La marcia della pace, al tempo del Covid-19, si ferma. Si fa statica, tutte e tutti in piedi a formare una catena umana che unisca simbolicamente la partenza e l’arrivo della marcia tradizionale, Perugia (la città di Aldo Capitini) e Assisi (la città di San Francesco).

È stata questa la scelta, obbligata dalla pandemia, degli organizzatori dell’evento biennale che dal 1961 è ancora chiamato a ribadire l’ovvio, basta guerre, basta soprusi e ingiustizie, basta oppressi e oppressori. Nonostante il Covid, la marcia si farà.

Non sono mancate le polemiche, giunte da più parti alla Tavola della Pace, accusata anche di negazionismo – lo racconta il “patron” Flavio Lotti – perché smuovere tanta gente e concentrarla in 25 chilometri di cammino non è (letteralmente) una passeggiata.

Per questo la marcia è cambiata, si è spalmata su tre giorni (da venerdì si susseguono su perugiassisi.org gli incontri su armi, Palestina, migrazioni, Africa, cooperazione internazionale, stampa) e ha limitato gli spazi.

Lo ha spiegato ieri in conferenza stampa Lotti: «Staremo fermi perché vogliamo smuovere le coscienze, perché abbiamo bisogno di vincere la paura e di reagire con senso di responsabilità». Ovvero seguendo le direttive del governo e degli enti locali sulle misure anti-contagio: «Stando fermi e distanziati di almeno due metri e indossando la mascherina».

Una persona ogni due metri, in mano un filo (portato da casa) con cui unirsi alla persona successiva. Non per 25 chilometri ma per massimo sei, ci dicono dalla Tavola della Pace, perché al momento si sono registrate circa 2.500 persone e non le 12.500 che sarebbero state necessarie a coprire l’intero tragitto.

Meglio così, viene da dire, anche se è stata coltivata la speranza, si legge nel sito, di non far «mancare un solo metro» tra le due città-simbolo: la gestione di un simile flusso di persone in tempo di Covid-19 sarebbe stato problematico e l’importante è il messaggio inviato all’esterno, mostrarsi presenti e attivi, al di là dei numeri.

La marcia, ci tiene a precisare Lotti, «è statica e consentita dalla legge» e ribadirà il sostegno «alle misure anti-Covid». Nessuna violazione, anche perché l’attesa ordinanza della giunta leghista della Regione Umbria che limita il numero di partecipanti a eventi pubblici è arrivata proprio ieri ma è valida a partire da lunedì 12 ottobre.

Saranno due i tronconi della marcia, a Perugia dalla tradizionale partenza di Porta S. Girolamo per circa 1,5 km e poi da Santa Maria degli Angeli alla Basilica di San Francesco ad Assisi. Dove, aggiunge Lotti, «il filo si trasformerà in tessuto». Sullo sfondo sta l’ultima enciclica di papa Francesco, «Fratelli tutti» (sarà distribuita a ogni partecipante), tra i protagonisti di questa marcia come spinta a una lotta globale per un’altra economia umanizzante e fraterna.

Ampia la partecipazione della società civile italiana, dalle scuole agli enti locali, passando per associazioni ambientaliste dai Fridays for Future al Comitato italiano per l’Acqua, organizzazioni che si prendono cura dell’altro (il motto della marcia lo dice già: Time to peace, time to care) da Avis ad Aido, Banca Etica, Articolo 21, Fnsi, Chiamo l’Africa e Migrantes che si occuperanno della mostra fotografica che si svolgerà ad Assisi. Con un messaggio comune: usare i soldi pubblici per la salute, l’educazione, l’ambiente e non più per armi ed eserciti.

Chi vorrà partecipare a distanza potrà farlo grazie alle tante dirette garantite dalla Tavola della Pace: dalle 11 sulla radio e la tv web della Perugiassisi, ma anche su UmbriaRadio, Rai Radio1 e Rai3.