L’osservatorio degli editori indipendenti (Odei) è una rete composta da una settantina di editori, tra i quali ci sono DeriveApprodi, Agenzia X, Mimesis, Voland, Cronopio, Nottetempo e Stampa Alternativa. Sabato 28 marzo alle 10,30 in un incontro al Book Pride di Milano presenterà una nuova proposta di legge sul libro in Italia. La proposta raccoglie un lungo lavoro iniziato con la stesura del manifesto Odei nel 2012 e proseguito nel 2013 quando l’assemblea della rete ne ha fissato i principi generali. «Vogliamo andare oltre la legge Levi sugli sconti dei libri ispirandoci alla legge francese – afferma Gino Iacobelli, editore e presidente di Odei –paese dove è stato fissato un tetto generale degli sconti sui libri al 5% e sono previste una serie di deroghe, la più importante delle quali è la possibilità di praticare sconti in alcuni periodi dell’anno, per marchi editoriali, e non per collana editoriale, come in Italia».
Quali benefici avrebbe una nuova legge sul libro?
Quello di regolamentare un mercato dove oggi si praticano sconti selvaggi. In realtà la legge Levi prevede una serie di deroghe peggiorative di una situazione a cui voleva rimediare. Solo le grandi concentrazioni editoriali, proprietarie di librerie, possono permettersi di fare sconti altissimi. In questo modo si uccidono gli editori e le librerie indipendenti.
Quali sono gli altri punti previsti nella bozza?
Prevediamo una detrazione fiscale per l’acquisto di libri da regolamentare in relazione alle situazioni familiari. Vogliamo certificare la qualità delle librerie per determinare per queste una serie di agevolazioni. Ad esempio, il 90% del ricavato di una libreria certificata di qualità dovrebbe arrivare dalla vendita dei libri. Oggi in Italia non esiste una regola a differenza di altri paesi europei. Prevediamo facilitazioni per loro, come l’accesso al credito o affitti agevolati. Questo può favorire l’apertura di una libreria in zone come Tor Bella Monaca a Roma, ad esempio. Per gli editori prevediamo agevolazioni anche per l’acquisto della carta.
Negli anni della crisi i consumi culturali sono crollati. In che modo si può provare a incentivare l’acquisto dei libri?
Prevediamo un rafforzamento del fondo di dotazione del sistema pubblico delle biblioteche e un’incentivazione per creare biblioteche scolastiche dove non ci sono. Sono misure essenziali per creare un sistema che faciliti la lettura fin dalle scuole.
L’annunciata fusione tra Rcs e Mondadori mette a rischio 4 mila piccoli editori e 12 mila posti di lavoro. Condivide l’allarme lanciato dalla Cna?
Rcs-Mondadori occuperebbe il 40% della produzione libraria. In più questi gruppi sono proprietari di case di distribuzione e di librerie. Senza contare che è già avvenuta l’unione tra i più grandi soggetti della distribuzione editoriale in Italia: Pde e Messaggerie. È inevitabile essere preoccupati davanti a questa situazione.
Per i piccoli editori la distribuzione dei libri e la loro permanenza in libreria rappresenta un vero problema. Come si garantisce un pluralismo editoriale in queste condizioni?
Stabilendo un rapporto tra superficie espositiva e numero dei marchi presenti. Evitando lo scandalo delle vetrine a pagamento. Una regolamentazione migliore dell’esposizione di un libro può essere la garanzia che la sua vita media sia superiore ai 10-15 giorni attuali dopo i quali un libro scade come uno yogurt e viene cancellato.
Amazon per voi è una risorsa o vi penalizzerà?
Amazon pone innanzitutto un problema etico per motivazioni fiscali. Inoltre è un polo di concentrazione come Mondadori. Come editore devo dire che è il nostro primo punto di vendita. Questo però non significa che sia una risorsa perché ha la tendenza a fagocitare tutto. Non è un caso che già oggi si inizia ad affacciare sul mercato editoriale anche come distributore ed editore.