’esperimento supera di gran lunga la cover, se vogliamo usare un termine mutuato dalla musica, ovvero una semplice versione di una narrazione preesistente; qua la materia «degenerata» è quella che dall’idea di Tuono Pettinato passa attraverso l’autorialità di genere- lo sguardo, le matite, il sentire delle autrici- per atterrare in un esperimento editoriale felice, che conferma la sua validità in ogni aspetto del libro. Così la materia tocca senza soluzione di continuità contesti incredibilmente vari: la storia biografica della bibliotecaria incaricata di portare la lettura nei luoghi rurali dell’America profonda disegnata da Upáta, la vicenda eco-splatter ambientata in una high school statunitense, a firma di Louseen Smith, il vagabondaggio allucinato del personaggio creato da Roberta Scomparsa, Trappola Stiff, il cine-panettone al femminile di Nova e la spietata storia di guerra di Ferraglia, che chiude la raccolta rifiutando qualsiasi indulgenza. «Siamo fumettiste e queste sono (anche) le storie della nostra autodeterminazione», sembra di sentir gridare sfogliando le pagine di un progetto collettivo sin dalle fondamenta, che ha previsto e incluso la presenza del critico Matteo Contin. Lettore attentissimo e ferrato per la prima volta in veste di editor, Matteo è il curatore di questa edizione. Lo abbiamo raggiunto per parlare con lui del libro.

Questo è il secondo volume di Materia Degenere: cosa avete conservato della prima esperienza?
Soprattutto l’attitudine. Del primo volume mi aveva colpito il tipo di dialogo che si era creato tra l’opera di Marco Galli e le autrici: non si trovavano lì soltanto per omaggiare il suo immaginario, ma per depredarlo e tradirlo. D’altronde non doveva essere la voce del mentore a emergere, ma la loro. Di Marco Galli si sentiva soltanto l’eco. Abbiamo cercato di ricreare la stessa situazione anche con Materia Degenere 2 perché credo che questo sia il vero punto di forza dell’intero progetto.

Come hai scelto le disegnatrici? Hai assegnato tu il soggetto a ognuna di loro?
Per la scelta delle autrici sono partito dai soggetti di Tuono Pettinato, cercando di trovare la persona adatta nel raccogliere quel germoglio e farlo crescere a modo suo. La selezione però è stata guidata anche dalla volontà di collaborare con fumettiste di cui stimo il lavoro.

Ti immaginiamo ad aspettare le tavole con grande curiosità e impazienza, e forse apprensione, come si aspettano i risultati di un esperimento. Cosa ti ha sorpreso di più delle storie e che tipo di intervento di editing hai fatto sulle stesse?
La prima scelta di editing che ho fatto è stata quella di rispettare il metodo di lavoro di ognuna delle autrici. Mi sembra stupido imporre un metodo unico, semplicemente perché non esiste un solo modo per fare una storia. Così con ognuna di loro abbiamo impostato il lavoro tarandolo sulle loro esigenze che, come puoi bene immaginare, spesso erano diametralmente opposte: c’è stato chi ha fatto diverse versioni del soggetto e dello storyboard, a chi ha consegnato la storia fatta e finita dopo tre telefonate. Tre delle autrici (Upata, Ferraglia e Louseen Smith) sono esordienti e in quel caso la difficoltà è stata quella di scommettere su un’autorialità sicuramente presente ma non ancora espressa. Con loro c’è stato un editing molto approfondito proprio per riuscire a mettere in evidenza parte di quella autorialità in una storia di trenta pagine. Con Nova e Roberta Scomparsa invece mi sono preoccupato di creare un ambiente in cui potessero esprimersi in totale libertà senza pressioni.

Che ripercussioni ha la modalità del preorder sul trattamento economico delle autrici e dell’editor?
Materia Degenere 2, che ora è regolarmente distribuito in libreria, ha cominciato la sua corsa con un preorder su modello di quello di Progetto Stigma (quindi con una percentuale più alta del prezzo di copertina). Insomma, spero sempre che si arrivi al punto in cui nessuna prevendita sia più necessaria quando si tratta di dover realizzare un’antologia a fumetti, ma per ora questa ci sembrava la formula più sostenibile per un progetto strano ma importante come il nostro. Ci tengo però a sottolineare come il nostro sistema di prevendita non si è basato sullo spam selvaggio, ma sul racconto della lavorazione del libro. In quattro mesi sulla pagina instagram di Materia Degenere abbiamo realizzato un vero e proprio making-of mostrando storyboard e sketch, presentando le autrici e raccontando tutto quello che c’è dietro il libro.

L’impianto collettivo e collaborativo del progetto trova la sua quadra finale nella partecipazione di un’altra importante figura alla quale viene affidato il compito arduo di dare una veste esterna adeguata a un libro ricco e già molto caratterizzato. Francesca Martucci, editor indipendente e neo autrice di Elinor Puffygal-streghetta incasinata, illustrato da Rachele Aragno (Marietti Junior), ha messo una chiosa speciale a questo imponente lavoro corale: «Sono intervenuta successivamente, per la composizione della copertina-spiega Francesca. Il nome di Percy Bertolini è stato la mia prima e unica proposta, perché non riuscivo a immaginarmi nessun altro in quel ruolo. Oltre a essere particolarmente apprezzato da Tuono, trovo che Percy riassuma, ovviamente in una rielaborazione del tutto personale, tratti fondamentali della poetica del nostro mentore. Perché è versatile eppure è unico, riesce a mettere insieme umorismo e «darkness» con una potenza che personalmente ho visto fino a ora tra gli autori italiani proprio solo in Tuono Pettinato. In più proviene dalle autoproduzioni e dall’underground, il bacino di elezione di Materia Degenere sin dal primo volume». Nel panorama delle antologie a fumetti, ci aspettiamo lunga vita per il filone seriale di Materia Degenere.