Non si vedono, ma neanche si stimano. Anzi, non fanno che insultarsi. Solo sulle macerie morali di uno può dichiararsi vincitore l’altro. Ogni frase cattiva (dalla denigrazione fisica a quella che tocca le capacità cognitive fino al tentativo di disintegrare il «compagno» con parole tremende) viene inesorabilmente accompagnata da pietre lanciate con violenza. Rocce che ad ogni tiro diventano più grandi: non passa molto tempo che la montagna – l’unica casa dei due esseri litigiosi – viene smontata. Non rimane niente.

Eccoli, allora, i Due mostri di David McKee: gli stessi avversari che vivono uno sul lato orientale e l’altro su quello occidentale, separati da enormi massi, ora sono costretti a guardarsi in faccia. L’aggressività, quasi per magia, scompare. Non c’è più la montagna che li riparava – l’hanno buttata giù con la loro rabbia. Formava un ostacolo naturale e li rendeva diffidenti e ostili. Finalmente, scoprendosi, fanno amicizia. Sono state fino a quel momento due creature solitarie per necessità, che in realtà covano un esacerbato bisogno dell’altro, qualcuno che sia diverso da sé eppure uguale, anche solo per esistere come contrappunto negativo.

La casa editrice Lapis riporta sugli scaffali delle librerie Due mostri (pp. 32, euro 12,50), la favola sull’intolleranza e la paura raccontata con tutta l’ironia che da sempre ci dispensa l’autore e illustratore inglese David McKee (la scrisse nel 1985). Per chi non avesse ancora scoperto questo scrittore (classe 1935, nato in Devonshire, vive nel sud della Francia) e fosse fresco di genitorialità, consigliamo un attacco bulimico di letture, una immersione nei personaggi di McKee che possa comprendere non soltanto i monsters votati al conflitto per partito preso, ma anche l’intera saga dedicata all’elefantino Elmer (così variopinto da soffrire per la sua diversità, salvo poi rendersi conto della risorsa che rappresenta per tutta la comunità della giungla: è lui l’allegria e il diversivo in un branco altrimenti noioso e terribilmente, pachidermicamente grigio). O, ancora, la conoscenza diretta, sulle pagine – è diventato anche un cartoon e una serie tv di successo – di King Rollo, reuccio alle prime armi e per questo in grado di stupirsi di fronte alla natura e al fascino delle sue stagioni.

Pittore agli esordi dei suoi studi, McKee ha sempre detto di aver amato moltissimo gli anni Sessanta e nei suoi disegni non si è mai persa traccia della creatività di quegli anni. In più, l’autore inglese ha guardato con insistenza all’arte, finendo per assumere, in forma di collage, «l’umorismo di Picasso e quello di Dubuffet», ma anche i colori selvaggi dei Fauves, fino alle linee invisibili di Klee. Insomma, un vero rapsodo visivo, con la penna e la leggerezza giusta. «Non volevo diventare ricco con i miei libri. Per me, sono un modo di vivere, io a farli mi sono sempre divertito».