Cielo blu sulla torre del castello che dall’alto del Suquet, la vecchia Cannes, guarda fiera il mare. Le tende b

È stata l’edizione delle elezioni europee, in molti casi e non soltanto in Italia, una prova anche di politica interna, che hanno svuotato prima del tempo la Croisette anticipando la premiazione. «Perché si deve votare» titolava ieri a tutta pagina il quotidiano Liberation dando voce alla paura più profonda dei francesi; se da noi si teme Grillo e il suo urlo pentastellare, qui lo spettro brutto è quello dell’Fn specie dopo la sua affermazione alle recenti amministrative. È stata poi l’edizione in cui si è parlato con angoscia nuova di crisi del cinema in Francia – calo degli spettatori, e la fatica soprattutto per il cinema indipendente di produrre i propri film. Almeno però quasi tutti i titoli presentati nelle diverse sezioni del festival avranno una distribuzione in sala, cosa che da noi è impossibile persino per i Festival grandi come la Mostra del cinema di Venezia.

Abbiamo provato a tracciare la nostra mappa (alle stelle) di Cannes 2014, tra i suoi due punti cardinali estremi, Ferrara e JL Godard. Meravigliosi «outsider» del futuro.

 

L’EUROPA IN CRISI

Il cinema mondiale cerca un’immagine per il presente. Come confrontarsi con la realtà? L’Adieu au langage di JLG e il suo episodio ne I ponti di Sarajevo: arte e eccezione. L’Europa dello spread, del lavoro precario, e della fine della solidarietà tra i lavoratori disposti a tutto pur di mantenere il posto è quella piatta e anonima in cui si muovono i Dardenne in Deux jours, une nuit. È la Grecia attraversata da razzismo, omofobia e scheletri delle architetture di alberghi e negozi in abbandono di Xenia di Panos Koutras. Ed è il sogno origine di guerre, vedi l’Ucraina di cui racconta i primi mesi di rivolta Sergei Lonitsa in Maidan. È la Spagna devastata di La bella gioventù di Rosales, ventenni no future, lavoretti, frustrazione; la vita scandita dal conto degli euro. È nei gialli e blu squillanti che illuminano i paesaggi romantici d’Olanda e Inghilterra in Mr. Turner di Mike Leigh. E nei ricordi di cinema e dell’Inghilterra dei Fifties, al momento dell’incoronazione di Elisabetta, rivissuti da John Boorman a cavallo tra Richard Lester e Michael Powell (Queen and the Country).

Cani

La Palma d’oro va a Roxy Mieville, «Notre Roxy music», protagonista e ispirazione di Adieu au langage, l’unico essere che ti ama più di se stesso, rivoluzionario nudo di fronte agli esseri umani vestiti, qui invece denudati anche loro. Caos canino nelle strade di Budapest in White Dog dell’ungherese Mondruczo, vincitore del Certain regard. Il cane Moujik, fedele compagno di Yves Saint Laurent (Bonello) muore per overdose, l’artista ne cerca una copia impossibile tra migliaia di esemplari.

Bestiario

Natura/Metafora la presenza del mondo animale? Su tutte le api di Le Meraviglie di Alice Rohrwacher, che la giovane protagonista sa far uscire dalla sua bocca come in quadro surrealista. L’immagine di una capra sgozzata apre,e torna in Still Water di Naomi Kawase, mentre una mucca con dentro il cadavere della moglie del fattore viene calata dall’alto «lynchanamente» nelle prime immagini di Bruno Dumont in P”tit Quinquin. Le cellule di volpi e pulcini sono le vitime in Les Combattants di Thomas Cailley – vincitore della Quinzaine des Realisateurs. E i passerotti attraversano Bird people di Pascale Ferran. La carcassa, imponente, di una balena in Leviathan evoca il mostro marino della Bibbia e, metaforicamente, la sciagura politica che pesa sul popolo russo.

 

Proletari

Bigiotteria e trucco pesante per la madre di Mommy, proletariato rock canadese nel film di Xavier Dolan. Dall’altra parte dell’Oceano la madre spogliarellista di Party girl, Europa di magliette tigrate e smalto smozzicato. Sempre chic la versione proletaria canotta&jeans di Marion Cotillard operaia per i Dardenne. Jeans slim e paillettes per le ragazzine della banlieue parigina in Bande des filles di Celine Sciamma.Irresistibili.

 

Famiglia

Un incubo disfunzionale. È sempre stata il luogo dei malesseri privilegiato ma ora sembra essere divenuta la proiezione, e insieme il laboratorio, dei conflitti del nostro tempo. Rapporti di forza crudeli e sopraffazione in Mommy di Xavier Dolan. Grida, ricatti sentimentali in Incompresa di Asia Argento.Una famiglia eccentrica, ma in fondo con le stesse «tendenze» all’imporsi sui desideri dell’individuo quando non accordati alle proprie regole è quella di Le meraviglie. Doppio gioco di famiglie in Still water tra tenerezza complice e rancori repressi.

 

Ragazzini

Sono i protagonisti del Festival, e non solo come futuro potenziale. Sembra quasi che in un mondo di adulti assenti e crudelmente maldestri siano lo schermo sui cui proiettare una possibile resistenza. Salto nel vuoto come il ragazzino «iperattivo» di Mommy o l’Incompresa di Asia Argento. Sapienza magica con cui ricostruire un mondo a propria misura di libertà per la protagonista di Le meraviglie. Il romanzo di formazione sentimentale per i due protagonisti di Still water, e la corsa dei ragazzini soli nell’Africa di Timbuktu. I due fratelli amanti che si suicidano dopo 13 estati nel film di David Cronenberg, divo bambino lui, le cicatrici delle ambizioni celebrities dei genitori lei.

 

Sesso

C’è n’è sempre meno. Il più politico è DSK, esasperazione iperrealista del potere – chi farebbe un film simile su Berlusconi?

Anni Settanta

Il punto di riferimento assoluto per il cinema di genere visto quest’anno al festival. A parte il glorioso revival di Tobe Hooper, in occasione dell’anniversario di Non aprite quella porta Chainsaw Massacre – l’immaginario e il sound di Carpenter in particolare sono l’ispirazione di Cold in July, alla Quinzaine, dell’horror It Follows, alla Semaine de le Critique e del confuso granguignolesco ma non privo di magia esordio alla regia di Ryan Gosling, Lost River.

Attrici

Prima di tutte Julianne Moore, mostruosa (anche di bravura) Norma Desmond del terzo millennio che per scongiurare il declino professionale accetta di interpretare la parte più famosa mai recitata da sua madre, e che per esorcizzare quello fisico scopa l’autista fidanzato della sua giovane assistente. Il film è Map to the stars, di Cronenberg. Gioco di specchi (con ammicco a Hollywood vista da con l’occhio della Novelle Vague) anche per Juliette Binoche, in Clouds of Silas Maria, di Olivier Assayas: lei, pluriquarantenne, rivisita il dramma che l’ha lanciata da ragazza, solo non più nella parte della giovane, ambiziosa protagonista, ma in quella della donna di mezza età. Grande interpretazione di Kristen Stewart.