Mercoledi’ prossimo Charlie Hebdo uscirà con una tiratura di 1 milione di copie, un’edizione di “resistenza” di 8 pagine (invece delle 16 abituali, tirate a 30mila copie). Un “numero di sopravvissuti”, secondo l’avvocato del settimanale, Richard Malka, una sfida al tragico destino di buona parte della redazione, massacrata mercoledi’ mattina. La pubblicazione sarà resa possibile dalla collaborazione di molti media francesi, da Le Monde a Radio France e Libération (che offre la sede), che sono subito venuti in aiuto al giornale che ha perso tutto nell’attentato.

La Francia resta sotto choc. Ieri, giornata di lutto nazionale, alle ore 12 il paese si è fermato: trasporti, scuole, pubblici uffici, tutti hanno rispettato un minuto di silenzio. Notre Dame ha suonato la campana a morto, un omaggio che, se esistesse una vita dopo la morte, farebbe sorridere i vignettisti assassinati di Charlie Hebdo, atei e irreverenti. Molte persone hanno reso omaggio a Charlie Hebdo, sotto la sede del settimanale.

La marcia per la democrazia e in difesa delle libertà, prevista in un primo tempo per sabato, è stata spostata a domenica, per ragioni di organizzazione. Hollande, che ha lanciato un appello all’unità nazionale, ha ricevuto e riceverà i leader dei vari partiti: ieri, Nicolas Sarkozy si è recato all’Eliseo. “Ho accettato l’invito di François Hollande di mostrare un clima di unità nazionale” ha commentato l’ex presidente, che alla fine ha invitato l’Ump a partecipare alla marcia. Hollande ieri ha telefonato agli ex presidenti Chirac e Giscard d’Estaing. Oggi riceve il centrista François Bayrou, Jean-Luc Mélenchon del Front de gauche e Marine Le Pen. I Verdi saranno presenti. L’estrema destra parteciperà alla marcia di domenica? La cosa crea problemi. Nel Ps, c’è chi è contrario e non vuole una manifestazione con la presenza di elementi che potrebbero esprimere rumorosamente la loro ostilità alla presenza dei musulmani. Marine Le Pen è ambigua. In serata, ha condannato l’unione nazionale proposta da Hollande, definita “una manovra politicistica patetica”. Qualche ora prima aveva parlato dei “nostri compatrioti musulmani legati alla nostra nazione e ai nostri valori”, da distinguere ai violenti. Ma per Le Pen bisogna “nominare le cose, liberare la parola”, per condannare chiaramente un “attentato odioso” commesso “in nome dell’islam radicale”, un’ “ideologia assassina che fa migliaia di vittime nel mondo”. Nel Fronte nazionale c’è chi approfitta della situazione, per chiedere misure restrittive sull’immigrazione. Ancora più a destra, dei gruppi islamofobi stanno pensando di copiare in Francia le manifestazioni della tedesca Pegida (Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’occidente).

Problema anche tra i musulmani. Molte personalità hanno lanciato appelli per la partecipazione, in massa, dei credenti alla marcia di domenica. Il Consiglio nazionale del culto musulmano ha invitato alla partecipazione alla marcia. Alcune voci all’interno della comunità musulmana e molte al di fuori si sono levate per chiedere all’islam di Francia di prendere più chiaramente posizione, riprendendo per esempio la campagna britannica “not in my name”.

Ma per il momento non è stata presa nessuna decisione chiara. C’è in ballo l’ipotesi di un’iniziativa comune di tutte le religioni (islam, cattolici, protestanti, ebrei, buddisti) contro le derive terroristiche. I dirigenti religiosi, come i politici del resto, temono che le reazioni delle prime ore, di unità e di sfida al ricatto della paura, nei prossimi giorni decadano in una divisione del paese, in un acuirsi della guerra civile larvata fomentata dall’estrema destra.

Anche dopo il massacro perpetrato da Mohamed Merah a Tolosa nel 2012, in piena campagna presidenziale, c’era stato un momento di unità nazionale, molto breve pero’, subito seguito dalla ripresa degli scontri politici. Già le prime tensioni sono venute alla luce ieri. L’Ump accusa il governo di “debolezza” e “ingenuità”, per non aver preso misure adeguate contro i rischi di terrorismo. Il primo ministro, Manuel Valls, si è difeso di essere stato lassista: i due presunti responsabili “erano seguiti” ha precisato Valls, e “nessuna pista è stata trascurata”. Ma “il rischio zero non esiste”. Per Valls, “la sola risposta è la mobilitazione, è questo grido che è un grido per la libertà”.

Ieri, a Parigi c’è stata una nuova manifestazione in place de la République e alle ore 20 le luci della Tour Eiffel si sono spente, in segno di lutto.