Una massa critica, calcolabile fra le 20 e le 30mila persone, è pronta a rispondere all’appello delle tute blu Gkn “E insorgemmo a riveder le stelle”, con una pacifica invasione della città. La straordinaria mobilitazione operaia in questi due mesi e mezzo è riuscita a conquistare visibilità nazionale, diventando quella “vertenza simbolo” che Rsu e Collettivo di fabbrica hanno assunto fin dal 9 luglio scorso fra i primi obiettivi da raggiungere.

Legandosi alle altre esperienze di lotta e di resistenza di migliaia di lavoratrici e lavoratori che si trovano nella stessa, drammatica situazione. Quella di fabbriche che chiudono di punto in bianco delocalizzando le produzioni, dalla Whirlpool alla Riello e alla Timken solo per guardare agli esempi più eclatanti. Rubando, letteralmente, il lavoro “a chi – come osserva Maurizio Landini in ogni intervento pubblico – per vivere deve lavorare”.

“Non venite in piazza per i nostri problemi di lavoro – chiede il Collettivo di fabbrica alla vigilia della manifestazione autorganizzata dalle stesse tute blu – venite in piazza con i vostri problemi. E che la nostra vertenza apra la via a un fiume in piena di rivendicazioni”. Uno scenario che inizia a preoccupare anche chi, come il ministro leghista Giancarlo Giorgetti, è stato fino ad oggi un convitato di pietra. Al pari dello stesso Mario Draghi che l’esecutivo lo guida.

“II governo sta assistendo alla chiusura di varie aziende, troppe – tirano le somme al presidio permanente nello stabilimento di assi e semiassi per auto – e in sostanza non sta facendo nulla per evitare l’emorragia. E’ tutto uno scaribarile. Allora noi puntiamo il dito contro le istituzioni nazionali, che si dichiarano impotenti. Ma l’impotenza con il tempo diventa complicità”. Mentre Dalida Angelini, che guida la Cgil Toscana oggi in corteo, chiama a una risposta generalizzata di lavoratrici e lavoratori, studenti e pensionati: “Riprendiamoci le piazze, unificando le crisi in una vertenza generale per il lavoro”.

Interminabile la lista delle adesioni alla manifestazione. Da tutte le forze politiche e di movimento alla sinistra del Pd, da Rifondazione e Potere al popolo da anni vicini alla realtà della fabbrica di Campi Bisenzio, a Sinistra italiana e allo stesso partito dem toscano, fino all’Anpi e all’Arci, una saldatura che porterà gli attivisti di Firenze città aperta ad esporre uno striscione dalla fortissima carica simbolica. Quello blu con scritta gialla `Firenze città aperta ripudia la guerra´che, il 9 novembre 2002, aprì in piazza Santa Croce la memorabile quattro giorni del primo Social Forum Europeo.

foto di Aleandro Biagianti

 

Come nel gigantesco corteo finale di allora, anche questa volta la manifestazione odierna attraverserà una parte dei viali del Poggi. Dalla partenza alle 15 dalla Fortezza da Basso si andrà verso le piazze Indipendenza, San Marco e Santissima Annunziata, per poi entrare sui viali dopo piazza d’Azeglio, raggiungere l’Arno, attraversandolo, per dirigersi infine al piazzale Michelangelo.

“La Fortezza – spiegano gli organizzatori ai manifestanti che arriveranno da fuori Firenze – è raggiungibile a piedi dalla stazione centrale di Santa Maria Novella, e con la tramvia, quindi è consigliato usare i parcheggi scambiatori alla periferia della città”.

“Chi viene in pullman – spiegano ulteriormente – ci contatti direttamente alla pagina fb del Collettivo o di ‘Insorgiamo con i lavoratori Gkn’, per consigli su dove tornare a farsi a prendere. La stazione per riprendere i mezzi è raggiungibile a piedi in 20-30 minuti. Portate come sempre voce, brividi, determinazione. Finita la voce, battete le mani, e se fanno male le mani, battete i piedi. Portate strumenti, fumogeni. Portate le vostre debolezze e paure, e allora saremo invincibili”.

E se il ministro Giorgetti, pressato dai media dopo tanti silenzi inframmezzati da rare uscite sempre infelici, auspica per l’incontro di lunedì al Mise con azienda, sindacati e istituzioni “una conclusione positiva, però la cosa è complicata”, gli operai replicano: “Gkn non è un caso isolato, è l’ultima tappa di una serie di chiusure, ristrutturazioni, licenziamenti. E se non li fermiamo, sarà l’ulteriore tappa di ulteriori licenziamenti”.